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venerdì 19 novembre 2021

Esametri barbari di un Giorno di Nebbia

Così entrai nel regno delle nebbie profonde e vaghe,

con i tetti nascosti, le tegole bianche e i muri

 

mascherati, il campanile lontano dentro questo Oceano,

e con la mia campagna perduta nel grido di un corvo.

 

A che suonava l’ora di pranzo, il ciel di mezzogiorno?...

Fu una chimera per stolti nel cuor di Novembre, d’Autunno!...

 

Ora, i miei occhi si inumidiscono quasi di pianto e vedono ombre

sull’ellera arrampicante, sui rami dei pioppi gelati,

 

come un formicolar di piccole piove leggere,

e tutto in me s’abbuia dentro una sera eterna e cupa.

Dipinto attribuito a Jean-Paul Laurens (1838-1921), Re carolingio da Fanciullo (Enfant Roi carolingien), Tardo-Romanticismo, Accademismo storico francese, Fine del Secolo XIX. Olio su Tela, 130x99 cm. Barry Friedman, New York o The Adriana Williams Collection.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XIX Novembre AD MMXXI.

giovedì 18 novembre 2021

Esametri barbari di Silenzio poetico

Si sente di sera una canzone molte triste,

ripetuti spazi muti.. silenzio tremendo che parla..

 

e l’interminabile ombra della nebbia glauca si espande,

donde mi vedo come uno di quei rami spogli e tremanti,

 

con il legno che scricchiola quasi in stille di piova fredda,

con a terra i miei capelli, le foglie appassite che muoiono

 

e che implorano un po’ di vento per fare un ultimo vïaggio

verso lontani campi di battaglia dov’è la pace.

 

E gli äedi non hanno più forza per far trillar le arpe,

son tutti costretti d’Endimione nel fatal sonno,

 

perché malati d’Amore per la Luna che mai li ascolta,

la loro rassegnata vergogna assaporando e il buio,

 

né Ade stesso ha piacere d’un loro giambo - fatto male -

proprio per dare all’Erebo d’essere tremendo la fama,

 

né la melanconica ombra d’Achille vuol che si rimembri

con il canto la sua guerra. Pensa a Pentesilèa. Dov’è?...

 

“Voi rapsòdi avete fatto del mio Amore uno scempio osceno”

e il grande predatore così piange in questo silenzio.

 

È così, oh eroe! È Così! La Pöesia non salva più

dai patemi delle Anime proibite dentro la terra orba,

 

non sfida gli orizzonti del mar popolato dai Mostri,

non sa più sciogliere un cantico che sia un epitalamio a Dee,

 

e si nasconde impetuosa mentre Erato sembra chiamarla

per farsi pettinare i capelli sul peplo del seno;

 

ma ora con me nel regno della dormiente Persefòne

infiniti silenzi schiude e nel cuor la morte eterna.

Dipinto murale di Gustav Klimt (1862-1918), La Fanciulla di Tanagra (Mädchen von Tanagra), Art Nouvea, Simbolismo, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Post-Impressionismo austriaco, Secessione Viennese, 1890-91. Pittura su Muro, Dimensioni ignote. Kunsthistorisches Museum, Vienna (Austria).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XVIII Novembre AD MMXXI.

domenica 21 febbraio 2021

Elegia in Esametri barbari - Inno alla Primavera

È triste attendere.. sognar forse è d’uopo: il risveglio

di una nuvola di fiori. Lasciatemi! il verno ritira

 

le sue orde selvagge, le nebbie innalzando dai smossi

campi, simile ai fumi di pugne lontane e meschine…

 

Ma d’intorno m’è suono tuttora il silenzio degli attimi

che alla membranza scorrono delle nevi glauche e irridenti.

