Avanza ancora la nebbia, dalle plumbee viscere nata
della vecchia amara terra, le ale
dispiegando e la cieca
possa alle lontananze di porti affamati
ove, senza un mare,
le infinite ombre colpendo, mai finiti
viaggi il mio sguardo
percorrono; e come la via che tramonta
nel nulla,
che l’orizzonte somiglia, si sperde
immediata nel vacuo,
per cui l’attende un trillo di carmi
misterici e sacri
alla corona bianca della Luna buia e
ammutita,
così - soffrendo - il mio cuore dalla
stessa terra dispiega
i suoi Sogni coraggiosi.. e va.. e
vola.. e vede le nebbie,
e il tenero occhio (ei) abbraccia del
tornato inverno, il mantello
e la bavosa clamide - a lui contendendo
furioso.
Oh peplo al seno d’oro della Primavera
annodato,
del vento adamantino dalle trecce
fredde e disciolte,
così come ordina Persefòne al sordido
Inferno
di dare alla terra! Tu, nebbia,
colpisci e compiangi
la vastità che mi sta davanti. Sussurri
parole
segrete. Rispondo silenzio. Sono ora il tuo labbro.
Dipinto di John Atkinson Grimshaw (1836-1893), Sotto argentati Raggi di Luna, Tardo-Romanticismo e Realismo inglese, 1882. |