E
scorre via l’Estate, come un tuono
che
rischiara le nuvole del Sole,
del
quale al suono mellifluo, nel mare
lambiscono
gli scogli i bianchi voli
dei
gabbiani, e il giuocare dei fanciulli
con
le arene accaldate o solitarie.
Ora,
che è giunta la metà di Agosto,
e
che suonano i bronzi, a Maria un po’
tintinnando,
e che più mite m’è l’aria,
del
settembrino mosto già mi viene
il
sentore, e di tante prime nebbie,
e
delle cene al buio, quando men lungo
il
meriggio mi allumina lo sguardo.
Già
cresce qualche fungo di settembre
per
le campagne che so biondeggiare
davanti
alle mie finestre e che domani,
forse,
saranno amare paglie, campo
di
battaglia per le aride cornacchie
e
gli spigolatori. Già le rogge
mi
guardan senza più acque, donde d’impeto
un
gracidar di piogge e di ranelle
il
mio cuor accompagnano alle tane.
Così
trascorre l’Estate lungo i miei occhi,
e
le ore belle di lei che infiora i prati
con
i suoi fiocchi di candidi fiori,
e
i suoi dorati giorni! Così, presto
l’Arbogna
saluterà dalle querce
il
piover delle foglie martellante;
e
quando sarà Autunno e sarà nebbia,
perfino
le stagioni copriranno
il
proprio volto in un morbo ossessivo
di
imperitura Notte e malattia!
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Ivan Konstantinovic Ajvazovskij (1817-1900), L'Addio al Mare di Pushkin, Romanticismo russo-armeno, 1877. |
Massimiliano Zaino di
Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XV Agosto AD MMXX.