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venerdì 17 dicembre 2021

Sonetto - Ho Paura che in questa Nebbia mute

Ho päura che in questa nebbia mute

saran le fole e i versi silenziosi

e maledetti i Pöeti e odiosi

i bardi e queste genìe già perdute,

 

e che non ci saran più fiabe argute,

che taceranno gli accenti amorosi,

e i desiri del cor saran nascosi

dentro codeste brume mai vedute.

 

Di tanti atòmi l’uom divenne automa

e vaga nella nebbia senza meta

come un che sta tra il morir e d’in sul verno.

 

Ma senza fole ‘l prende per la chioma

un senso antico di soffrente pièta

che dice di tornare al Ciel eterno.

Dipinto di Oscar-Claude Monet (1840-1926), Il Ponte di Waterloo - Effetto Nebbia, Impressionismo, Post-Impressionismo francese, 1903. Olio su Tela, 65,3x101,0 cm. Collezione Ermitage (Государственный Эрмитаж), San Pietroburgo, Russia.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XVII Dicembre AD MMXXI.

sabato 27 novembre 2021

Nido solitario

C’è un nido solitario sopra un ramo,

lo vedo dalla finestra ed è sera,

e passano i dì estremi di Novembre.

Mi chiedo: “Ho forse un Pöeta nei boschi

che vuol essermi amico nell’Autunno?”.

Oh placida garzaia, oh di un canto stridulo

piccolo tetto! Tu dormi.. tu sogni

e, dentro, il tuo abitatore - al fiammar

delle soffici paglie - con me l’Africa

sogna; non già veder ma immaginare

brama il deserto, dond’ei poi si dondola

alle dune sognate. Ma nel caldo

di quel ramo ha lasciato i suoi compagni;

so che lo stormo ha abbandonato un giorno -

al suo Destino - il folle sognatore.

Dipinto di Józef Marian Chełmoński (1849-1914), Pernici nella Neve, Tardo-Romanticismo, Realismo, Accademismo polacco, 1891. Olio su Tela, 123x199 cm. Museo Nazionale di Varsavia, Polonia. 
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XXVII Novembre AD MMXXI.

domenica 10 ottobre 2021

Nulla

Eteree pupille scialbe

in un Oceano

ove solcano le onde

cimbe

senza ricordi -

immemori e represse -

 

dalle schiarite immaginazioni

la solita fantasia

 

Ho imparato ad amare

vedendolo

questo mio insuperabile

Abisso

 

Mi chiama

 

m’e(t)erno impallidendo

 

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica X Ottobre AD MMXXI.

 

Versione in Endecasillabi

 

Nulla! Eteree pupille scialbe in un

Oceano ove solcano le onde cimbe

senza ricordi - immemori e represse:

 

dalle schiarite immaginazïoni

la solita fantasia. Ho imparato

ad amare vedendolo questo mio

insuperabile Abisso… Mi chiama.

 

M’e(t)terno impallidendo!

Dipinto di Pedro Américo de Figueiredo e Melo (1843-1905), La Visione di Amleto, Tardo-Romanticismo, Pre-Simbolismo, Accademismo brasiliano, 1893. Olio su Tela, 170x95 cm. 
Pinacoteca dello Stato di San Paolo, San Paolo (Brasile).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica X Ottobre AD MMXXI.

lunedì 19 luglio 2021

L’Isola degli Incanti

Un’onda alta otto piedi. Il mare bolle.

Urli di pesci-donna e scogli neri.

Tornavamo dalle albe dune, al Sole

della Nubia gettate dagli Dei.

Tutto finì nel mare: l’oro il dolce

balsamo dell’incenso le pregiate

pelli di serpi e pantere le zanne

dei giganti che regnano sull’Africa.

Anche il mio amato equipaggio perì,

volti di amici ben noti che più

non rivedrò nemmeno per le tombe.

 

No.. non so come mi salvai. Ero anch’io

tra i flutti irati del Dio degli Abissi

marini. Persi conoscenza… E quando

ripresi i sensi ero seduto ai liti

di un’isola deserta. Ma le palme

grondavano liquori mai gustati

ed, ebbro di costoro, m’inoltrai

per osservare una via di salvezza.

