Naufragando
nell’Abisso oscuro
del mio cuore
che attende,
piove batuffoli bianchi
e leggeri
dai Sogni
la Luna.
Fotografia dell'Autore stesso, Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Neve a Maggio, Giovedì XII Maggio AD MMXXII.
Il presente Blog vuole riproporre un ritorno critico e ragionato della Poesia romantica e, per questo, farsi portavoce di un Neo-Romanticismo più vicino alla corrente culturale del secolo XIX. Con il titolo si vuole pensare e sognare di poter onorare i fratelli Schlegel che, con molti altri, sono i Padri del Romanticismo tedesco.
Naufragando
nell’Abisso oscuro
del mio cuore
che attende,
piove batuffoli bianchi
e leggeri
dai Sogni
la Luna.
Fotografia dell'Autore stesso, Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Neve a Maggio, Giovedì XII Maggio AD MMXXII.
Questa è la nevicata del mio maggio,
la nevicata della Primavera,
eccolo, finalmente! questo piovere,
piccola pioggia leggera dai pioppi..
eccola, dal suo regno sorridente
la sera bianca.. la sera che tace,
e un sentimento di tristezza al buio,
al Sole; vorrei odorare le rose
che si arrampicano sui muri vecchi,
il glicine violaceo e porporino,
ma so che nevica ancora dai rami
che gemmano di vita e di silenzio,
so che dentro la terra si discioglie
questa neve.
Massimiliano Zaino di
Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì II Maggio AD MMXXII.Fotografia dell'Autore stesso, Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Sinfonia di Verde e Azzurro, Martedì XXVI Aprile AD MMXXII.
Oggi è un po’ strano,
la
mia finestra
dischiudo.
Osservo.
Guardo
lontano.
Ben
vorrei scrivere
quasi
una fuga,
con
la pöetica,
di
quanto scruto:
il
ciel che a vivere
l’occhio
corruga,
di
un’ape l’elica
che
vola.. il liuto
di
cavalieri
ora
invisibili,
di
Trovatori
che
si nascondono..
l’arpa
di aedi
informi
e fieri,
indivisibili,
figli
di ardori
che
si compongono,
con
giambi e piedi,
dalla
lor Grecia.
Osservo…
Fiocchi
di pallido
bianco
cotone
sopra
la terra
cadono
errando,
stanchi
precipitano
sopra
il verone
che
già rinserra
tra
il marmo squallido
il
mio occhio blando..
l’occhio
che brama
scrutare
altrove,
donde
desidero
esser,
volare,
quando
mi chiama,
per
cui m’assidero..
per
cui m’arrendo…
Vorrei
cadere,
essere
dove
cadono
i fiocchi
con
passo lento
dal
vecchio pioppo,
come
dolere
dei
suoi begli occhi,
dal
guardo zoppo.
Vorrei
dicessi,
o
mio meriggio:
“Nevica
a maggio!”,
un
grido insolito
per
questi stessi
aghi
di un riccio
pien
di miraggio.
Ascolto…
Frattanto,
cantano
i
merli, pregano
le
vecchie e stridule
cicale,
piangono
i
fior dai petali
convulsi
e tremuli
sopra
le morbide
bellette,
danzano
le
buie nuvole,
dai
nidi svegliansi
le
arcigne nottole..
le
cimbe vagano
sull’onde
e l’alighe,
crescono
l’èllere
sui
muri in brividi
di
sangue gelido,
nuotano
le anatre,
l’ale
confabulano
fole
per pargoli,
sbattendo..
indomiti
gridii
raccontano
battaglie
incognite
di
zitte folgori…
Le
Ondine scherzano
coi
pepli candidi
sciolti
sull’inguine,
in
man raccolgono
spruzzi
d’Oceano
che
poi si gettano,
mentre
le allodole
tosto
amoreggiano.
Le
rane gracidano,
gli
stagni fiatano,
gli
iris consumano
la
negra porpora,
le
ghiande saltano
giù
dalle ramora
che
mi sorridono,
rami
che gli acini
di
bacche insipide
neri
decorano,
come
s’intrecciano
ghirlande
e palpiti
sui
mirti nobili
della
Dea Venere.
Amo
l’Ignoto…
E
io, invece, come
fossi
un Indiano,
viaggio
in canoa,
le
ombre scrutando..
e
viaggio all’ultima
estrema
boa
di
un mar lontano,
che
pur chiamando,
è senza nome.
Quadro di Ferdinand Knab (1837-1902), Il Cancello del Castello, Tardo-Romanticismo, Simbolismo, Accademismo tedesco, 1881.