 

Solo dei battiti d’ale distruggono questi silenzi..

e poi, nuovamente, non sento più nulla, soltanto

 

il ricordo delle vecchie tormente… E tintinnano le ore,

e si susseguono i giorni, e lagrima d’acerbo dolore

 

il mio occhio. Pur non risveglia dagli Inferi il mistico patto

di Cerere la vergine fanciulla rapita dall’Orco,

 

la qual inorridisce pallendo al sentirsi di nuovo

gli artigli del bruto ghermirle la giovine pelle

 

sui fianchi bramati. - E io so che l’Inferno è più dolce

d’una fiamma di ghiaccio che brucia la mano ai suoi tocchi

 

e che dal talamo di Ade, l’imeneo sprezzando, la Dea

attende che la terra sia baciata da iri di Sole.

 

Frattanto m’è orrendo e triste l’inverno che rugge a Febbraio..

e, nell’attesa ansiosa della mia Primavera amata,

 

continuo a sognare. Sogno: sul pelago - sacro alla Ninfa -

conto i petali secchi dei fiori raccolti nell’attimo

 

in cui svelse il rapimento l’oscuro signore dell’Ade.

Vorrei intrecciare, dunque, la ghirlanda al peplo sepolto

 

della Dea. Vorrei chiamare, risvegliare il suo sguardo insonne,

e dire al primo fiore che mi dà gentile: “Sei mio!”.

 

Ma sarebbe un bellissimo fiore che dalle ombre è salito

dal regno più buio. La Vita è un rigurgito di Morte.

Quadro di Gabriel Charles Dante Rossetti (1828-1882), Proserpina, Scuola dei Preraffaelliti, Tardo-Romanticismo inglese, 1874.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXI Febbraio AD MMXXI.

lunedì 1 giugno 2020

Elegia in Studio di Esametri barbari - Primo Giugno


Non son che fior di pesco quest’ombre che al Sole di Giugno,
söavi palpitando, tra le ardenti ramora auliscono,

dov’anche insiem a costoro, contendendosi ambiti lauri,
dei prati nello stadio, gli occhi gareggian dei ciliegi.

Né quest’eterno agòne potrà aver dei vinti, masnade
di fiori sconfitti, falangi di fior vincitori.

Volo non può mai essere che solitario in ciel d’una cerula
ala d’airone, quel pigolio sommesso e nascosto

che passeggiando ascolto. Né son che vicini simposi
per api i biancospini che calendimaggio ha scordato

al primo passaggio delle dame dai vestimenti
estivi. Tutto s’infiamma!.... Tutto si compiace del Sole

che tenacemente, come un Acheo armato di lancia
splendente, agitandosi sul carro di fuoco, le tenebre

disfida. Oh Giugno! Oh Estate!.... Tu le opime spoglie del verno
e della Primavera mendace dai campi di guerra

profanando ci togli. Ma l’eco rimane un po’ sordo,
né sempre allegri bronzi risuonano. Pur Ade, pago

di strage, si commuove quando a sera - dopo il silenzio -
gli ultimi tocchi si sentono che nunzian ancor (la) nuova Morte.

… E io ho imparato a contare le croci, le tombe, le lapidi
del cimitero sulle guance dei rai, sul Sol d’Estate.

John Atkinson Grimshaw, Un Paesaggio estivo con Rocce e Vallate, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì I Giugno AD MMXX.

sabato 12 ottobre 2019

Kinderszenen - All'Infanzia

Sedevamo una sera sulla solita ombra d'Agosto,
accanto al vecchio castano con i suoi bei ricci, e il suo fascino

prepotentemente alto. Ricordi?... la giostra, la strada,
la via alluminata e insonne, le chiacchiere liete, le celie....

Oh quante rimembranze! Quanta gioia si desta nel petto,
non senza due lagrimucce, lente... lente, amare, ma miele!....

Ora che sono trascorsi sì profondi Oceäni d'anni,
tutto è rimasto ricordo, sovvenuto all'ora di un Sogno:

la tua manina svelta - ora è diventata una mano
che sdegna i miei baci; mentre quelle labbra che un giorno

parlavano d'ischerzi, qui sono mutate in un cupo
silenzio che grida... che mi urla un malessere eterno.

Sophie Gengembre Anderson, The Song (La Canzone), Accademismo inglese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XII del Mese di Ottobre AD MMXIX.

