Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Poesie sul Mare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Poesie sul Mare. Mostra tutti i post

mercoledì 8 febbraio 2023

Viaggio tra le Maree

Sento trillare la Luna che parla

con il lamento d’un mare illibato:

so che in quell’onde nessuno ha viaggiato.

Ma io naufrago. Viaggio… La Luna parla.

 

Se io scrivessi un’Odissea di Sogni,

allora sarebbe bello allunare

e scoprir che la Luna può sembrare

la sabbia stessa di quest’altri Sogni.

 

Ma quando la celeste amica fa

silenzio con le sue labbia di Dea,

m’anniento nella bassa marea.

Il povero mio cuor naufragherà.  

Dipinto di Martin Johnson Heade (1819-1904), Tramonto sulla Palude (Sunset over the Marsh), Tardo-Romanticismo, Accademismo, Realismo paesaggistico statunitense, Hudson River School, 1876-1882. Olio su Tavola, Dimensioni 33,7x66,7 cm. Collezione Privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Mercoledì VIII Febbraio AD MMXXIII.

giovedì 14 luglio 2022

Sonetto - Oggi c’è come un Sentore d’Agosto

Oggi c’è come un sentore d’Agosto,

con quel mischiarsi d’Estate e Autunno. Ora..

soltanto ora!.. sui colli il dolce mosto

matura nella penombra che sfiora

 

i giovin tralci, verso i quai m’accosto

nel sogno e nel pensiero. E m’innamora

questo pallido Sole e quel discosto

stral estivo che langue nella spora

 

dei primi funghi. Ora, sui monti cresce

con il timo selvatico il ginepro,

sul mar s’increspa la mia ombra sulle onde.

 

Vorrei tanto sognar Ebe che mesce

il primo dei liquori, ond’io già ebbro

saprò le stelle in ciel meditabonde.

Dipinto di Tranquillo Cremona (1837-1878), Le Curiose, Scapigliatura italiana, Tardo-Romanticismo, Pre-Simbolismo italiano, 1876-1877. Acquarello toccato a Guazzo su Cartoncino, Dimensioni 50,4x32,0 cm. Collezione Carlo Lamberti, Codogno (Lodi).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XIV Luglio AD MMXXII.

martedì 31 maggio 2022

Giugno

È Estate?... So che vedo il grano biondo,

che il ciliegio fiorisce tanti cuori

e che tra loro è il mio cuore giocondo,

so che la sera i suoi bei tenebrori

 

ritarda, come in una lunga attesa,

so che il prato fermenta di vïole

e che la rosa leggiadra è sospesa

tra la rugiada e il bel bacio del Sole.

 

È Estate? Forse… Forse giugno schiocca

le sue sagitte accaldate alla terra,

dove le accoglie una tepida bocca..

lo so.. una bocca vorace di guerra

 

e di baci. Lo so, oltre qualche lido

il mare frizza sugli scogli immensi -

dev’esser buono il suo sale, il suo grido! -

frizza alle nubi e sopra i vecchi sensi

 

dei viaggiatori… C’è un canto d’augelli

tutt’intorno, un assolo.. c’è una danza

agitata di rondini ribelli,

il nido è appena sopra la mia stanza.

 

Ma tutto questo ne andrà a fermentare

come un ricordo, quando sarà sera,

quando sarà novembre, al vendemmiare

di San Martino e quando il cuor non spera.

Dipinto di Edward Moran (1829-1901), Navigando per le Isole del Governatore (Shipping off Governors Island, New York), Tardo-Romanticismo, Realismo, Accademismo statunitense, 1870 circa. Olio su Tela, 16,0x22,0 cm. Collezione Privata.

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXXI Maggio AD MMXXII.


martedì 19 ottobre 2021

Favola poetica - Il Mare e la Bora

La bora e il mare un giorno litigarono.

“Io trascino i vascelli” disse il vento.