 

Però, d’un tratto, una serpe tutta oro,

che come il Sole luceva, m’apparve

e stritolandomi in tra le sue squame

mi minacciò.

“Umano, come sei giunto sull’isola?...

Dimmelo! Ma se non me lo dirai

in fretta, io ti mangerò tutto intero!”.

 

Raccontai la mia storia ed essa fu sazia

sì che mi fece grazia e mi lasciò.

“Ora la mia isola è anche la tua, umano.

Non temermi! Vivevano con me

altre serpi, anch’esse oro, erano i miei

amici, erano i miei cari, i fratelli.

Una notte una stella furibonda

cadde sui nostri covi e ci ammazzò.

Come tu ti salvasti dal naufragio,

io mi salvai dalle fiamme assassine,

gli estinti lagrimando per gran tempo.

Ora in te ho ritrovato un nuovo amico,

qualcuno che mi faccia compagnia

in questa solitudine inumana.

Qui c’è tutto quello che più desideri,

potremmo raccontarci storie fino

a sera: tu per come da te vivono

gli umani, io ti svelerò il cuore arcano

dei serpenti.

Ma anche se prima ti minacciai, oh amico,

non lasciarmi più sola su quest’isola,

o piangerò che la stella non mi abbia

assassinato!”.

 

Chiusi gli occhi. Mio figlio sul Nilo.

“Mamma, quando vedrò tornare il babbo?”.

La mia sposa dal seno - al Sole- nero.

Il mio mercato.. le ombre delle vette

delle sacre piramidi da lungi.

Di quella serpe avevo pietà. Ma io

non potevo restare su quell’isola.

Mentre ridevo con il mostro al fuoco

della sera, di giorno di nascosto

edificai una cimba.

 

Ma mi soprese.

 

“Tu, dunque, ingrato, mi lascerai sola,

mi farai piangere il mio Fato orrendo..

vorrai sapermi chiusa nel silenzio

a cercare un amico con cui ridere”.

 

“Amica mia, sul Nilo ho un figlio piccolo

che da mesi non parla col papà,

ho una moglie che piange perché non

sono ancora tornato,

i miei amici, i miei fratelli la mia terra

sono lontani.

Amica mia, vieni anche tu con me,

conoscerai le bellette del Nilo,

vedrai attonita come una bambina

il riposo degli ibis sacri a Ra.

Parlerai con mio figlio, riderai

con lui.. giocherete insieme coi gatti,

ti porteremo ad ammirare l’Occhio

di Ra dalle vette delle piramidi.

Amica mia, sali anche tu sulla cimba

e viaggiamo sul mare fino al Nilo!

Vedremo i pesci-donna che ci cantano

canzoni, piangeremo insieme sopra

l’Abisso che ha inghiottito i miei compagni,

ti porterò a vedere il bel deserto…!”.

 

“No!... No! Non posso!... Leggi arcane e sante

di lasciare quest’isola mi vietano.

Va’.. torna.. possiamo solo dirci

addio!”.

 

Mi voltai. Un forte rumore di tuoni.

Una fievole voce moribonda.

Un mormorio di metallo che crolla,

come scroscio di spade scintillanti

sui campi di battaglia dell’Etiopia.

“Portami ora con te!”.

Rigiratomi, vidi enormi pezzi

d’oro massiccio. Preferì la Morte.

Povera amica!...

Non dev’essere bello vivere soli,

istigare la forza inanimata del vento

a rispondere effimere parole,

né piegarsi alla legge più severa.

Amica mia, potevamo davvero

vedere il deserto!... Ahi, che ricordo!...

Destini infami!

 

Tornando invece a noi,

ora, mio Faraone, hai ben compreso

perché quest’oro.. io voglio tenere

solo per me?...

