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giovedì 23 settembre 2021

Il Ponte delle Foglie riflesse

Ai parapetti di un ponte uno stagno

mi riflette al rovescio. Remighiamo,

dunque, tu e io, o Settembre, noi che siamo

anime solitarie sopra le alighe

disciolte..

remighiamo tra le onde.. all’infinito;

ti chiedo: “Quante stelle brillano ora

sotto l’arcata del ponte?”.

 

Ma le foglie si annodano su noi,

s’intrecciano cadendo a terra. Sembrano

nidi senza più stormi e senza piume,

sembrano trecce,

come fa l’ellera ai tremuli muri,

quando si arrampica e ghermisce le alte

grondaie e le tegole.

Eppure remighiamo ancora, o Autunno,

ci trascina la mente di una vecchia

stagione che un po’ giuoca a far da strega,

con la malia di pietre luccicanti,

sotto la via, al rovescio del sentiero;

ti chiedo: “Sono davvero le stelle

quelle che brillano ora sotto il ponte?”.

 

Mi desto.. osservo. La mia immagine è

ancora timidamente riflessa,

ma non sono più con te, né più navigo,

né oltrepasso al contrario il ponticello,

tu che scorri che muti e che ritorni,

io resto fermo,

mi illudo anzi di un bastone spezzato,

di un rametto nelle onde dello stagno,

del velluto appassito della tifa;

e mi chiedo: “Ma brillano le stelle

sotto il mio ponte?”.

 

No! Non brillano stelle! Ma mi lùceno

foglie.. foglie di Sole.. foglioline

d’oro appassito con macchie di giada

e di smeraldi, sagittabonde ombre

di piccole frecce infuocate..

tutto trascorre e va via, tutto torna,

i vecchi rami ticchettano le ore

che ci restano prima della sera..

ticchettano gli istanti di uno sguardo

maldestro sopra una ninfea che annega,

ticchettano la prosopea del vento

che mi fischia parole intraducibili

con la lingua più vecchia degli atòmi

che la compongono, ma sconosciuta…

 

No! Non brillano stelle! Ma formiche

nere sopra le foglie, fanno come

una regata su putride cimbe:

“Dicci chi tra noi oltrepassa per prima

il ponte” e scivolano via.. via.. e vanno

lontano, dove non le vedo più.

Questi piccoli esserini non odiano,

non temono l’Ignoto!... Le saluto:

“Avete vinto tutte quante! Addio!”..

e le gondole gialle dalle ramora

cantano le canzoni degli addii

quasi per accompagnarmi.

 

No! Non brillano stelle! Sulla panca

vicina c’è uno spazio vuoto.. immenso..

un silenzio interrotto solamente

dalle arpie delle gracchie spigolanti..

un silenzio profondo.. nel mio cuore..

un silenzio venefico di pianto..

un ticchettio di attese di non so

cosa.. vorrei sembrare un airone

che sfida l’equilibrio su una zampa

e poi sciogliere il volo - sibilando -

e planare.. planare sullo stagno..

sul ponte.. sulle stelle.

 

Ma ora sento una pioggia intensa e forte,

altre foglie si specchiano sull’acqua,

altri rami con me hanno riversato

nuovi tributi al barbarico Autunno,

altre piccole foglie ancor m’invitano

a remigare un po’ con loro, a chiedere

se sotto il ponte si vedano stelle

o siano solo le pietre a brillare.

Tornerete! Sì, tornerete un giorno,

a Primavera! E sarò qui, di nuovo..

sarò qui ad aspettarvi.

 

Ma nel frattempo sulla panca siede

un essere mellifluo.. strano.. occulto

e sembra che mi attenda..

e si riflette anch’esso sullo stagno,

con un bastone di vecchie pannocchie,

con una ciarpa di paglie e di fango:

una statua di foglie..

una statua parlante.. parla usando

pentagrammi nascosti dentro il vento,

con ut terribili e assonanti e torvi..

la osservo ma sparisce.. non c’è niente,

non c’è nessuno.. nessuno!

appare una fanciulla, Ebe.. la guardo,

ricompare la statua. È un delirio!

L’acqua non me la riflette, non vedo,

è una malia selvaggia.

La guardo.. ancora.. la fisso.. la osservo!

Esplode con un fruscio orripilante,

incalcolabili foglie mi investono..

sembra un incubo!...


Tutto svanisce… Mi ritrovo solo

in mezzo a una pianura umida e spoglia,

ogni cosa si è fatta incerta e bianca,

una marea di neve,

il regno dell’inverno.

Fotografia dell'Autore stesso, Autunno su Foglie di Platano, Mercoledì XXII Settembre AD MMXXI.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XXIII Settembre AD MMXXI.

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