I’ vorrei che le tue labbia aulenti
siëno di biancospino et come mare,
aver cimbe natanti et sofferenti
per salpar dalli scogli et naufragare,
o ignota dama mia, orizzonte a’ venti
inauditi et tremendi; et poi sognare
col corde da’ ruggiti prepotenti,
il cor che non mi cape mai d’amare.
Ma pur quanto lucevano i capei
tuoi d’oro quando m’eri ignota, o
terra,
dal mio viaggiar co’ il laùto commosso;
et forse ora che ti so, più i’ vorrei
scordar quel biancospino che ti serra
le labbia in bacio. Ma dico “Non posso”.
Quadro di Cesare Saccaggi (1868-1934), Dante - Incipit Vita Nova, Scuola di Tortona, Accademismo, Tardo-Romanticismo, Simbolismo italiano, 1903.