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venerdì 16 aprile 2021

Sonetto - L'Oro del Sole di Sera scintilla

L'oro del Sole di sera scintilla,

dopo un meriggio dalla piova amara,

simile a tante dita fatte a spilla

sulla finestra aperta eterea e chiara.


Sento un profumo di feroce argilla,

il gusto delle foglie terse, l'ara

del cielo cilestrino.. odo la squilla

del rosario, e l'ombrel che mi ripara.


Tra veglia e sonno, allor, vado a sorridere,

lo sguardo indirizzando all'orizzonte,

buio, fino alle risaie come il mare.


Ma in cuor un cenno sento che va a stridere...

Con l'arpa in mano e con il Nulla in fronte,

m'è un'ombra... Oh Notte, dimmi di sognare!

Quadro di Hans Fredrik Gude (1825-1903), Serata estiva sul Fiordo di Kristiana, Tardo-Romanticismo paesaggistico norvegese, 1901.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XVI Aprile AD MMXXI.

Fantasia dantesca sul Sogno cortese - E io salii come Anima viva sale

I’ so che nel Paradiso mi vedi,

che i disiati attimi mi bilanci..

che ancor, o Musa, io sto chino a’ tuoi piedi.

 

I’ so che attendi un canto sugli aranci

bianchi, que’ dei tuoi occhi che mi fêr smarrita

l’alma, con questi sguardi che mi lanci.

 

Come un racconto ti cangia la Vita,

è così un Sogno che mi cangiò Amore,

quando del Sol sai che fiamma è assopita.

 

Questo è il sognar che sovvien di dentro il core,

il primo bacio ambendo da una bocca,

folle delirio e farmaco al dolore.

 

Se occhio non guarda gli occhi, un altro schiocca

profondo accento dal sospir sì lieto,

che qual carezza è in su una bionda ciocca.

 

Così fu per Ophelia e per Amleto,

per Lancellotto e Ginevra la bella,

donde d’ Amor parlò il silenzio inquieto.

 

Or dondola la Notte per la stella

di Venere. Che il Sogno mi si svegli!

corsier veloce dall’ardita sella…

 

vo’ che un cenno d’Amor in me si spegli

come spegliansi l’altre foglie a un lago,

col rider d’un volto che non si celi!

 

E sognando così intendo e divago,

finché un senso di bacio non m’assale

col dolce punger d’un tremolante ago..

 

e io salii come Anima viva sale.

Quadro di Gaetano Previati (1852-1920), Paolo e Francesca, Tardo-Romanticismo, Scapigliatura, Divisionismo italiano, 1887.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XVI Aprile AD MMXXI.

mercoledì 25 novembre 2020

Fantasia invernale in Strofe saffiche - Dipingerò

Dipingerò l’inverno con un Sogno:

due rami appesantiti dalla neve,

per terra un corvo nero, tra le nuvole

il pettirosso,

 

un’ombra tra le frasche solitarie,

la belletta dei campi che si annebbia…

la Notte eterna, la mattina assente,

il giorno buio…

 

la Rusalka che danza le sue ridde

a girotondo, le Silfidi strette

nel vento, i Satiri urlanti l’osceno,

là… oltre una maschera

 

di nebbia, un volto mai visto, uno sguardo

mai amato… un fragile ossequio di rose,

di viore bianche. Si alza dal letargo

la Primavera.

Quadro di Ivàn Konstantinovic Ajvazovskij (1817-1900), Paesaggio d'Inverno, Romanticismo russo, 1876.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XXV Novembre AD MMXX.

domenica 22 novembre 2020

Sonetto - M’è un Sogno illuso, o Notte, e Tu lo porti

M’è un Sogno illuso, o Notte, e tu lo porti,

tra le nebbie soffiando di mistero,

come soffiano dolci i begli accordi

di Novembre. Ma a me, avvolto nel nero

 

del sonno, tu sibilando contorti

attimi, spaventosa pena e fiero

tormento slanci, donde non demordi

dal pungermi. Così passai l’altero

 

buio! E viene verso sera un’altra fiamma,

un senso di solitudine e forse

d’odio, come un incognito dolore.