“Senza di me non sono” disse il mare,

“Tu menti!” urlò la bora “Sei bugiarda!”

gridava il mare;

e anche gli altri Elementi si divisero:

il fuoco diede ragione alla bora,

la terra al mare, la sabbia a nessuno,

gli scogli a entrambi, e le Sirene tacquero.

Poi ecco! un mattino Dio chiamò l’Inverno:

“Va’ e nel mio nome poni fine a questa

contesa!” disse; e l’Inverno ubbidì, ei

soffiò dall’Alpe una burrasca fredda:

il ciel si fece grigio, il gelo urlò

dappertutto, la bocca delle vette

liberò la valanga in odio al Sole.

Tutto gelò: la bora diventò

neve, il mare fu ghiaccio, aspra la terra,

il fuoco si lamentava e si spense,

impararono dentro l’acque gelide

a pattinare le Sirene fredde,

gli scogli erano colmi di ghiacciai,

la sabbia un freddo tremendo soffriva.

“Perché non ti ho ascoltata?” disse il mare,

“Avevi ragione!” disse la bora:

oramai non ci sono più i vascelli,

non c’è più il mare, non c’è più la bora,

ma tutto è ghiaccio. Ora stridono i denti.

Dipinto di Désiré Thomassin-Renard (1858-1933), Cervi in un Paesaggio invernale, Tardo-Romanticismo, Realismo, Post-Impressionismo austriaco, 1933 circa. Olio su Tavola, 30x40,5 cm. Collezione non precisata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XIX Ottobre AD MMXXI.

giovedì 12 agosto 2021

Madrigale - Sento gli Accordi di vitreo Läùto

Sento gli accordi di vitreo läùto,

è forse nell’estate che trapassa

lamento delle spiagge, ove il perduto

 

naufrago ode la Morte e la carcassa

delle onde e i suoi derelitti vascelli

e la sabbia che preme, dalla lassa

 

vita fatta di piccoli granelli.

Che belle sabbie! Bionde come capei

di Dee! E che suoni e che canti ribelli,

 

giovïali inni di dolci imenei,

incanti di una musica un po’ adagia,

malïarda ora d’uomini e di Dei!

 

No! è l’arpa di una Naiade malvagia,

una chimera del cuore di Agosto,

sugli scogli un’Arpia orrenda e randagia

cui mi avvicino… Il naufragio è nascosto.

 

Quadro di Cesare Saccaggi (1868-1934), Alma Natura Ave!, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Simbolismo italiano, 1898. Pastello su Carta applicata su Tela. Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XII Agosto AD MMXXI.

giovedì 1 luglio 2021

Luglio

Luglio: come sospiro perle e mare,

un battito di grano sulle querce,

come sguardi d'Egeo infiniti, come

vecchie canzoni di Naiadi sagge,

scalpiccii di onde di destrieri e di ombre,

vanno le impronte dei boschi sui monti,

silenzio sulle spiagge e sugli scogli.

Luglio: miracolo antico di Sole,

sacrifici frequenti di sorrisi,

come le cimbe che scorrono i mari,

come le navi lontane e leggere,

poi sovviene la Luna, argento in volto,

la sera lunga, il Tramonto immortale,

come un naufragio sulle stelle bianche.

Quadro di Lev Lagorio (1826-1905), Un Faro, Tardo-Romanticismo, Realismo russo, 1895.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì I Luglio AD MMXXI.

lunedì 28 giugno 2021

Un Sorso di Lampi

Bevo un sorso di lampi, come un inno

alla Luna bianca leggera..

alla Luna che fa scherzi,

un solletico cesio di una guancia

a nascondino..

di una guancia che vuole sfuggir baci

rivolti al Sole..

rivolti al mare che ammira l’Oceano

come un ventre da cui è nato.

 

Bevo un sorso di lampi e guardo il vespro,

un luccicar di mille stelle anonime,

un vascello di vecchi viaggi intorno

ai confini del mondo..

e sono un rapsodo, un aedo.. un folle…

Mi fondo io stesso

con la Tempesta.

