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martedì 30 novembre 2021

Sonetto senza Rime - Ho imparato a Soffrire rimirando

Ho imparato a soffrire rimirando

l’orizzonte lontano e i suoi occhi eterni

che non muoiono mai, anzi, si moltiplicano,

e il suo languir ignoto nella sera.

 

Vorrei libare a ciò che mi nasconde…

Ma, ovunque io vada, contemplerò sempre

un orizzonte nuovo.. una disfida

per scoprire altri Oceani e altre terre.

 

Frattanto, sono immerso nel silenzio,

la mia finestra è solitaria e pallida,

sento un moto di pianto e di dolore.

 

E l’orizzonte mi chiama e mi affronta;

ma è solo un sogno, un delirio irridente..

catene e noia per la mia solitudine.

Dipinto di Ivan Fedorovich Choultsé (1874-1939), Tramonto sull'Adriatico (Coucher du Soleil l'Adriatique), Realismo, Accademismo russo-francese, 1939. Olio su Tela. Collezione privata non precisata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXX Novembre AD MMXXI.

lunedì 5 luglio 2021

Fantasia medioevale, Sonetto come una Volta - I' vorrei che le tue Labbia aulenti

I’ vorrei che le tue labbia aulenti

siëno di biancospino et come mare,

aver cimbe natanti et sofferenti

per salpar dalli scogli et naufragare,

 

o ignota dama mia, orizzonte a’ venti

inauditi et tremendi; et poi sognare

col corde da’ ruggiti prepotenti,

il cor che non mi cape mai d’amare.

 

Ma pur quanto lucevano i capei

tuoi d’oro quando m’eri ignota, o terra,

dal mio viaggiar co’ il laùto commosso;

 

et forse ora che ti so, più i’ vorrei

scordar quel biancospino che ti serra

le labbia in bacio. Ma dico “Non posso”.

Quadro di Cesare Saccaggi (1868-1934), Dante - Incipit Vita Nova, Scuola di Tortona, Accademismo, Tardo-Romanticismo, Simbolismo italiano, 1903.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì V Luglio AD MMXXI.

martedì 29 giugno 2021

Impressioni - Sorriso di Fulmini

Ride il fulmine e piango, come labbia

di pioggerella leggera che arrossa

la sera di onde, come vecchia sabbia

di deserto e di noia, come commossa

terra, muta di nomi, incensi di Arabi,

le impronte lontane e orbe di Antara;

cosicché volo… E mi sento un racconto

di vecchi aedi, una bocca che schiara

parole eterne di Amore e di affronto;

e mi sento il sorriso dei bei lampi

che odo, inno di battaglia delle Norne,

prima che il fuoco del fulmine avvampi

sopra il tronco di un albero difforme.

Tutto s’acquieta. Il Temporale passa,

il suo murmure mi grida qualcosa,

forse un insulto alla mia Anima lassa,

come una spina che punge di rosa.

Ma mi mancano quei sorrisi belli,

questi volti di lampi e questi tuoni

nell’assenza del canto degli augelli

e delle loro serene canzoni.

Quadro di Caspar David Friedrich (1774-1840), La Grande Riserva, Romanticismo e Pre-Simbolismo tedesco, 1835.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXIX Giugno AD MMXXI.

lunedì 28 giugno 2021

Un Sorso di Lampi

Bevo un sorso di lampi, come un inno

alla Luna bianca leggera..

alla Luna che fa scherzi,

un solletico cesio di una guancia

a nascondino..

di una guancia che vuole sfuggir baci

rivolti al Sole..

rivolti al mare che ammira l’Oceano

come un ventre da cui è nato.

 

Bevo un sorso di lampi e guardo il vespro,

un luccicar di mille stelle anonime,

un vascello di vecchi viaggi intorno

ai confini del mondo..

e sono un rapsodo, un aedo.. un folle…

Mi fondo io stesso

con la Tempesta.

Quadro di Joseph Mallord William Turner (1775-1851), Il Ponte del Diavolo al San Gottardo, Romanticismo inglese, 1803-1804.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XXVIII Giugno AD MMXXI.

domenica 13 giugno 2021

Come Antar

D’Antar seguendo sto le orme di sabbia,

ascolto l’urlo delle vecchie dune

il galoppo dei Tuareg dalle labbia

nere.

 

Che meraviglia! Il deserto mi dona

il suo saluto di tempesta e sento

il suo gridio che vola e non perdona..

quel deserto che grida dentro il vento

come un cammello.

 

E mi ritrovo tra gli odor del pepe,

del sale e della morbida cannella,

in un mercato cinto da una siepe,

in una Notte priva di una stella.

 

Che bei limoni! Che bei fior d’arancio!

Come loto m’inebrio degli incensi,

mentre c’è un povero che mangia il rancio

e guarda il cielo. Dimmi: cosa pensi?...