 

Sognar m’è dunque intollerabil dramma.

Ma tu, Notte, il cui labbro già mi morse,

vieni melliflua e dici “Un Sogno è Amore”.

Quadro di Caspar David Friedrich (1774-1840), Immagini di un Marinaio (Aus dem Segler), Romanticismo tedesco, 1818.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXII Novembre AD MMXX.

martedì 9 giugno 2020

Tacer di Nembo amico più non sento


Tacer di nembo amico più non sento,
ma dei furenti tuoni il vagabondo
urlo. Frattanto, mi trascina il vento

a tanta terra ignota, onde un giocondo
istante si frammezza a un più crudo,
che io in cuor apprendo e nel tempo profondo.

Tale è il fulmine al buio che passa! Un nudo
Sogno lampeggia…. M’illude… m’illudo!

Edmund Blair Leighton, Tristano e Isotta, Tardo-Romanticismo inglese, Fine del Secolo XIX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì IX Giugno AD MMXX.


lunedì 27 gennaio 2020

D'Inverno le Danze notturne

V'è dell'epico morbo nelle danze belle: gli sguardi
dei Sogni che si scrutano, rimembrandosi poi

gli uni degli altri. Tace la Notte, profonda, silente,
Anima buia che ridisegna le ombre

fugaci. Nient'altro che l'inverno! Danza la Luna
bianca, con l'occhio smorto, tagliato un po' a metà;

e nel vagabondo esilio d'una via perduta nel cielo,
riporta presto questa sua danza assente

all'incantevole incubo della sola Vita. Ella gira,
danzando, intorno ai gelidi stipiti della nostra

Morte.

Alexei Kondratyevich Savrasov, Paesaggio invernale in Riva al Fiume, Tardo-Romanticismo russo, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXVIII del Mese di Gennaio AD MMXX.

martedì 21 gennaio 2020

Vorrei essere un Airone

Vorrei essere un airone, un fido amico del vento
che rallegra le buie Anime
dell'inverno: volar... volar lontano!
Oh fossi un vagabondo per le terre
e le bellette delle ripe! o un buon
agitatore di nuvole calme
e leggere! parlare al Sole e chiedere:
"Dove vai? Forse dove posso andar
anch'io?.... Qual è il tuo nuvolo preferito?....
Qual è il tuo bacio sulle mie lunghe ale?....
Posso entrare nel tuo antro misterioso,
quello in cui tutte le Notti confidi
per il riposo?".
Sarebbe bello cantar con il becco deluso e feroce
tutta l'assenza della sua risposta.

Caspar David Friedrich, Un Campo con Corvi, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XXI del Mese di Gennaio AD MMXX.

domenica 8 dicembre 2019

La Voce solitaria

Sentii una voce solitaria e illusa.
Sussurrando dicea:
"Io sono il Sogno. Io sono l'Incubo. Io 
sono un'ombra. Ora, chiàmami tu in questa
sera. Risponderò ancora una volta
desiderando nient'altro che il flebile ed
eterno tuo silenzio".
Così parlava il trasognato cuore!....
Ed è bello il tacere vagabondo
di una gioia che chiami, ma non ti ama.

Pompeo Mariani, Donne in Riva al Mare, Accademismo italiano, Inizi del Secolo XX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica VIII del Mese di Dicembre AD MMXIX.

domenica 24 novembre 2019

La Tenerezza di una Sera che fa Silenzio

Ma alla fine mi fa quasi un po' piangere
il tuo tenero silenzio, nel quale
una dolcezza io intravedo pietosa,
quando la sera cupamente viene
ad animare i pensieri. Qui, più
d'una volta, si altercano le angosce,
alle quali rispondono le spemi;
e proprio perché taci e fai siffatto
silenzio, io, dimenticando le lagrime,
vorrei abbracciarti per farti un po' di ombra
e di caldo, nel mezzo della febbre 
tua. Così mi ritornano le sere
più belle, quelle Notti ininterrotte
dove, tra le pallenti nebbie, scrivo
sul scialbo foglio dell'inverno prossimo
i miei ricordi più intimi, i segreti
sussurri delle stelle e dei miei Sogni.
Eppure non vorrei che mi destasse
un'alba pronta a ripetermi in eterno
questo silenzio che amo e che odio, o Autunno.