Quadro di Joseph Mallord William Turner (1775-1851), Il Ponte del Diavolo al San Gottardo, Romanticismo inglese, 1803-1804.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XXVIII Giugno AD MMXXI.

domenica 27 giugno 2021

Impressioni - Suoni dell'Estate

Suoni caldi il Sole tramonta -

silenzio immortalato

dalla Luna bianca che canta

con la bocca bendata

di luce

 

Suoni freddi il buio che respira

la Notte che mi veste

l'inquietudine amara

degli incubi tristi - che piangono

ridendo

 

I sigari in bocca non cantano

odorano di sale -

le conchiglie fumano canti

di sconfinate perle

 

Suoni assenti suoni tacenti

muti profondamente

attoniti e nudi - che gridano

soliloqui di assenzio

bollito

 

E il mare.. e il mare.. ei naufraga ora

dentro gli abissi ignoti

della terra madre - del cuore -

e rimane come uno scheletro

di tomba

 

senza più compagni di viaggio

senza le sue canzoni

portandomi a sé e mi deforma -

scogli pungenti e irti -

follia

Quadro di Edvard Munch (1863-1944), L'Urlo, Espressionismo norvegese, 1893-1910.
Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXVI Giugno AD MMXXI.


domenica 23 maggio 2021

Il Dreki

Gli Abissi cavalcando si erge il dreki,

sento di guerra lontani oricalchi,

è il tuono che minaccia con i biechi

suoi occhi il volo dei tremolanti falchi.

Intanto, provo resistere ai piè

della tremante vela segaligna,

contro la quale urla minacce e v’è

del mar un Mostro che odiando sogghigna.

Ah, perché ho dimenticato i sussurri

che al focolar mi facevan gli scaldi?...

Perché ho sfidati gli orizzonti azzurri,

con questi legni e questi Eroi ribaldi?...

Ora ignorando qual meta le stelle

indichino agli stolti, io sto nel mare

e aspetto delle Valchirie le selle,

mentre m’è lento e Fato il naufragare.

Si gira il dreki e su se stesso s’alza,

cadono i remi nell’onde e divaga

questa cruda Tempesta in balza in balza

che presto verrà scritta in una saga.

Dunque il mio viaggio è stato molto breve,

sarò un abbraccio di Morte sui fiordi,

mi confonderò con la loro neve,

vaticini starò a gridare ai sordi.

Sarò l’Eroe che disfidò le serpi

del mare, il folle che sognò un Indiano,

bevvi del vino ai neghittosi sterpi

d’un tralcio rigoglioso e antelucano.

Vidi la terra dove muore il Sole,

dove ignoto di Wotan sarà il volto,

una landa selvaggia che non vuole

che io le dia grano nel suo ventre incolto.

Ma ora gli Dei di quella schiatta ignota

hanno deciso il mio Destino estremo:

morirò, mentre su me un’onda nuota,

netto spezzando l’ultimo mio remo.

Infatti grida il Leviatano oscuro,

piovono fulmini e dardi di fuoco,

dicono insieme “Uccidete l’impuro

che di noi disfidandoci fea giuoco!”.

Dei miei compagni vedo il guardo: irato,

remano come pazzi e fan fatica,

qualcheduno l’acciar ha sguainato,

forse costui di piantarlo in me intrica.

Il dreki si ribalta un po’ e si acquieta,

due uomini finiscono nelle acque,

quell’onde che varcar tremendo vieta

un vaticinio che udii e che poi tacque.

Ora mi accorgo: non c’è più il tricheco

alle cui membra mangiavam seduti,

né vi sono più birra e latte al cieco

Fato brindisi bestemmianti e astuti.

Orben! Ci seppellisca la Tempesta,

ci risparmi miraggi di digiuno!..

Ci annienti, alfine, qualche onda funesta,

del mare un braccio guerresco e importuno!...

Allora il dreki s’inabissa e splende

un rimasuglio di vela strappata,

e forse questi Eroi l’Immenso attende

d’una sala terribile e dorata.

