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venerdì 11 novembre 2022

Sonetto - Angioli e Demòni

Fanciulla, il vecchio Autunno piange foglie,

lagrime d’oro dai rami tremanti,

e piangono le vendemmie frizzanti;

Novembre geme il Sole che si scioglie.

 

Vedo te, vedo le perenni doglie

della campagna e i campi spasimanti,

e i passeri e gli stormi remiganti

alle terre africane che li accoglie.

 

Fanciulla, chiedi che sia, dunque, il Male,

questo Autunno vorace, chi mai sia io

che parlo delle foglie di nessuno.

 

Questa domanda è una nebbia autunnale,

ma la risposta è che siamo ombre e oblio,

sempre Angioli e demòni per qualcuno.

Dipinto di Stanisław Witkiewicz (1851-1915), Nebbia di Primavera (Mgla wiosenna), Romanticismo, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Realismo paesaggistico polacco, 1897. Olio su Tela, Dimensioni 60,5x76,0. Collezione presso il Museo Nazionale di Cracovia, Città di Cracovia (Polonia).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XI Novembre AD MMXXII.

domenica 9 gennaio 2022

Presagi di Primavera

E la terra è già arata e l’orizzonte

riluce di campagna e ombre castane

con quei granelli adamantini e argentei

e con l’argilla rossa come il sangue

d’una rosa che immersa nel suo sonno

mi dice “Sarà presto Primavera!”.

E, allora, io annuso questa bella terra,

terra materna, bagnata di Sole -

anche se è inverno - e già il primaverile

sovvenire m’immagino tra i campi…

Volate.. deh, volate, aironi baldi!

È giunta l’ora di far festa! È sorto

il primo fiore, conteso all’Amore,

conteso alla Natura e alla Vita! È

germogliato lo sguardo provocante

del melograno!... E il falchetto che vola

segna nel cielo le carole allegre

d’Anima che si libera da nebbie

buie!... Sorgete, oh tramonti tardivi!

Fate specchiare la mia vanità

nelle risaie al canto delle rane!...

No.. non è vero che io son per la Morte,

che sono avvezzo ormai alla nebbia fitta,

che sono pazzo come un vagabondo

che vïaggia seduto nel suo ovile.

Ma per vedere un altro maggio voglio

risorgere e fuggire dalla terra

umida di cimiteriali nevi…

E oggi ho imparato che la Primavera

è possibile al mio cuore piangente.

Voglio soltanto un po’ di Verità!

Dipinto di Georges-Antoine Rochegrosse (1859-1938), Il Cavaliere dei Fiori (Le Chevalier aux Fleurs), Accademismo, Neo-Classicismo, Tardo-Romanticismo, Simbolismo, Post-Impressionismo mitologico francese, 1894. Olio su Tela, 232x372 cm. Museo d'Orsay, Parigi (Francia).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica IX Gennaio AD MMXXII.

martedì 9 novembre 2021

Ali

Vorrei planare l’ale stanche e assenti

come l’airone della mia campagna,

sopra le ramora ignude dei pioppi,

sotto l’ambra del Sole decadente,

balzare sulla belletta indurita

per osservare quanti arano e spigolano

attendendo la nuova Primavera,

e il venir dell’Autunno e tante nebbie,

e le scie delle nuvole febbrili..

e farmi dire dalle foglie gli ultimi

disii prima di far salti per terra

dove diventano ombreggiante polvere,

sul greto di spigolose castagne.

Mi pettinerò allora le albe piume

per corteggiare una femmina umana,

l’attenderò sulle tegole rosse

simile a un anemometro di bronzo

che le suggerirà la direzione

dei suoi passi del suo cuore e dei suoi occhi;

spiccando il volo, sarò finalmente

libero di essere, libero d’amarti.

Dipinto di Georges Antoine Rochegrosse (1859-1938), La Morte della Porpora (La Mort de la Pourpre), Accademismo, Simbolismo francese, 1914. Olio su Tela, 219x298 cm. Musée d'Arts de Nantes, Nantes, Francia.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì IX Novembre AD MMXXI.

lunedì 18 ottobre 2021

La mia Terra

Sono figlio dei campi e degli stagni,

e degli aironi che volano liberi

e delle rane che ora si addormentano,

e delle foglie dei querceti scialbi,

della belletta, delle paglie bianche,

della meditabonda umida terra

dove si accresce un sagittar di funghi,

e delle rive e delle ortiche ardenti

che pungono bruciando come ghiaccio,

dei biancospini dalle bacche fulve,

delle ghiande e dei pioppi, dei muri

delle cascine, delle vie sterrate

che hanno quasi un odore intenso e asprigno

di sassi un po’ bagnati dalla piova,

e dell’Agogna sulle quali sponde

fingo intonare cantici alle Naiadi

infreddolite dall’ignuda pelle

delle prime apparenti nebbioline.

Ma il tempo scorre e viene Autunno e copre

il ciel di melanconia furibonda

questa Natura materna e virile,

e la nebbia commette alla mia terra,

e succedono gli attimi del buio,

e nella sera il mio cuor si sprofonda.

Allora apro la mia finestra e guardo,

chiamo con nomi di fola le mie ombre;

e nella lontananza delle stelle

mi mesce Ebe per l’ultima fïata

di giovinezza il mosto e dell’Amor

iridescente turbolente Vita.

Fotografia dell'Autore stesso, Pianto autunnale di una Quercia, Lunedì XVIII Ottobre AD MMXXI.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XVIII Ottobre AD MMXXI.

giovedì 22 luglio 2021

Meriggiar di Luglio

Rapite l’ellere

dal Sole in fuoco

sui vecchi muri..

e ora piovigginano

come per giuoco

siderei oscuri

ardori.

 

E i campi piegano

i girasoli,

e le cascine -

sembra che brillino,

e neri voli

di beccaccine

 

su stoppie irridono

i mietitori

del grano biondo,

come fantasimi,

e vecchi fiori

e vagabondo

 

petalo di iris…

Io vedo.. io sento

che tutto dorme

un sonno.. un incubo,

veglia e tormento

d’ombra difforme,

 

sento che gridano

gli occhi accaldati

della Natura,

le labbia che urlano

degli ermi irati

e della Luna,

 

singhiozzi di algidi

ghiacci disciolti,

come veleno,

l’immenso Oceano

dai mille volti,

morir il fieno,

 

rane che chiamano

sopra il mio stagno

delle ninfee..

chiamano.. chiamano

l’ora del bagno

virenti Dee

nelle risaie.

 

Allora è un palpito,

brucia la sabbia

del mio deserto,

l’orizzonte è arido

e, come rabbia,

sedendo avverto

la Morte.

Dipinto di Vasilij Vasil'evič Vereščagin (1842-1904), L'Apoteosi della Guerra, Realismo, Simbolismo russo, 1871. Olio su Tela. Tretyakov Gallery, Mosca.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XXII Luglio AD MMXXI.

giovedì 17 giugno 2021

La Mietitura

Risplende l’Estate e il grano

mi fa un po’ il solletico e gira

le spighe nel vento lontano..

poi ammira:

i miei passi ai fior dei suoi campi,

la mia ombra che cerca gli Elisi,

ascolta il fragore dei lampi,

lo scontro dei nuvoli irrisi,

ripete il mio nome nel Sole…

 

E come un Oceano d’oro

fa cantar le piccole viole

in coro.

 

Ma oggi queste spighe son scialbe,

mietute da falci iersera,

mi guardano meste, non albe

più hanno da vedere. Dispera

il cuor che mi batte nel pianto,

un incubo di ambra infinita,

di pallide stoppie l’infranto

riposo dell’alma ferita;

ed eran capei delle bionde

Naiadi fuggenti tra i laghi,

erano le vie vagabonde

di paglie pungenti come aghi.

Ma adesso non resta che il fango,

la morbida scura belletta,

la rana che mentre un po’ piango

si getta.

 

Mi restan le vecchie risaie,

son specchi di rami e di foglie,

ma come risate di gaie

Arpie al venir d’altrui doglie.

Intanto il naufragio è completo,

la risaia è un mar solitario:

varcato ignorando il divieto

c’è solo dei Morti il sudario,

c’è solo l’assenza di scogli,

lontane son le isole e sabbia

mi scrive i suoi gridi sui fogli…

 

.. e io non ho più labbia

per cantare i campi di grano.

Fotografia dell'Autore stesso, Ultimo Campo di Grano tra i Boschi d'Estate, Giovedì XVII Giugno AD MMXXI.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XVII Giugno AD MMXXI.

martedì 9 febbraio 2021

Sonetto - Nel tuo Mar Io Mi specchio e trovo un Suono

Nel tuo mar io mi specchio e trovo un suono

come di gocce nell’onde trafitte

che tintinnano carmi. Ora, abbandono

nel tuo scorrere i miei occhi; e le diritte

 

ramora e i vecchi tronchi e il nudo trono

delle foglie e le Silfidi discinte..

tutto... m’appare, come un dolce dono

che è inafferrabile. Eppure, proscritte

 

ombre di terre invernali e tremende,

o campagna, s’aggirano tuttora

per i tuoi campi dalla piova tersi,

 

donde un senso di febbre il cuor m’apprende..

quel cuor che tra le nebbie s’addolora,

il Re delle ombre e dei suoi Fati avversi.