John Atkinson Grimshaw, Notte nebbiosa in un Viale di Città, Tardo-Romanticismo inglese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XXIV del Mese di Novembre AD MMXIX.

domenica 17 novembre 2019

I Corvi alla Finestra

Ho appena scorto passare dei corvi
nel cielo che è vicino alla mia smorta
finestra, dove affiorano i pensieri
di una giornata triste, buia... che è folle
nella sua piova leggera... potente.
Eppure un suono di gioia mi percuote
un orecchio; e non è lo sparo acuto
della caccia nei boschi. Ma è una speme
rediviva nel cuore... di irredenti
Sogni, che l'alba ora mette alla prova.
Ho immaginato che quei corvi orrendi
fossero rondini della Primavera.
So che è finito il tempo del Silenzio.

Vincent Van Gogh, Campo con Corvi, Impressionismo e Post-Impressionismo olandese, 1890

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVII del Mese di Novembre AD MMXIX.

lunedì 7 ottobre 2019

Scapigliatura MMXIX - Due Sogni

Due Sogni come due rami di quercia,
nell'immenso d'Autunno palpitando
per sempre senza foglie, e senza nome,
nella buia Notte, e ora perdutamente,
sono avvinti tra loro come il bacio
d'un amante notturno.

Due Sogni come due fior di ghirlanda,
nel vuoto buio della buia orrida bara,
per sempre si consumano bramosi
dei Desideri folli dell'umano
cuore, le rose, il sangue e la passione
della Notte che qui ama.

E canta da sotterra un verme illuso,
piange da un ramo la nottola esausta,
tra la nebbia pallente e funeraria,
piove il Destino.

François Gerard, Ossian, Neo-classicismo francese, Fine del Secolo XVIII, Inizi del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro Mia Registrata, in Dì di Lunedì VII del Mese di Ottobre AD MMXIX.

sabato 3 agosto 2019

Il Buio

C'è un triste vento nell'immenso buio,
e la sera urla dei tuoni lontani.

Ma tu, oh mio cuore, che temi la Tempesta atroce, aspetta
di rivedere le folgori sui monti, le cime schiarate,

di udire la valle mormorare un tuono errabondo,
di cogliere tra l'erba dei pascoli aprichi quell'èllera

che si intreccia sui Sogni trapassati!

Ho alle porte una stirpe d'un Autunno
che lascia poco spazio alle speranze.

Caspar David Friedrich, Un Momento in Riva al Mare, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato III del Mese di Agosto AD MMXIX.

giovedì 1 agosto 2019

Di tutto non rimane che il Verso di questa Poesia

A volte la Luna di Notte mi sembra quasi ombra
crudele, che gli spettri mi ricorda nell'attimo
del suo miserando lume, quando appena... appena nel vedovo
velame di Ecate, comparendo urla:
con la sua voce d'argento, con il freddo canto del suo
cuore, con la mia parola singhiozzata in tanti sospiri
d'attesa.... E so che questa che sovvienmi è l'ora dei Sogni,
che le recondite Furie del sonno
m'attendono invano per ferirmi all'alba che sorge,
quando - con il Sole splendido - del vespro non resta che un osso,
un misero ricordo della Notte trascorsa
distillando i miei Sogni bugiardi.

Di tutto non rimane che il verso di questa Poesia!

August Hagborg, Conversazione sulla Spiaggia, Accademia tedesca, Seconda Metà del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì I del Mese di Agosto AD MMXIX.


venerdì 5 luglio 2019

Non ho, oh Notte, nuove Parole da dirti!

Non ho, oh Notte, nuove Parole da dirti!