Oh misero hai conosciuto fin troppo,

or tra i morti sta e frusto e scialbo e zoppo!

Quadro di Sir Frank Bernard Dicksee (1853-1928), Il Funerale di un Vichingo, Tardo-Romanticismo inglese, 1873.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXIII Maggio AD MMXXI.

venerdì 23 aprile 2021

Marooned

Onde si specchiano, occhi di Sirene,

luccicanti.. fluenti accordi di arpa..

oh come canta l’Oceano infinito!

Vedo che lo divora l’orizzonte..

intanto.. viaggio di vascelli oscuri.

Poi viene la Tempesta.

Il lampo grida la sua ira malvagia,

la marea è scossa nei tremuli Abissi,

si squarciano le vele.. ed è il naufragio,

il mare ammaina il Jolly Roger nero.

 

Io so che ormai qui aggrappato a una goccia

bevo acqua che è un giaciglio di salsedine.

So che le Ondine mi nascondono ombre

e pesci d’oro.. so che le mie cimbe

sono oramai lontane. So che il canto

di Loreley è stato ancora fatale

pe’ i cuori disperati che la vollero

sentire… So che l’Oceano trascorre,

lo beve il Mostro di qualche vulcano

addormentato su una bara di isole.

 

Oh voi! stormi fuggenti dal deserto!

Voi.. che avete bevute urla di dune..

scarniti al Sole dalle arabe tende..

oh spettri amici di sete e di veglie

che sudano.. rondinelle mie care..

ditemi: dove si erge la prima isola,

ricovero del mio ultimo naufragio?...

 

Tacete… I vostri canti tintinnando,

sulle mie braccia natanti passate.

Addio! Io vi benedico: che il ritorno

ai miti nidi sia felice e quieto!...

Anche a voi, Ondine… Addio!

Non ho provviste per essere sùbito

abbandonato in un deserto di onde!

Quadro di Joseph Mallord William Turner (1775-1851), Il Naufragio. Barche da Pesca che tentano di salvare l'Equipaggio, Romanticismo inglese, 1805.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XXIII Aprile AD MMXXI.

venerdì 17 luglio 2020

Fantasia greca - Un Canto ellenico per Arpa saffica


Salubre all’onda sacra il tuo discinto
peplo sciogli, o sognante mia Afrodite,
dove vai sulla laguna, e il tuo ellenico
fascino urtando

ai remiganti scogli, i nomi al tuo
seno chiami d’abissi ignoti, ai quali
accecando la Luna i suoi soffrenti
amanti, pallide

ombre rispondono e attonita attesa.
Tu sai che il mare è in Tempesta, che Egeo
le prue divora e i derelitti naufraghi
d’Odisseo al Fato

medesimo condannati. Oh Afrodite!
Ora la Notte seppellisce l’Ade
misterïoso, dal quale qualcuno
maledicendoti

d’Amore lamentosa sorte esclama,
poiché d’Amor le sue labbra bagnate
furono con l’elleboro mortale,
onde spirò.

Ma mentre l’inanellate tue dita,
i tuoi piedi solletico di sabbia
baciano il mare al pudico e vorace
occhio d’un astro

del solitario cielo, e mentre l’alighe
il respir del tuo petto di femminea
gloria carezzano, a te ristrappando
qualche sorriso,

del dolore di cui sei la colpevole
non sai nulla, onde navighi lontano,
come cimba che porta le sventure
fino agli Dei.

Frattanto Fidia dorme… sogna… brama,
vuole scolpire il tuo ventre su una roccia
informe. Così Faone spira. Un’arpa
non trilla più.

Oh Afrodite, è arrivata la tremenda
sera… la Notte dell’addio selvaggio,
un cumulo di nuvole un po’ nere,
l’Amor che svampa!
Lawrence Alma-Tadema, Le Rose di Eliogabalo, Accademismo e Simbolismo olandese, Gruppo dei Pre-Raffaelliti, 1888.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XVII Luglio AD MMXX.