Nel tuo mar io mi specchio e trovo un suono
come
di gocce nell’onde trafitte
che
tintinnano carmi. Ora, abbandono
nel
tuo scorrere i miei occhi; e le diritte
ramora
e i vecchi tronchi e il nudo trono
delle
foglie e le Silfidi discinte..
tutto...
m’appare, come un dolce dono
che
è inafferrabile. Eppure, proscritte
ombre
di terre invernali e tremende,
o
campagna, s’aggirano tuttora
per
i tuoi campi dalla piova tersi,
donde
un senso di febbre il cuor m’apprende..
quel
cuor che tra le nebbie s’addolora,
il Re delle ombre e dei suoi Fati avversi.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Ombre di Risaia in Inverno, Lunedì VIII Febbraio AD MMXXI |
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