Se lentamente sovvieni al meriggio….
Se m’è tristezza il tuo bacio al Tramonto….
Se dei Romantici è ora… ora del Sogno….
Se interpreto i tuoi abbracci visionari….
E il Sole mi si specchia alla finestra
solitaria. Ora l’Estate di Luglio
sibila nella tua sera profonda,
e celermente così si propaga
con l’urlo dei miei lamenti. Non ho,
oh Notte, nuove parole da dirti!

Se l’incanto del sonno mi è molesto….
Se il vento mugge su di me i tuoi brividi….
Se temo la Tempesta che ritarda….
Se naufrago nell’onde d’un Oceäno….
Se tremo ai primi tuoi tuoni…. Non ho,
oh Notte, nuove parole da dirti!

Joseph Farquharson, Scene di Scozia, Tardo-Romanticismo scozzese, Seconda Metà del XIX Secolo



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì V del Mese di Luglio AD MMXIX.

martedì 7 maggio 2019

L'ANIMA DEL DESERTO

Taci tu, eremo... oh solitaria sera,
con queste dune di illusioni e pianti,
e questo torvo sguardo non sì quieto
dell'eterne sventure! Né puoi offrire
i miei Sogni più nuovi alle tue schiave
ambasce, o alle tue terre di sì buie
ragne avvolte.... Né tu puoi sempre osare
di mentirmi parole di mïele,
o baciare il mio volto assente e imbelle
sotto gli stral della tua Luna amara.

Johann Heinrich Füssli, L'Incubo, Pre-Romanticismo svizzero e inglese, 1781.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì VII del Mese di Maggio AD MMXIX.

sabato 23 giugno 2018

Idillio mediterraneo

Il màr è irato, e urla rabbioso, e grida,
invòca la Tempesta che divora
le prue d'in su' gli scogli ove sorge Ilio,
le pietre urlanti di nebbie di fuoco,
di cènere e furòr,
mare crudèl!....
Tirèsia lo diceva; e presagiva
di Nettuno la Furia svergognata...
Tirèsia maledisse... e il Fato eterno
lo decretò.
Il màr è irato,
rabbioso come un lupo,
mare fatàl.
Io... ràpsodo romàntico su' greche
terre ora immaginate e un po' ghermite
con un abbraccio,
cosa ti dico? mia onda... mia ombra, e Vita?....
Odi il Sòl dell'Estate che singhiozza
l'acque bevendo... 
odi il màr, questo màr... queste onde d'una
spiaggia, odi Odìsseo che ritorna a Ítaca,
odi nel meriggio il stormìr de' i gabbiani,
il canto delle ròndini perdute,
l'Ècate che ritarda co' il suo fàscino
di tènebra; odi, o cuòr,
gli inavverati Sogni
che insieme a' la salsèdine garèggiano
per le scogliere d'ogni àvida Notte...
garèggiano bramàndosi,
garèggiano saltando
tra il sale e il fiele di sguardi perduti...
di sguardi quai d'amanti,
di sguardi e di dolòr...
gli sguardi di un'Ondina che dall'acqua
fa mostra solo degli occhi che sussùrrano
i caldi baci
che dall'imberbe pescatòr vorrìa
sopra il suo seno...
ignudo seno
di spoglio cuore.
No! Non bere, mia Vita, questo loto,
loto d'Egitto che l'ignuda donna
ne coglie per drogàr le ciglia sue
e delle danzatrici...
oh... sacre danzatrici
del Nilo dove scòrrono le tombe
dei Re! No! non mangiàr
questo pètalo folle che si piace
a inebrïàr la mente che non pensa,
che non prega...
loto fatàl!....
Loto di Sogni!....
Infatti, il Genio dell'Estate, da Ade
precedente risorto, Dea Prosèrpina
che i mistèrici riti dell'Aprile
ancor presenzia e
fecondò di germogli e nuove nàscite,
è forse il primo Sogno,
la più cara parvenza, la qual qui
or suggerisce
che il Sole più non v'è...
che l'han rapito i voli dell'Arpie...
che non v'è mare,
né steli, né vïole, nè altri fiori...
che è sempre inverno,
che Odìsseo non ritorna a' la sua Patria,
che l'Orco trattïene la fanciulla
impäurita della Primavera...
che Atene e Sparta rovinosi rami
spogli e bruciati di fuoco e di guerra
al vento èrgono ansanti di massacri....
Alle Termòpili or trecento Sogni
pugnàrono... trecento Sogni andàrono
a Morte... negli Inferi...
i Sogni miei!....
La Vita, allora - così io canto all'arpa
a Saffo appartenuta sull'Egèo -
è un ditiràmbo... un epigràmma fùnebre
che canta urlando
su' il tèrmine d'un Sogno che soffiava
liberamente nella Notta, prima
che sovvenisse l'alba con le rosee
dita assassine
d'ogni sognato sguardo, e d'ogni senso,
oltre il quale non v'è nulla, siccome
il mare che oltre i bei lìmiti di Ercole
s'acquieta e muòr.
Odìsseo sa,
Odìsseo ben conosce:
quel loto afrodisìäco d'onìrici
àttimi da Érato avvolti e convulsi e
che ei inghiotte con il pane...
il Sogno! il Sogno!...
non può èssere varcato oltre i confini.
Infatti, per colui che non vuòl Sogni
e per colòr che vògliono avveràrli
ha preparata Iddio òrrida Tempesta....
Un'Anima che non sogna mai è un'Anima
d'Inferno!

