Penso sempre che i fiori abbiano un Fato,
che le Parche furiose a questi intessano
ragne di vita - per dispetto - odiato
di Persefòne il ventre che li genera
e che anche i rami abbiano questo
stesso
Destino e che oggi egli - ardendo - si
appresti
a raccogliere il Sole, umile e oppresso
rimasuglio d’Estate.
Penso le spighe nei campi come Anime
da Ade mietute dopo una battaglia,
corpi insepolti in pasto ai corvi neri
dalla funerea maglia
di Morte. Regna, infatti, il Dio
silenzio,
e le rane non fanno baccanali
di canto e salti per le rive vacue,
spettri autunnali;
né sorride la fine dell’Estate
a quello che ha annientato, come il Pelide
non può sorridere a Pentesilea,
dalle sue armi abbattuta,
povera Dea.
Penso sempre a Settembre come fiamme
di vecchie spiagge, Aquilea presa da
orde
fameliche del figlio della steppa,
il lupo vagabondo che urla e morde,
Attila, l’Unno.
Così, m’è dolce e amaro il suo
richiamo!
M’è sapore di vecchie nostalgie,
un Sogno per una nuova stagione!...
E gusto la libertà della foglia,
che oscilla su penombre delle vie,
quando ingiallita si stacca dal ramo.
Ma è ora il mio Autunno.
È l’ora di cospargere di sale
la terra che accoglierà le mie foglie
l’incantesimo vegliando dell’imo
sonno di Proserpina.
Dipinto di Caspar David Friedrich (1774-1840), Collina con Terra e Alberi arata nei pressi di Dresda, Romanticismo, Pre-Simbolismo tedesco, 1824 circa. Olio su Tela. Hamburger Kunsthalle, Amburgo.