D’Antar seguendo sto le orme di sabbia,
ascolto l’urlo delle vecchie dune
il galoppo dei Tuareg dalle labbia
nere.
Che meraviglia! Il deserto mi dona
il suo saluto di tempesta e sento
il suo gridio che vola e non perdona..
quel deserto che grida dentro il vento
come un cammello.
E mi ritrovo tra gli odor del pepe,
del sale e della morbida cannella,
in un mercato cinto da una siepe,
in una Notte priva di una stella.
Che bei limoni! Che bei fior d’arancio!
Come loto m’inebrio degli incensi,
mentre c’è un povero che mangia il
rancio
e guarda il cielo. Dimmi: cosa pensi?...
Dov’è Antar, il ribelle.. l’idiota?
È passato da queste parti? Dimmi:
è forse andato a vedere la nota
vendita delle schiave d’Etiopia?...
E intanto l’ermo rumoreggia e grida,
affoga le capanne e le sue palme,
mentre il balsamo cola sulla fida
mano che mummifica delle salme.
Antar si è volto all’ignoto del mondo,
non mi indica più i minareti belli,
forse s’è fatto solo un vagabondo,
un cacciator di prelibati uccelli,
forse si è messo a seguire il suo Nilo,
a corteggiare le nuove fanciulle
di vecchi faraoni già sepolti,
forse ha intessuto con un solo filo
un vestito per le algide betulle..
là.. nel Nord, tra i più pallidi bei
volti.
Ma nel deserto sto camminando io,
all’ombra di una rondine selvaggia.
Sono Antar, vittima d’eterno oblio
che però mi conforta e m’incoraggia.
Massimiliano
Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XIII Giugno AD MMXXI.Quadro di Viktor Michajlovič Vasnecov (1848-1926), I Tre Bogatyri, Tardo-Romanticismo, Simbolismo russo, 1898.