Ride il fulmine e piango, come labbia
di pioggerella leggera che arrossa
la sera di onde, come vecchia sabbia
di deserto e di noia, come commossa
terra, muta di nomi, incensi di Arabi,
le impronte lontane e orbe di Antara;
cosicché volo… E mi sento un racconto
di vecchi aedi, una bocca che schiara
parole eterne di Amore e di affronto;
e mi sento il sorriso dei bei lampi
che odo, inno di battaglia delle Norne,
prima che il fuoco del fulmine avvampi
sopra il tronco di un albero difforme.
Tutto s’acquieta. Il Temporale passa,
il suo murmure mi grida qualcosa,
forse un insulto alla mia Anima lassa,
come una spina che punge di rosa.
Ma mi mancano quei sorrisi belli,
questi volti di lampi e questi tuoni
nell’assenza del canto degli augelli
e delle loro serene canzoni.
Quadro di Caspar David Friedrich (1774-1840), La Grande Riserva, Romanticismo e Pre-Simbolismo tedesco, 1835.
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