Vorrei planare l’ale stanche e assenti
come l’airone della mia campagna,
sopra le ramora ignude dei pioppi,
sotto l’ambra del Sole decadente,
balzare sulla belletta indurita
per osservare quanti arano e spigolano
attendendo la nuova Primavera,
e il venir dell’Autunno e tante nebbie,
e le scie delle nuvole febbrili..
e farmi dire dalle foglie gli ultimi
disii prima di far salti per terra
dove diventano ombreggiante polvere,
sul greto di spigolose castagne.
Mi pettinerò allora le albe piume
per corteggiare una femmina umana,
l’attenderò sulle tegole rosse
simile a un anemometro di bronzo
che le suggerirà la direzione
dei suoi passi del suo cuore e dei suoi
occhi;
spiccando il volo, sarò finalmente
libero di essere, libero d’amarti.
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