 

Dov’è Antar, il ribelle.. l’idiota?

È passato da queste parti? Dimmi:

è forse andato a vedere la nota

vendita delle schiave d’Etiopia?...

 

E intanto l’ermo rumoreggia e grida,

affoga le capanne e le sue palme,

mentre il balsamo cola sulla fida

mano che mummifica delle salme.

 

Antar si è volto all’ignoto del mondo,

non mi indica più i minareti belli,

forse s’è fatto solo un vagabondo,

un cacciator di prelibati uccelli,

forse si è messo a seguire il suo Nilo,

a corteggiare le nuove fanciulle

di vecchi faraoni già sepolti,

forse ha intessuto con un solo filo

un vestito per le algide betulle..

là.. nel Nord, tra i più pallidi bei volti.

 

Ma nel deserto sto camminando io,

all’ombra di una rondine selvaggia.

Sono Antar, vittima d’eterno oblio

che però mi conforta e m’incoraggia.

Quadro di Viktor Michajlovič Vasnecov (1848-1926), I Tre Bogatyri, Tardo-Romanticismo, Simbolismo russo, 1898.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XIII Giugno AD MMXXI.


martedì 25 maggio 2021

Madrigale - Come d’Airone l’Ale scalpitanti

Come d’airone l’ale scalpitanti,

sogno volar su qualche scoglio ed ermo,

dove sta il Sole e i suoi dardi vaganti.

 

Così il mio disio è saper dell’eterno

degli attimi e degli oriuoli,

di giugno il fuoco e l’algido del verno.

 

Poi, remigando sento degli assoli,

delle Naiadi il canto e dell’Ondine,

tra il sorrider dell’onde e tanti duoli.

 

Né il vagabondeggiar del Sogno ha fine.

 

È in questo viaggio che ho sete di vecchi

ricordi; ma la salsedine bianca

di mari sconfinati, come stecchi

di remi e di ombre, m’arresta e m’abbranca.

Quadro di Ivan Konstantinovič Ajvazovskij (1817-1900), Onda, Romanticismo e Tardo-Romanticismo paesaggistico russo, 1889.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXV Maggio AD MMXXI.

giovedì 20 maggio 2021

Trobar Clus - Isolde

Sappi il Mistero dell'Ignoto e taci,

e annega nei naufragi silenziosi,

lungo il mare e le sue onde, e lungo i baci

degli scogli, e i relitti tempestosi.

Chi ti ha detto chi sei?... E inebriati in tanto

Immenso e inabissati nelle spiagge,

ascolta l'ultimo ondeggiar d'un canto

che suona dolce per l'aure selvagge.

Poi apri le braccia al tramonto etereo,

respira come un’Anima è in deliro,

tramonta lungo un nuvolo funereo

che per la fine del mare va in giro.

Guarda l’Ignoto che chiama i tuoi labbri,

il volo dei gabbiani argentei in cielo,

gli occhi delle onde, martelli di fabbri,

guarda tra i tuoi capei i fiori di melo.

Arriva il tempo dei funebri Sogni:

la sabbia inghiotte il tuo piede bambino,

e ridi e gridi e guardi e ti vergogni,

voluttà eterna del dolce Destino.

Dove va la tua bara, orma di vetro,

lontan.. lontana?... E vai verso l’Ignoto,

a farti incenerir dal Sole, dietro

lo spazio d’uno sguardo eterno e immoto.

Cosicché del tuo flebile sorriso

è rimasto un sospir di Paradiso.

Quadro di Edmund Blair Leighton (1853-1922), Tristano e Isotta, Tardo-Romanticismo, Simbolismo, Accademismo inglese, Scuola della Confraternita dei Preraffaelliti, 1902.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Giovedì XX Maggio AD MMXXI.

sabato 15 maggio 2021

Fantasia araba

Narrami, oh rondine, un non so che di arabo:

il mormorio dell’ermo a mezzogiorno,

il passo dei cammelli che girovagano,

i fiori dei minareti lontani,

i pozzi per le guance più assetate,

le dune fatte di pioggia di Sole!...

Ma tra le sabbie dorate di serpi

ho capito che c’è sempre un agguato,

come i Sogni di Notte, i vecchi balsami:

l’eterna sete del perenne Ignoto,

l’Odalisca velata della Luna,

Allah che mi scruta con occhi di un’oasi.

Quadro di Alfred Jan Maksymilian Kowalski (1849-1915), Scene in Marocco, Tardo-Romanticismo, Realismo, Orientalismo polacco, 1903.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XV Maggio AD MMXXI.

domenica 9 maggio 2021

Elementi di Maggio

Oggi è un po’ strano,

la mia finestra

dischiudo. Osservo.

Guardo lontano.