Saffo e Faone, Jacques Louis David, Classicismo francese, Epoca napoleonica, Prima Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXIII del Mese di Giugno dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

venerdì 24 novembre 2017

Sette Sonetti romantici

Ahi, non venirmi, oh Sogno, in questa Notte

Ahi, non venirmi, oh Sogno, in questa Notte,
dove giammai interrotto il cuòr mi trema
nell'aër freddo che non mi fa dormìr!
Beffardi sòrgon i tuoi spettri a frotte;
e qual risuona a me il loro anatèma!....
La noia, l'oscuro non può che frinìr.
Ma perché... perché ti chiedo, alle grotte
delle tue fauci, la Luna che frena
te stesso, il mio occhio non può più ferìr?
Ma perché eterne guerre, eterne lotte
mi dai? Così, davvèr, vuoi tu che io gema...
colpevole buio, mi vuoi fàr soffrìr?....
Ma, alfine, o Sogno, l'Anima mia cena
con te... e brinda alla Notte... e vai a morìr.

Passò l'Estate, morì Autunno, e Inverno

Passò l'Estate, morì Autunno, e Inverno
venne. Ma tu, nell'erba, or ghiacci, o rosa,
rossa come il crepuscolo del Sol.
Sembra che il tuo Destino sia l'Eterno
su questa terra.... Al prato ei ti fa sposa,
e ti conserva de' i passeri al vòl.
Vorrei còglierti; ma so che fia scherno
alla tua Vita, onde invàn mi sclamo: Osa!...
e l'eco mia ripete il tristo assòl.
No! Iddio ti culla qui tra l'erbe, e l'ermo
del ghiaccio Ei pone tra me e te, o graziosa;
e il Fato è non fàr quel che il cuòr fàr vuol.
Ma che sarà alla Primavera? Oh rosa!
Al tornàr appassirai di altro Sol!

Io 'l credo! che il mio Fato è non amàr

Io 'l credo! che il mio Fato è non amàr,
che il cuore vive le follie del Sogno,
che un Titano m'osserva, e sen gìa
a scrutarmi dovunque. Che odo il màr
dove annega l'onirico mio sonno,
che oltre i Sogni, c'è sol la Pöesia.
Che m'è pegno con Dio soffrìr, speràr,
che due ghigni mi fa l'eterno Donno
negàndomi ciò che il mio cuòr vorrìa.
Che bestemmiando sto... che vò a pregàr,
che credo un Cièl severo; e non vergogno,
che amàr non so, e il Sogno presto va via.
Che la mia Vita men vo' a sotterràr
per troppo Amòr di cotanta alma mia.

