Ai parapetti di un ponte uno stagno
mi riflette al rovescio. Remighiamo,
dunque, tu e io, o Settembre, noi che
siamo
anime solitarie sopra le alighe
disciolte..
remighiamo tra le onde.. all’infinito;
ti chiedo: “Quante stelle brillano ora
sotto l’arcata del ponte?”.
Ma le foglie si annodano su noi,
s’intrecciano cadendo a terra. Sembrano
nidi senza più stormi e senza piume,
sembrano trecce,
come fa l’ellera ai tremuli muri,
quando si arrampica e ghermisce le alte
grondaie e le tegole.
Eppure remighiamo ancora, o Autunno,
ci trascina la mente di una vecchia
stagione che un po’ giuoca a far da
strega,
con la malia di pietre luccicanti,
sotto la via, al rovescio del sentiero;
ti chiedo: “Sono davvero le stelle
quelle che brillano ora sotto il ponte?”.
Mi desto.. osservo. La mia immagine è
ancora timidamente riflessa,
ma non sono più con te, né più navigo,
né oltrepasso al contrario il ponticello,
tu che scorri che muti e che ritorni,
io resto fermo,
mi illudo anzi di un bastone spezzato,
di un rametto nelle onde dello stagno,
del velluto appassito della tifa;
e mi chiedo: “Ma brillano le stelle
sotto il mio ponte?”.
No! Non brillano stelle! Ma mi lùceno
foglie.. foglie di Sole.. foglioline
d’oro appassito con macchie di giada
e di smeraldi, sagittabonde ombre
di piccole frecce infuocate..
tutto trascorre e va via, tutto torna,
i vecchi rami ticchettano le ore
che ci restano prima della sera..
ticchettano gli istanti di uno sguardo
maldestro sopra una ninfea che annega,
ticchettano la prosopea del vento
che mi fischia parole intraducibili
con la lingua più vecchia degli atòmi
che la compongono, ma sconosciuta…
No! Non brillano stelle! Ma formiche
nere sopra le foglie, fanno come
una regata su putride cimbe:
“Dicci chi tra noi oltrepassa per prima
il ponte” e scivolano via.. via.. e
vanno
lontano, dove non le vedo più.
Questi piccoli esserini non odiano,
non temono l’Ignoto!... Le saluto:
“Avete vinto tutte quante! Addio!”..
e le gondole gialle dalle ramora
cantano le canzoni degli addii
quasi per accompagnarmi.
No! Non brillano stelle! Sulla panca
vicina c’è uno spazio vuoto.. immenso..
un silenzio interrotto solamente
dalle arpie delle gracchie spigolanti..
un silenzio profondo.. nel mio cuore..
un silenzio venefico di pianto..
un ticchettio di attese di non so
cosa.. vorrei sembrare un airone
che sfida l’equilibrio su una zampa
e poi sciogliere il volo - sibilando -
e planare.. planare sullo stagno..
sul ponte.. sulle stelle.
Ma ora sento una pioggia intensa e
forte,
altre foglie si specchiano sull’acqua,
altri rami con me hanno riversato
nuovi tributi al barbarico Autunno,
altre piccole foglie ancor m’invitano
a remigare un po’ con loro, a chiedere
se sotto il ponte si vedano stelle
o siano solo le pietre a brillare.
Tornerete! Sì, tornerete un giorno,
a Primavera! E sarò qui, di nuovo..
sarò qui ad aspettarvi.
Ma nel frattempo sulla panca siede
un essere mellifluo.. strano.. occulto
e sembra che mi attenda..
e si riflette anch’esso sullo stagno,
con un bastone di vecchie pannocchie,
con una ciarpa di paglie e di fango:
una statua di foglie..
una statua parlante.. parla usando
pentagrammi nascosti dentro il vento,
con ut
terribili e assonanti e torvi..
la osservo ma sparisce.. non c’è niente,
non c’è nessuno.. nessuno!
appare una fanciulla, Ebe.. la guardo,
ricompare la statua. È un delirio!
L’acqua non me la riflette, non vedo,
è una malia selvaggia.
La guardo.. ancora.. la fisso.. la
osservo!
Esplode con un fruscio orripilante,
incalcolabili foglie mi investono..
sembra un incubo!...
Tutto svanisce… Mi ritrovo solo
in mezzo a una pianura umida e spoglia,
ogni cosa si è fatta incerta e bianca,
una marea di neve,
il regno dell’inverno.
Fotografia dell'Autore stesso, Autunno su Foglie di Platano, Mercoledì XXII Settembre AD MMXXI.
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