Quanto
fu ambita l’assenza dei tuoni,
delle
nuvole di buio vestite,
del
pomeriggio spento dopo pranzo,
delle
canzoni dei vecchi oricalchi
dei
lampi! Adesso, ardite
posse
mi dicono urli di ombre e rabbia…
e
avanzo.. e avanzo..
nel
Temporale della Primavera,
volo
di falchi selvaggi che piangono
grandine,
mentre la lontana sabbia
dei
campi mi è come un mare di fango
sulla
pallida cera degli Elementi.
Ora,
le foglie - al vento tintinnando -
mi
chiamano per nome. Intanto, i rami
scricchiolano
soffrenti e poi si spezzano,
resine
sanguinando di dolore..
donde
i loro richiami
mi
ricommuovono…
Ma
tu, amica säetta, dall’aspetto
invisibile
etereo - consumandoti -
nel
tuo chiarore mi annienti lo sguardo…
…
E l’orizzonte mi si chiude agli occhi,
insulsa tomba della nostra pioggia.
Quadro di Ernst Ferdinand Oehme (1797-1855), Processione nella Nebbia, Romanticismo tedesco, 1828. |
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