V'è un'Ombra che di Notte vuòl, mi chiama

V'è un'ombra che di Notte vuòl, mi chiama,
nel silenzio mi mostra due pistole.
Mi chiede: Dov'è il Testimone?.... A noi!
Qual è il Demonio, la possa tua arcana
che le gesta tue muove e le parole,
che mi fa destàr dal sonno?.... Che vuoi?
Berti il mio sangue! è questa tua mattana,
strapparmi il petto pria che splenda il Sole;
ma pùr tua mano è stanca... è vèr che 'l puoi?....
L'ombra, allora, d'un po' da me allontana.
Spari per primo!... mi ordina. Son fole?
Almèn, le dico, di' i segreti tuoi,
il tuo nome!.... Son Sogno, dice. A noi!
Continua, io so colpirti ove ti duole!

Rabbrividisco all'Urlo di Tormenta

Rabbrividisco all'urlo di tormenta,
a Morte son bendato dalle brume,
la bufera mi chiama, e copre il cièl.
Mi sento come una stoppia che spenta
nel campo aspetta il Fato delle rune:
èssere arata... l'aratro è l'avèl.
Questo buio, questa Notte mi spaventa,
d'un passero io sòn come il figlio implume
solitario rimasto al nido e al gèl.
Allòr l'Inquieto contro me s'avventa,
e in bocca ho il sapòr amaro d'agrume
acerbo: a stento al labbro or suggo il fièl.
Ma di cosa m'inquieto? A quale fune
mi lega il boja fatàl, servo del Cièl?

Sei tanto giòvine, e bella e lontana (Inno all'Estate)

Sei tanto giòvine, e bella e lontana,
e bionda, Estate mia, con i tuoi fiori
scintillanti al tuo velo e ai tuoi capèi,
e con il tuo màr. Tanto fresca e sana
sei, e mi rimembro i tuoi sensi, i tuoi ardori
casti, e il Sol che ti baciava su' i nei
della tua sera, del tuo tramonto. Ala
di speme, forse, allòr mi fosti; e i cori
de' i miei Sogni cantàvan gli Imenèi
per te. Ma so che non li udivi, o cara
giòvine Estate. E or che i ricordi indori
al mio fremente cuòr e i sonni rei
di sì casto peccato - i baci - onori
il mio lamento?... onori i versi miei!

Nella Notte lamenta un Airone

Nella Notte lamenta un aïrone,
e di colpo mi desta e mi ferisce,
onde ei sembra che dica: Non dormìr!
E così tèrmina ora la canzone
sognata, e al suo lamento si svanisce
il Sogno mio. Abbi pietà, non svanìr!
Non è il suo volto, non son le sue chiome
queste che mi ridestano; e or smarrisce(si)
il mio cuòr. Oh tu, Sogno, non morìr!
Questa è adunque la mia supplica; a prone
mani a te la rivolgo, e non finisce
questa preghiera, o questo mio martìr.
Ma perché dopo tanto incanto, airone,
tu mi svegli, e così, mi fai soffrìr?



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XXIII del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.

mercoledì 15 novembre 2017

Alla Gioventù - Un Dì le Ciglia sue a cèrul Mar tanto

Un dì le ciglia sue a cèrul màr tanto
giàcquer; ed io fremente e inverecondo
e in svergognata timida quïete,
e dolèndomi muto, e disprezzàndomi
a queste allòr ne volsi il tetro guardo,
e fuggitiva spene, e contemplante
noïa, e tormentoso sentìr, e atra
sete di tanto sale; e svenne l’attimo
oh giovinezza mia! E tacque l’eterno
orizzonte, e il perenne Oceäno, e ansima
ancòr il mio ricordo a questo fiordo
per l’insistito silenzio; e quest’altra
che è la selvatica ombra di mia Vita,
con costei che da’ Sogni si procede,
più si langue. E la nebbia avvolge il mare,
e nell’Anima da or sì mi confonde
tanto oblìo che la torrida Tempesta
le vane ricordanze seppellisce,
donde l’alba mi vièn a risvegliàr
presto questo mio sonno che è annegato
in molte onde. Ma l’eterno della veglia
mi custodisce ancòr frequenti Sogni
finché non suoni per sempre l’addio
a questa mia perduta gioventù.