Dipinto di John Reinhard Weguelin (1849-1927), Gli Ossequi funebri a un Gatto egiziano, Tardo-Romanticismo, Orientalismo, Simbolismo, Accademismo inglese, 1886. Olio su Tela. Auckland Art Gallery, Nuova Zelanda.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XIX Luglio AD MMXXI.

domenica 18 luglio 2021

Sneferu

Silenzio di deserto. Immensa noia.

Una piramide a coprire il Sole.

“Non ditelo alla regina ma parto..

parto a vedere i seni delle giovani

che vogano sul lago”.

 

“Le avete denudate.. rivestite

di fiori?”.

 

Una perla virente com’è verde

un coccodrillo. Quattro danzatrici.

Vino di loto di Nilo di occaso.

La schiava greca è ignuda e accarezza

le trecce di ambra dal disio baciate.

 

“Quanto costa per una notte nel

mio haremme?”… “Ma non ditelo.. no!

alla regina!”.

 

Agli inguini femminei perle e rose,

gli occhi incipriati da Hator la cruda,

Hator che giuoca agli scacchi d’Amore.

La cimba di Ra tramonta e vacilla.

Buio. Luce.. Ancora buio.

“Oh Apopi, non nascondermi le giovani!”.

Il lago a sera riflette le gemme..

il lago! incanto dei maghi e dei sogni

blasfemi.

 

Le onde si perdono e vanno all’ignoto.

Dove corrono?...

Dove ha il Nilo il suo principio, il suo fonte?...

Un pianto di coccodrillo ridente.

 

La schiava sfiora i capelli di gleso,

la perla cade nel lago e va giù…

Com’era bella! La miglior del Nilo!

Fu tolta da un cacciatore dal dente

ricurvo, dalle fauci di un serpente,

avvelenata d’Amore e bisbigli,

dal sangue degli Dei attoscata ed ebbra;

e ora?... Negli Abissi.

Sbucò la serpe dai vecchi papiri

e il prode le staccò la testa e, presola,

cadde la perla più bella del mondo.

E adesso è negli Abissi.

 

La schiava, figlia di timidi Eroi,

si getta in acqua e sbraita e affoga e muore..

e, morta, la sua perla la richiama

nell’Abisso profondo.

 

“Oh grande mago fa’ qualcosa! Rendila

al mio Amore e alla sua gemma festosa!...

Ma ti prego.. non dire nulla.. nulla!..

alla regina!”.

 

Scale marmoree dalla spiaggia al fondo,

un po’ di lago si ritrae e si placa.

Una fanciulla e ignuda e morta e pallida.

La perla d’oro al seno disiato.

Le labbia schiuse per un bacio alle onde.

Gli occhi vitrei ai ricordi dei viventi.

Il canto della cimba che sorride.

 

Silenzio di empio Abisso. Urla di noia.

“Scendo laggiù a riprendermi il mio Amore!”.

Le scale fatte di marmo svaniscono.

Il lago chiude il passaggio incantato.

Osiride sogghigna e inghiotte il folle.

 

La cimba canta canzoni di gioia.

In mezzo al lago appare un piccolo oro:

una bionda ninfea con una perla

sul cuore.

 

E questa bella ninfea canta al bel

Tramonto di Ra.. canta alla Luna

bianca, sollievo per le oscure tenebre

del povero Apopi.

Dipinto di Frederick Arthur Bridgman (1847-1928), Cleopatra sulle Terrazze di Philae, Tardo-Romanticismo, Orientalismo, Simbolismo statunitense, 1896. Olio su Tela. Dahesh Museum of Art, New York.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XVIII Luglio AD MMXXI.

domenica 13 giugno 2021

Come Antar

D’Antar seguendo sto le orme di sabbia,

ascolto l’urlo delle vecchie dune

il galoppo dei Tuareg dalle labbia

nere.

 

Che meraviglia! Il deserto mi dona

il suo saluto di tempesta e sento

il suo gridio che vola e non perdona..

quel deserto che grida dentro il vento

come un cammello.

 

E mi ritrovo tra gli odor del pepe,

del sale e della morbida cannella,

in un mercato cinto da una siepe,

in una Notte priva di una stella.