Ben vorrei scrivere

quasi una fuga,

con la pöetica,

di quanto scruto:

il ciel che a vivere

l’occhio corruga,

di un’ape l’elica

che vola.. il liuto

di cavalieri

ora invisibili,

di Trovatori

che si nascondono..

l’arpa di aedi

informi e fieri,

indivisibili,

figli di ardori

che si compongono,

con giambi e piedi,

dalla lor Grecia.

 

Osservo…

 

Fiocchi di pallido

bianco cotone

sopra la terra

cadono errando,

stanchi precipitano

sopra il verone

che già rinserra

tra il marmo squallido

il mio occhio blando..

 

l’occhio che brama

scrutare altrove,

donde desidero

esser, volare,

quando mi chiama,

per cui m’assidero..

per cui m’arrendo…

Vorrei cadere,

essere dove

cadono i fiocchi

con passo lento

dal vecchio pioppo,

come dolere

dei suoi begli occhi,

dal guardo zoppo.

 

Vorrei dicessi,

o mio meriggio:

“Nevica a maggio!”,

un grido insolito

per questi stessi

aghi di un riccio

pien di miraggio.

 

Ascolto…

 

Frattanto, cantano

i merli, pregano

le vecchie e stridule

cicale, piangono

i fior dai petali

convulsi e tremuli

sopra le morbide

bellette, danzano

le buie nuvole,

dai nidi svegliansi

le arcigne nottole..

le cimbe vagano

sull’onde e l’alighe,

crescono l’èllere

sui muri in brividi

di sangue gelido,

nuotano le anatre,

l’ale confabulano

fole per pargoli,

sbattendo.. indomiti

gridii raccontano

battaglie incognite

di zitte folgori…

Le Ondine scherzano

coi pepli candidi

sciolti sull’inguine,

in man raccolgono

spruzzi d’Oceano

che poi si gettano,

mentre le allodole

tosto amoreggiano.

 

Le rane gracidano,

gli stagni fiatano,

gli iris consumano

la negra porpora,

le ghiande saltano

giù dalle ramora

che mi sorridono,

rami che gli acini

di bacche insipide

neri decorano,

come s’intrecciano

ghirlande e palpiti

sui mirti nobili

della Dea Venere.

 

Amo l’Ignoto…

 

E io, invece, come

fossi un Indiano,

viaggio in canoa,

le ombre scrutando..

e viaggio all’ultima

estrema boa

di un mar lontano,

che pur chiamando,

è senza nome.

Quadro di Ferdinand Knab (1837-1902), Il Cancello del Castello, Tardo-Romanticismo, Simbolismo, Accademismo tedesco, 1881.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica IX Maggio AD MMXXI.

domenica 2 maggio 2021

Giuoco dantesco (Premiato) - Se avessi una Musa

Se grazia io avessi d’aver una Musa,

vorrei che avesse qualsiasi nome,

vorrei chiamarla con gli occhi dell’alba,

darle un bacio di labbra sussurranti,

ir fino al Sole e inginocchiarmi agli astri

per dire con la lor voce - l’immenso

del mio cuore per lei.


Se grazia io avessi d’aver una Musa,

la vorrei come una foglia virente,

simile a una ninfea su di uno stagno..

e vorrei essere il vento che singhiozza,

accarezzarle.. intrecciarle i capei

d’oro, guardarla - labbro a labbro - e far

schioccar un dardo.. il bacio disiato

del mio cuore per lei.


Se grazia io avessi d’aver una Musa,

vorrei sfidare l’orizzonte incognito,

viaggiare oltre gli scogli dei ghiacciai,

del mare ir oltre le vette.. dell’ermo

vorrei raccoglierle amorose dune,

contar la sabbia, il numero dei miei

abbracci.. e al Berbero oscuro rubar

adamanti e gioielli.. e tramontar

col Sole e rivederla con la Luna...

Vorrei spiegarle l’estasi furiosa

del mio cuore per lei.


Se grazia io avessi d’aver una Musa,

farei quel che non fecero i Poeti:

le intreccerei ghirlande di gemmati

fiori, di un sacro altare andrei ora in cerca,

poserei sulla sua questa mia destra,

tra incensi e fumi le giurerei Amore,

tra le alcove buie di una chiesa buia:

ella sarebbe tra i rosoni eterei

nell’eterno la mia sposa fedele,

e tanti Sogni noi vivremmo.. e molta

Vita.. e possente Amore.. e cesii sguardi,

quei del mio cuore che escono per lei.


Ahi! Mi fu un Sogno! Ora mi fu delirio!

Ma con questo sognar di voler lieti -

in Paradiso -

io salii come Anima viva sale!

Quadro di Gabriel Charles Dante Rossetti (1828-1882), Beata Beatrice, Tardo-Romanticismo, Simbolismo inglese, Scuola dei Preraffaelliti, 1872.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XXIX Aprile AD MMXXI.