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Mercoledì XV del Mese di Novembre dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.

giovedì 9 giugno 2016

Il Destino nella Notte

Notte è; e la Luna tra i nembi di argento attenua
le ombre fuggèvoli e le tènebre,
e gli spettri dei miei Sogni,
e le nebbie perenni degli eterni singhiozzi
delle inattese noie, e dei tesi istanti,
quando le rose sognate svanìscono
nell’alba che risorge,
e che qui istupidito mi ritrova e contristato
nel fiòr di un Sole,
il qual voracemente e or furïòso inghiotte e divora
l’estivo fiele del vespro sognante,
ed è la fine di me sognatòr,
di un uomo che non sa vìver se non
tra i vezzi delle culle delle sue chimere,
perché il Sogno non è Vita,
perché il Sogno è Destino.
Notte è: e la Luna tra i nembi di argento attenua
le ombre fuggèvoli e le tènebre;
e non ci sono che Sogni.
Come, dunque, io potrò amàr sempre, lì,
nelle ombre delle sere e dell’assenza
di un rëàle sospìr di Vita attesa, e
eternamente èssere qui tradito
dai miei sognati istanti? No… non posso!
Ma questo è il mio Destino.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

K. Friedrich, Paesaggio romantico notturno, Romanticismo tedesco, Secolo XIX



In Dì di Giovedì IX Giugno dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI

domenica 1 maggio 2016

Il Pensiero di un Naufragio dei Sogni

E va la Notte! E né so io perché dirla
con il nome de’ i Sogni, e a che sognàr
se presto vièn quest’alba, e il sonno ha fine,
se il trasognato istante come nebbia
precocemente svanisce, e se ciò
che è Sogno non rimane con il dì,
quando la Luna tramonta nel vuoto,
e forse a sera più non vi sarà
a illuminàr le nubi
fatte di cera;
e né io conosco più qual sia la Vita:
quand’ella vesta le sete de’ i spàsimi
notturni, o i fiori di un mellifluo anèlito
di concitate speni e singhiozzata
nebbia, tra insonni pupille di un cuore
che geme eternamente,
e va… e va, e sogna;
né più io discerno se sia il Sogno un vìvere
che si alterna all’altro suo respiro, e
quale sarà l’esistenza mia in questo
regno nebbioso, ella che forse insegue
un incògnito Tempo, e che continua
un non so che di Ignoto e che io non qui
ricordo, io, Ànima spezzata ne’ il fosco
ombreggiàr di così tante orme e di àttimi
di mille Sogni infermi,
quando forse la Vita è solo fatta
di tetre crune di pungenti Sogni.
E che mai sogna il mio cuore nel vespro?
Beve l’Altrove dei monti innevati, e
va oltre le vette delle àquile ardite, e…
e poi tramonta in un suo desidèrio
d’inappagàbile e straziato Amòr,
e il vespro ei maledice,
fino a tacèr.
Ma so io che questa Notte non è quella
che i nembi oscura appèn dopo il crepùscolo,
e che quest’alba non si annunzia con
il sorgere del Sole mäèstòso,
e che questo sognàr non è un’effigie
che lungo il sonno salta,
e si ripete;
né mai saranno Sogni queste sol
visïòni di tante e tante Vite
notturne, e lì confuse, e frastagliate,
e senza un senso, laddove il patìr,
l’amàr, l’avèr non son che finti istanti
d’infinito mistero.
Così la Notte
è il nudo seno di un mìsero spìr
di indebolito vìvere; e sognàr
è un cuòr umano che anela al Sublime,
e che all’alba si ridesta su’ una cimba
che naufraga nel Nulla.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

Ivàn Aivazovskij, Una Tempesta notturna, Romanticismo russo, Secolo XIX



In Dì di Domenica I Maggio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI