Ascolta! Non sai,
tu figlio di stelle lontane,
che più che una matrigna io son
cattiva?...
Nella giuliva
terra e nella penombra
e nelle penombre arcane
e nelle ombre tue e dei tuoi passi e
nell’ombra
d’un sogno, io
son colei che, mascherata di bianco,
allumina il tuo buio
e la tua vergogna
e il tuo Dio,
e il Dio stanco,
e il Dio irrequieto del mondo piccino,
e la tua fola e la tua menzogna,
e il tuo Destino.
Io, Luna, sono una matrigna orrenda,
che tutto quel ch’è nascosto fa noto,
ed è quest’indole che t’è tragenda,
oh mio falso devoto!
Così t’alluminai più volte intorno
alla melliflua sera
mentre ghermivi le idee di un sol
giorno
di Primavera.