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Ombre di Risaia in Inverno, Lunedì VIII Febbraio AD MMXXI
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì IX Febbraio AD MMXXI.

lunedì 1 febbraio 2021

Liriche di Campagna

I. Come una Foglia in Inverno

Son io come una foglia nel Tramonto:

a terra mi ha scagliato il verno amaro,

e i passi di ombre rapaci e funeste

mi calpestano il volto.

Dov'è la via? Dov'è la Primavera?....

Davanti a me, frattanto, crolla il Sole,

né febbraio mi lascia un po' di speme.

Sono davvero come

una foglia di boschi sconosciuti,

nell'oblio immersi del freddo infinito.

E tu, Tramonto! Non compiangi più

il mio cuore a te sacro,

ma mi chiudi nel bacio avvelenato

d'una sera febbrile e senza stelle.

E io sono sempre più come una foglia

che non vede più il cielo,

che non vede mai più la Primavera...

una foglia dell'Ade, maledetta...

una foglia che chiama la sua madre

quercia... ma invano!

II. Ave Maria in una Giornata trascorsa in Campagna

Madonna di campagna, ascolta! È il vento,

è il cuore che stormisce una preghiera,

è l'albero che ride al tuo cospetto,

è il grano libero ai piccoli corvi,

è la Natura, Madre come Te

Vergine e pura. Madonna mia bella!

Io ti ringrazio per il tuo più bianco

immacolato ventre! E ora, comprendo..

capisco il tuo sorriso di candore..

il tuo vestito sorretto dagli Angioli..

so perché cresce il fiore ai tuoi bei piedi..

perché inebria l'incenso del tuo Sole

la tua corona,

eternamente femmina e divina.

Né più voglio parlare della Morte.

Né più di tombe e di muti sepolcri.

Perché insozzare il tuo volto splendente

con i fantasmi dei teschi che non

esistono?....

Madonna di campagna, Essere etereo,

culla di Cristo e di tutta Natura,

fa' che io d'ora in poi dica di pregare

per noi, adesso, e nell'ora della nostra

Vita. Amen.

III. A un Salice

Riannoderà la nuova Primavera

queste tue trecce scomposte e soffrenti,

oh salce! Allora vedrò stormi allegri

volar tra i tuoi capelli, un dì invidiati

dalle fanciulle più leggiadre e belle

e lì, solleticando fino al pianto

il tuo sorriso, appoggerò su te

petali aulenti, dalle mani appena

raccolti della diva Persefone...

e sarà la gioia, sublime gioia, gioia

come neanche gli Dei posson conoscere,

perché sarà essa solo nostra.. invitta..

indivisa.. soltanto di chi sogna,

di chi intravede in te un volto di trecce

vagabonde sui serafici gelsi

del tuo calendimaggio.

Oh salce! Oh salce! Abbrevia questa attesa!

Dammi la Primavera!....

Dammi la Primavera!....

E io dirò ai Bardi che non servi più

da ghirlanda pel Sole che si spegne,

per la Vita che muore!

 




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì I Febbraio AD MMXXI. Fotografie dell'Autore stesso, Lunedì I Febbraio AD MMXXI, dalla Campagna presso Borgolavezzaro.

mercoledì 29 luglio 2020

Sonetto - Naufraga il Sole sui Campi e vien Sera

Naufraga il Sole sui campi e vien sera,

qui, ove le rive sembran del profondo

mar attenuati scogli e vagabondo

anfratto. Ivi le rane stanno e fiera

 

so che la serpe si nasconde, altèra

genia di Morte datrice e un immondo

Fato. Qui so che danza il girotondo -

fiorendo - Cerere e, passeggiando, Hera

 

d’Euridice contempla il viso smorto

che dice a me, ombra d’Orfeo, “Vieni all’Ade”

mentre già tuona urlando intorno il sordo

 

silenzio del Tramonto. Allor m’invade

la Notte. Il giorno mi sembra più corto.

La Luna mi odia… va oltre. In nebbie (mi) cade.

Evelyn De Morgan (1855-19199, Simbolismo inglese

 Evelyn De Morgan (1855-1919), Demetra in Lutto per Persefone, Simbolismo inglese, 1906

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì XXIX Luglio AD MMXX.