Rapite l’ellere
dal Sole in fuoco
sui vecchi muri..
e ora piovigginano
come per giuoco
siderei oscuri
ardori.
E i campi piegano
i girasoli,
e le cascine -
sembra che brillino,
e neri voli
di beccaccine
su stoppie irridono
i mietitori
del grano biondo,
come fantasimi,
e vecchi fiori
e vagabondo
petalo di iris…
Io vedo.. io sento
che tutto dorme
un sonno.. un incubo,
veglia e tormento
d’ombra difforme,
sento che gridano
gli occhi accaldati
della Natura,
le labbia che urlano
degli ermi irati
e della Luna,
singhiozzi di algidi
ghiacci disciolti,
come veleno,
l’immenso Oceano
dai mille volti,
morir il fieno,
rane che chiamano
sopra il mio stagno
delle ninfee..
chiamano.. chiamano
l’ora del bagno
virenti Dee
nelle risaie.
Allora è un palpito,
brucia la sabbia
del mio deserto,
l’orizzonte è arido
e, come rabbia,
sedendo avverto
la Morte.
Dipinto di Vasilij Vasil'evič Vereščagin (1842-1904), L'Apoteosi della Guerra, Realismo, Simbolismo russo, 1871. Olio su Tela. Tretyakov Gallery, Mosca.
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