 

Che bei limoni! Che bei fior d’arancio!

Come loto m’inebrio degli incensi,

mentre c’è un povero che mangia il rancio

e guarda il cielo. Dimmi: cosa pensi?...

 

Dov’è Antar, il ribelle.. l’idiota?

È passato da queste parti? Dimmi:

è forse andato a vedere la nota

vendita delle schiave d’Etiopia?...

 

E intanto l’ermo rumoreggia e grida,

affoga le capanne e le sue palme,

mentre il balsamo cola sulla fida

mano che mummifica delle salme.

 

Antar si è volto all’ignoto del mondo,

non mi indica più i minareti belli,

forse s’è fatto solo un vagabondo,

un cacciator di prelibati uccelli,

forse si è messo a seguire il suo Nilo,

a corteggiare le nuove fanciulle

di vecchi faraoni già sepolti,

forse ha intessuto con un solo filo

un vestito per le algide betulle..

là.. nel Nord, tra i più pallidi bei volti.

 

Ma nel deserto sto camminando io,

all’ombra di una rondine selvaggia.

Sono Antar, vittima d’eterno oblio

che però mi conforta e m’incoraggia.

Quadro di Viktor Michajlovič Vasnecov (1848-1926), I Tre Bogatyri, Tardo-Romanticismo, Simbolismo russo, 1898.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XIII Giugno AD MMXXI.


sabato 15 maggio 2021

Fantasia araba

Narrami, oh rondine, un non so che di arabo:

il mormorio dell’ermo a mezzogiorno,

il passo dei cammelli che girovagano,

i fiori dei minareti lontani,

i pozzi per le guance più assetate,

le dune fatte di pioggia di Sole!...

Ma tra le sabbie dorate di serpi

ho capito che c’è sempre un agguato,

come i Sogni di Notte, i vecchi balsami:

l’eterna sete del perenne Ignoto,

l’Odalisca velata della Luna,

Allah che mi scruta con occhi di un’oasi.

Quadro di Alfred Jan Maksymilian Kowalski (1849-1915), Scene in Marocco, Tardo-Romanticismo, Realismo, Orientalismo polacco, 1903.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XV Maggio AD MMXXI.

domenica 9 maggio 2021

Fantasia della Sera

Trema la terra, il mar si terrorizza,

sento i corni di guerra dagli scogli,

sulle risaie una drakkar mi stizza,

svelta vogando sopra questi fogli;

ma è solo un’ombra.. un’ombra sola.. azzardo

d’un visionario cieco e malandrino,

sulla sabbia sibilando si spasima,

arriva ormai la sera sul mio sguardo,

del Sogno portatrice e del Destino.

 

Tremendi mari di tremanti muri

separano il mio volto dall’Ignoto,

scudi rialzando di rami un po’ scuri

di querce, sopra il mio orizzonte immoto;

belle le stelle scivolano via,

là.. nel lontan nevischio delle cime

nascoste… Come nom di un ciel che india,

oltre le vette, mi è un fior di Sublime.

 

Dove nasconde.. dove.. mi domando,

Freya le sacre mele d’oro e argento

per gli Dei ghiotti di gioventù e il blando

canto di Loreley, all’arpa sgomento,

e del Reno i tesori fiammeggianti,

e mistico di fior l’arcobaleno,

e il regno delle nebbie mormoranti,

e il filtro per gli gnomi che è un veleno..

e l’aspo delle Norne che la Vita

sospirando decide, empio decreto

di Morte, e la fiammella un po’ smarrita

dell’Amore e d’un cuor che mai fia lieto?...

 

Così mi giunge la Notte bramata,

mille Sogni di sensi e Sentimenti.

Son io che sospirando l’ho chiamata

cavalcando l’eterno dei suoi venti…

E il suo regno mi si apre e dice:

“Sogna.. sogna.. sogna! Tu va’ a sognare!”.

Quadro di Ferdinand Knab (1837-1902), Rovine dei Romani, Tardo-Romanticismo, Simbolismo, Accademismo tedesco, 1888.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica IX Maggio AD MMXXI.