E la terra è già arata e l’orizzonte
riluce
di campagna e ombre castane
con
quei granelli adamantini e argentei
e
con l’argilla rossa come il sangue
d’una
rosa che immersa nel suo sonno
mi
dice “Sarà presto Primavera!”.
E,
allora, io annuso questa bella terra,
terra
materna, bagnata di Sole -
anche
se è inverno - e già il primaverile
sovvenire
m’immagino tra i campi…
Volate..
deh, volate, aironi baldi!
È
giunta l’ora di far festa! È sorto
il
primo fiore, conteso all’Amore,
conteso
alla Natura e alla Vita! È
germogliato
lo sguardo provocante
del
melograno!... E il falchetto che vola
segna
nel cielo le carole allegre
d’Anima
che si libera da nebbie
buie!...
Sorgete, oh tramonti tardivi!
Fate
specchiare la mia vanità
nelle
risaie al canto delle rane!...
No..
non è vero che io son per la Morte,
che
sono avvezzo ormai alla nebbia fitta,
che
sono pazzo come un vagabondo
che
vïaggia seduto nel suo ovile.
Ma
per vedere un altro maggio voglio
risorgere
e fuggire dalla terra
umida
di cimiteriali nevi…
E
oggi ho imparato che la Primavera
è
possibile al mio cuore piangente.
Voglio soltanto un po’ di Verità!
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