Perché, oh nebbia, devotamente inebri
il mio vïaggio dalla mia finestra
nella campagna muta, un pugno bianco
che desolato si popola di ombre?
Perché nella mattina nuova gli ebbri
tuoi occhi folgoreggiano nella festa
del borgo che si sveglia ancora stanco
come Anime perdute dalle tombe?...
Ma suona il campanile l’alemanna.
Oh Anime, andate e pregate Iddio e il
Cielo!
Qui, invece, m’è una tristezza perenne,
un sagittar di angoscia e di dolore..
un naufragio nel verno e nel suo gelo.
Opprimente orizzonte mi tortura,
infatti, e chiamo invan la Vita intera,
invano chiamo Iddio: mi dica tutto,
il vero, il falso. Mi dica quante ore,
quanti giorni.. anni.. mesi mi rimangano.
Però è il Silenzio. Tace la Natura.
Tace la schiera degli alberi in lutto.
Tace il gracchiar del corvo che
saltella,
che va sul cornicione della chiesa..
che va a Messa in mia vece, mio
vicario..
che vede ancora ogni campo e ogni
stella..
che nella presa porta il mio sudario.
Ed è là, oltre il mantel del corvo
nero,
oltre la nebbia, il filar dei cipressi,
il sogghigno finale d’ogni cosa,
irrisoria risata del Signore:
una piccola tomba senza rosa,
la Vita eterna dentro il limitar
del cimitero.
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Dipinto di Caspar David Friedrich (1774-1840), Ingresso del Cimitero (Friedhofseingang), Pre-Romanticismo, Romanticismo, Pre-Simbolismo tedesco, 1825 circa. Olio su Tela, Dimensioni 143,0x110,0 cm. Galerie Neue Meister, Dresda (Germania). |
Massimiliano
Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XVI Febbraio AD MMXXII.