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domenica 22 gennaio 2023

Alla Natura

Apro gli occhi. Vorrei sognare ancora,

far della veglia un’unica visione.

Raccontami la tua dolce canzone!

Se sei la sera, io voglio udirla ancora.

 

Se sei la Luna, mi canterai un canto

su uno spartito dalle note bianche

che brilla sulle ramora un po’ stanche;

se sei tu, sarai invece un dolce incanto..

 

sì, sarai un che di mistico e profano,

o d’angelico, ma terreo e infernale,

sarai qualcosa di oro e di lontano,

un gemito per la mia ombra iemale,

 

e per il Sogno stesso... Ora sei tu.

A volte torni alla mia mente astratta,

o al mio cuore tremante, o alla gioia matta

d’un anelito fugace. Sì, tu!

 

Avrò vita dalla tua stella ignuda!

poi che mi provochi incensi d’Amore…

Copriti! Vèstiti! È ignudo il tuo cuore.

Ossèrvati!... Sei come una Dea ignuda.

 

Piccola Musa!... Vieni con me al campo

alluminato dal fiore del grano,

per guardare insieme nel cielo il lampo

del Sole. Sì, egli matura quel grano.

 

Matura le cornacchie nere e il nero

della terra già arata e della terra

smossa e dell’orizzonte che ci serra…

Com’è bello e dolce il suo sguardo nero!

 

E il tuo..! Vieni: cantiamoci parole!

Ma promettimi che rivedrò presto

la tua nuova Primavera e il tuo Sole.

No: non tramonteremo così presto!...

 

Apro gli occhi. Vorrei sognare ancora.

Ma il tempo dei Sogni, così, è finito.

Ero con te nell’Eterno. M’accora

questo mio mondo piccolo e infinito.

Illustrazione di Michail Aleksandrovič Vrubel' (1856-1910), Serafino per un Poema di Alexander Pushkin, Tardo-Romanticismo, Pre-Simbolismo, Simbolismo, Post-Impressionismo russo, 1905. Tecnica degli Acquerelli e della Matita su un Foglio, Dimensioni sconosciute. Collezione Privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXII Gennaio AD MMXXIII.

martedì 8 novembre 2022

Sonetto - Ebe. Alla Gioventù

Vorrei mirarti dolcemente spoglia,

discinta o ignuda, dolce e silenziosa

con un morbido vel sulla tua rosa

e tra i capelli un serto d’ogni foglia.

 

Vorrei vederti uscir da tanta voglia

languida, maledetta.. dolorosa

come una Dea fatal, come una sposa,

e servire del mosto a  questa soglia.

 

Vorrei guardare la tua schiena greca,

i piedi ignudi, la tua danza mossa,

il tuo sorriso impudico e sereno.

 

Ma mentre osservo il cuor dentro il tuo seno,

senso di gelo mi percuote l’ossa:

non m’hai servito, Ebe! Oh gioventù cieca!

Dipinto di Hilaire Germain Edgar Degas (1834-1917), Il Foyer della Danza al Teatro dell'Opéra (Le Foyer de la Danse à l'Opéra de la Rue Le Peletier), Realismo, Accademismo, Pre-Impressionismo, Impressionismo francese, 1871-1872. Olio su Tela, Dimensioni 32,0x46,0 cm. Collezione presso il Musée d'Orsay, Parigi (Francia).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì VIII Novembre AD MMXXII.

lunedì 31 ottobre 2022

Sonetto senza Rime - Cleopatra d’Autunno

È il tempo dei melograni soffrenti,

l’airone dice addio al suo ultimo Amore,

è il giorno in cui Ebe serve il mosto d’oro,

per l’ultima volta, la gioventù.

 

Poi, immensa desolazione regna:

le nebbie bianche dell’alba dei Morti,

le ragnatele sui campi di paglia,

gli scheletri dei platani malati.

 

È rimasto soltanto un che di santo

e maledetto per la mia campagna:

corpi erotici e femminei di querce.

 

Denudati! Svestiti delle foglie

autunnali, albero-Dea, ramo-femmina,

all’aspide del mio sguardo, oh Cleopatra!