Un'altra Sera

Ed è un'altra sera, ora, - che trascorre in pallide lagrime
asciutte; mentre fuori l'Autunno il destriero suo... ratto

agita sulle foglie, ricaduti sguardi di spente
querce solitarie e povere. Ma qui... io... ben più misero e pallido

di loro, la tramontata speme oblio; e nel pianto ramingo,
quasi un rantolo di un muto, le tue orme trapassano svelte,

o Ebe. Lo so che ancora, di nuovo, pe' un'altra volta, oggi
come ïeri, mi hai orbato le ruvide mani del tuo

saluto. Né so che cosa vuol dire quel quieto sorridere
che segue sempre il tuo labbro, rimasto in silenzio per ore.

Caspar David Friedrich, Una Vetta di Montagna tra la Nebbia, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XII del Mese di Ottobre AD MMXIX.

domenica 6 ottobre 2019

A un Raggio di Sole pomeridiano in una Giornata nebbiosa

E giro la campagna. Per la nebbia
è dolce riveder per un istante
una piccola fiamma vagabonda
del tuö cuore.

Ho visto che hai storto le labbra melliflue. Non so
se l'hai fatto per sdegno, - oppur per nascondermi
un bëato sorriso.

Ivan Kostantinovic Ajvazovskij, Una Tempesta, Romanticismo russo-armeno, Prima e Seconda Metà del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica VI del Mese di Ottobre AD MMXIX.

giovedì 3 ottobre 2019

Come un Airone

Come un aïrone ora la terra calpesto e il fango umido,
tra i sentieri vagolando della mia campagna, ove dorme

nel suo talamo perpetuo Persefòne, scelta compagna
dell'Ade e delle sue nebbie, già acerbi preludi per me

del funebre Autunno di Novembre, quando di sera
l'orizzonte ricopre la pallida bava di Spiriti

morti. Sì! io sono un aïrone, con la sua goffaggine eterna
nell'eloquenza di quei rametti che fanno da zampe,

e con il becco ricurvo, gli artigli scomposti sui prati
marciti... egli, gitano dell'aëre fosco e crudele,

il quale nel suo ingenuo urlo le sacre orfiche orge disfida
della Notte che sovviene vicina. Sì! io sono un aïrone;

e mi perdo nell'attimo d'un piccolo volo nel vuoto, nel-
l'immenso d'una Natura e sconvolta, e assonnata, e profonda,

nel volto funereo, vivente, spirante, e nel mare
d'un occhio che guarda e osserva la crudele infamia di questo

mio cuor che urla sognando - oltre gli infiniti suoi termini
il mistero dell'orizzonte.

Io son come un aïrone. Ma di lui mi mancano il cuore,
e questa Libertà.

Sesshû Tôyô, Un Airone e altri Oggetti naturali, Pittura tradizionale giapponese, Inizi del Secolo XVI

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì III del Mese di Ottobre AD MMXIX.

sabato 14 settembre 2019

Lo Starnuto

Ogni starnuto d'Autunno non è altro che il mio raffreddore,
quando nel soleggiato meriggio io malato mi siedo

sulle solitarie panche, sulle foglie pallide e gialle,
sui vecchi ricordi dell'Estate mia ombra che spira,

donde da lungi osservo le cime lontane, e i piccini
colli ove la vendemmia si prepara a trionfanti passi.

Ma poi! quanto son dolci, sibben sguardo triste, gli stormi
che vedo remigrar nel glaüco spazio dei nuvoli,

e rivolar lontano, verso gli ermi e le oasi d'Africa,
costoro cinguettando felici di Luglio e d'Agosto!

Eppure uno starnuto mi piega a guardare la terra,
l'ignuda brodaglia d'un fango di piova e di pianto;

e mentre il fazzoletto mi aggiusto, io qui sempre comprendo,
nel purpureo orizzonte della sera, un senso profondo

d'una angoscia irredenta dai nostalgici urli di questa
eterea melanconia.

Władysław Wankie, Un Giardino, Tardo-Romanticismo polacco, Seconda Metà del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XIV del Mese di Settembre AD MMXIX.