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domenica 21 febbraio 2021

Elegia in Esametri barbari - Inno alla Primavera

È triste attendere.. sognar forse è d’uopo: il risveglio

di una nuvola di fiori. Lasciatemi! il verno ritira

 

le sue orde selvagge, le nebbie innalzando dai smossi

campi, simile ai fumi di pugne lontane e meschine…

 

Ma d’intorno m’è suono tuttora il silenzio degli attimi

che alla membranza scorrono delle nevi glauche e irridenti.

 

Solo dei battiti d’ale distruggono questi silenzi..

e poi, nuovamente, non sento più nulla, soltanto

 

il ricordo delle vecchie tormente… E tintinnano le ore,

e si susseguono i giorni, e lagrima d’acerbo dolore

 

il mio occhio. Pur non risveglia dagli Inferi il mistico patto

di Cerere la vergine fanciulla rapita dall’Orco,

 

la qual inorridisce pallendo al sentirsi di nuovo

gli artigli del bruto ghermirle la giovine pelle

 

sui fianchi bramati. - E io so che l’Inferno è più dolce

d’una fiamma di ghiaccio che brucia la mano ai suoi tocchi

 

e che dal talamo di Ade, l’imeneo sprezzando, la Dea

attende che la terra sia baciata da iri di Sole.

 

Frattanto m’è orrendo e triste l’inverno che rugge a Febbraio..

e, nell’attesa ansiosa della mia Primavera amata,

 

continuo a sognare. Sogno: sul pelago - sacro alla Ninfa -

conto i petali secchi dei fiori raccolti nell’attimo

 

in cui svelse il rapimento l’oscuro signore dell’Ade.

Vorrei intrecciare, dunque, la ghirlanda al peplo sepolto

 

della Dea. Vorrei chiamare, risvegliare il suo sguardo insonne,

e dire al primo fiore che mi dà gentile: “Sei mio!”.

 

Ma sarebbe un bellissimo fiore che dalle ombre è salito

dal regno più buio. La Vita è un rigurgito di Morte.

Quadro di Gabriel Charles Dante Rossetti (1828-1882), Proserpina, Scuola dei Preraffaelliti, Tardo-Romanticismo inglese, 1874.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXI Febbraio AD MMXXI.

giovedì 18 febbraio 2021

Elegia in Esametri barbari alle Nebbie di Febbraio

Avanza ancora la nebbia, dalle plumbee viscere nata

della vecchia amara terra, le ale dispiegando e la cieca

 

possa alle lontananze di porti affamati ove, senza un mare,

le infinite ombre colpendo, mai finiti viaggi il mio sguardo

 

percorrono; e come la via che tramonta nel nulla,

che l’orizzonte somiglia, si sperde immediata nel vacuo,

 

per cui l’attende un trillo di carmi misterici e sacri

alla corona bianca della Luna buia e ammutita,

 

così - soffrendo - il mio cuore dalla stessa terra dispiega

i suoi Sogni coraggiosi.. e va.. e vola.. e vede le nebbie,

 

e il tenero occhio (ei) abbraccia del tornato inverno, il mantello

e la bavosa clamide - a lui contendendo furioso.

 

Oh peplo al seno d’oro della Primavera annodato,

del vento adamantino dalle trecce fredde e disciolte,

 

così come ordina Persefòne al sordido Inferno

di dare alla terra! Tu, nebbia, colpisci e compiangi

 

la vastità che mi sta davanti. Sussurri parole

segrete. Rispondo silenzio. Sono ora il tuo labbro.

Dipinto di John Atkinson Grimshaw (1836-1893), Sotto argentati Raggi di Luna, Tardo-Romanticismo e Realismo inglese, 1882.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XVIII Febbraio AD MMXXI.