Dipinto di Georges Jules Victor Clairin (1843-1919), Ritratto dell'Attrice Sarah Bernhardt nelle Vesti di Cleopatra, Tardo-Romanticismo, Pre-Simbolismo, Accademismo francese, 1893. Olio su Tavola, Dimensioni 234,0x140,0 cm. Collezione presso il Museo nazionale delle Belle Arti, L'Avana (Cuba).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XXXI Ottobre AD MMXXII.

lunedì 13 giugno 2022

Musa

Tu fosti solo un Sogno del mio cuore.

O un passatempo per far Pöesia.

O una scia di speranze illanguidite...

O un’ombra sei tra capriccio e dolore…

 

Piangeva l’occhio.. piangea nel mostrarti

un timido addio in un prato di Sole

e viole. Tacqui. Ricordi?... Ma allora

mi chiesi: “Fanciulla, come baciarti?”.

 

Oh Terra!... Così il Vate ti compiange

perché non sei che una piccola luce

di una truce serata con la Luna

morta. Lo senti?... Lo senti che piange

 

sopra i tuoi passi. Dove vanno?... Posso

seguirti per un attimo, un incanto,

d’accanto, per un Oceano immenso..

tu, figlia di una costola e d’un osso..

 

tu che sei ombra tra capriccio e dolore,

o una scia di speranze illanguidite,

o un passatempo per far Pöesia…

Tu, che sei solo un Sogno del mio cuore! 

Dipinto di Caspar David Friedrich (1774-1840), Le Stagioni della Vita (Die Lebensstufen), Pre-Romanticismo, Romanticismo, Classicismo, Pre-Simbolismo tedesco, 1834 circa. Olio su Tela, Dimensioni 72,5x94,0 cm. Museum der bildenden Künste, Lipsia (Germania).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XIII Giugno AD MMXXII.

sabato 14 maggio 2022

Lied ohne Musik - Domande e Palpiti

Perché mi fai palpitare di sera?

Perché mi dai il batticuore nel petto?

Perché odi non odi la mia preghiera

fatta di Sogni, perché qui ti aspetto?

 

Perché mi doni un sorriso leggiadro

mentre mi parli.. e io tremo piangendo?

Perché il tuo cuore del mio cuor è ladro

quando la Luna viene risplendendo?

 

Perché non possiamo guardare tutti

e due questo tramonto fremebondo

che vien dopo questi lumi distrutti

del Sole stanco di girare il mondo?...

 

Perché non ci sediamo a un Caffè in piazza

per scambiarci una tenera parola?

Perché il mio cuore vuol parlarti e impazza

nei singulti di un’Anima ch’è sola?...

 

Perché io sono destinato alla Morte

senza saper com’è un bacio alle labbia?...

Perché vedo le mie pupille assorte

in un mùtolo mar fatto di sabbia?

 

Perché chiedo più volte “Ci sei?” come

a un Dio geloso, forse, di te, oh Dea?...

Perché la terra mi ridà il tuo nome,

il tuo respiro l’aulente ninfea?

 

Perché presumo saper se tu sia

felice così come ora tu dici?

Perché voglio dirti almeno addio - e via -

sieno i tuoi giorni venturi felici?...

 

Ma poi perché mi tormento e m’incanto,

perché mi pongo più d’una domanda?

Perché trattengo un sorriso e un pianto,

questa dolce lagrima amara e blanda?...

 

Perché non sono fatto per l’Amore?

Perché temo arrossire e lagrimare?

Perché non so far parlar il mio cuore,

ma so soltanto dolère e sognare?

 

Perché ho päura che tu m’assassini,

disonorando il mio orgoglio sincero?...

Perché so che tu, dunque, mi destini

a svanire con te nel Nulla nero?...

 

E intanto un’altra sera passa e vola,

e sto perduto distrutto conquiso.

Ma vorrei dirti un’ultima parola:

ci rivedremo almeno in Paradiso?

Dipinto di Caspar David Friedrich (1774-1840), Un Uomo e una Donna che contemplano la Luna (Mann und Frau in Betrachtung des Mondes), Classicismo, Pre-Romanticismo, Romanticismo, Pre-Simbolismo tedesco, 1818-1824. Olio su Tela, 34,0x44,0 cm. Alte Nationalgalerie, Berlino (Germania).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XIV Maggio AD MMXXII.

sabato 7 maggio 2022

Sonetto - Di Sera ho sempre sognato al Verone

Di sera ho sempre sognato al verone

della Luna, ho voluto sospirare

al luccichio delle stelle sornione

e ho detto anche più d’una volta al mare

                                            

di cullarmi con flebile canzone;

ho rinfacciato alla notte di andare

via troppo svelta e darmi l’afflizione

d’un Sogno tanto breve. Ma, mie care

 

sere! In voi sempre ho sognato l’Amore,

e sabato mi ha rapito in un prato

lontano dove pullulan de’ baci.

 

Ma dopo il Sogno, sempre fu dolore

e, come a un vecchio dispetto del Fato,

trapassi, o cara sera, e adesso taci.

Fotografia dell'Autore stesso, Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Sinfonia di Colori e di Fiori bianchi, Lunedì XVIII Aprile (Pasquetta) AD MMXXII.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato VII Maggio AD MMXXII.

lunedì 31 gennaio 2022

Logica. Sonetto - Come un semplice “E” il Mondo lega Amore

Come un semplice “e” il mondo lega Amore,

si dice, dunque, una rosa “e” una viora,

una piccola lingua, una parola

unica.. piacer, sofferir, dolore.

 

“E”!.. oh povera miseria di clamore

d’esseri che si parlano nell’ora

di Desideri senza voce e gola,

nel solitario “e” desertico cuore

 

di sofferenti notti insane “e” insonni!...

Tu leghi i labbi all’olezzo dei fiori,

la Luna bianca al venir della sera.

 

Ma mi son chiesto mentre sogni e dormi

come chiamar una rosa “e” i suoi odori

mentre ancor non è, “e” attende Primavera. 

Dipinto di Gaston Bussière (1862–1928), Tristano e Isotta. Nella Foresta (Tristan et Isolde. Yseult en Forêt), Tardo-Romanticismo, Simbolismo, Accademismo, svizzero, franco-tedesco, 1911. Olio su Tela, 17,8x24,8. Musée des Ursulines, Mâcon (Francia).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XXXI Gennaio AD MMXXII.

giovedì 18 novembre 2021

Esametri barbari di Silenzio poetico

Si sente di sera una canzone molte triste,

ripetuti spazi muti.. silenzio tremendo che parla..

 

e l’interminabile ombra della nebbia glauca si espande,

donde mi vedo come uno di quei rami spogli e tremanti,

 

con il legno che scricchiola quasi in stille di piova fredda,

con a terra i miei capelli, le foglie appassite che muoiono

 

e che implorano un po’ di vento per fare un ultimo vïaggio

verso lontani campi di battaglia dov’è la pace.

 

E gli äedi non hanno più forza per far trillar le arpe,

son tutti costretti d’Endimione nel fatal sonno,

 

perché malati d’Amore per la Luna che mai li ascolta,

la loro rassegnata vergogna assaporando e il buio,

 

né Ade stesso ha piacere d’un loro giambo - fatto male -

proprio per dare all’Erebo d’essere tremendo la fama,

 

né la melanconica ombra d’Achille vuol che si rimembri

con il canto la sua guerra. Pensa a Pentesilèa. Dov’è?...

 

“Voi rapsòdi avete fatto del mio Amore uno scempio osceno”

e il grande predatore così piange in questo silenzio.

 

È così, oh eroe! È Così! La Pöesia non salva più

dai patemi delle Anime proibite dentro la terra orba,

 

non sfida gli orizzonti del mar popolato dai Mostri,

non sa più sciogliere un cantico che sia un epitalamio a Dee,

 

e si nasconde impetuosa mentre Erato sembra chiamarla

per farsi pettinare i capelli sul peplo del seno;

 

ma ora con me nel regno della dormiente Persefòne

infiniti silenzi schiude e nel cuor la morte eterna.

Dipinto murale di Gustav Klimt (1862-1918), La Fanciulla di Tanagra (Mädchen von Tanagra), Art Nouvea, Simbolismo, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Post-Impressionismo austriaco, Secessione Viennese, 1890-91. Pittura su Muro, Dimensioni ignote. Kunsthistorisches Museum, Vienna (Austria).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XVIII Novembre AD MMXXI.

giovedì 21 ottobre 2021

Sonetto - Temo esalar indarno inane Vita

Temo esalar indarno inane Vita,

per nullo Amor ruggente sofferendo

e per il tempo che scorre tremendo

e le stagioni dall’ombra assopita,

 

e per quest’Anima in cuor già smarrita,

e quelle notti di sogni dove attendo

del vivere l’invito che va offrendo

nel ciel la Luna stanca e impallidita.

 

Ma morrò privo d’Amore e di baci,

come muore il deserto sotto il Sole

nell’infinito aëre solitario.

 

Allora ti chiederò dove giaci,

o appassito rigoglio di vïole,

per posar tra voi il funebre sudario.

Fotografia dell'Autore stesso, Vanità di Foglie, Giovedì XXI Ottobre AD MMXXI.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XXI Ottobre AD MMXXI.

martedì 19 ottobre 2021

Codardia

Sfidar non posso Morte e dir che son

vissuto. Ma tu, amica dalle nere

forme, forse mi attendi, onde il tuo assalto

nel cuor m’infiamma; e vai cercando l’attimo

propizio e il vaticinio maledetto,

e la scacchiera e la clessidra orrenda

e il giusto inganno e la feroce spada,

col tuo sapor di buio e le tue ombre e larve

e col tuo canto mesto e novembrino

e quelle chiome di ghirlande scialbe,

e quei sudari e quel tristo aspersorio

dalle campane funebri annunziati

come Angioli di maledette schiere.

Oh nera amica, non amai, non feci!

Ma piango impallidendo; il mio Destino

in tanto orror poi si dilegua e trema.

Nel cuor che strilla accenti di soffrenza

io vissi sanza pièta e sanza Amore.

Dipinto di Désiré Thomassin-Renard (1858-1933), Ritornando dalla Caccia durante il Tramonto, Realismo, Tardo-Romanticismo, Post-Impressionismo austriaco, 1933. Olio su Tela, 55x75 cm. Collezione privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XIX Ottobre AD MMXXI.

venerdì 17 luglio 2020

Fantasia greca - Un Canto ellenico per Arpa saffica


Salubre all’onda sacra il tuo discinto
peplo sciogli, o sognante mia Afrodite,
dove vai sulla laguna, e il tuo ellenico
fascino urtando

ai remiganti scogli, i nomi al tuo
seno chiami d’abissi ignoti, ai quali
accecando la Luna i suoi soffrenti
amanti, pallide

ombre rispondono e attonita attesa.
Tu sai che il mare è in Tempesta, che Egeo
le prue divora e i derelitti naufraghi
d’Odisseo al Fato

medesimo condannati. Oh Afrodite!
Ora la Notte seppellisce l’Ade
misterïoso, dal quale qualcuno
maledicendoti

d’Amore lamentosa sorte esclama,
poiché d’Amor le sue labbra bagnate
furono con l’elleboro mortale,
onde spirò.

Ma mentre l’inanellate tue dita,
i tuoi piedi solletico di sabbia
baciano il mare al pudico e vorace
occhio d’un astro

del solitario cielo, e mentre l’alighe
il respir del tuo petto di femminea
gloria carezzano, a te ristrappando
qualche sorriso,

del dolore di cui sei la colpevole
non sai nulla, onde navighi lontano,
come cimba che porta le sventure
fino agli Dei.

Frattanto Fidia dorme… sogna… brama,
vuole scolpire il tuo ventre su una roccia
informe. Così Faone spira. Un’arpa
non trilla più.

Oh Afrodite, è arrivata la tremenda
sera… la Notte dell’addio selvaggio,
un cumulo di nuvole un po’ nere,
l’Amor che svampa!
Lawrence Alma-Tadema, Le Rose di Eliogabalo, Accademismo e Simbolismo olandese, Gruppo dei Pre-Raffaelliti, 1888.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XVII Luglio AD MMXX.