Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Poesie sull'Egitto. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Poesie sull'Egitto. Mostra tutti i post

venerdì 29 luglio 2022

Fantasia del Deserto

Vorrei raccogliere tutte le perle

che i vortici nascondono del Nilo

se sapessi che allor potrei vederle,

le tue chiome, e vedere i tuoi sguardi

e sentire il tuo cuore a filo a filo

dei miei sogni. Vorrei sfidar ghepardi

e lëoni e selvaggi ermi lontani,

se fossi certo di mirarti ancora,

per stringerti, per baciarti le mani

nell’attimo breve che ci innamora.

 

E sogno.. sogno di udire il tuo nome

dalle stelle leggiadre della sera,

e dalle pietre urlanti di Memnone

e dalla schiera

di vecchi templi incensati di sabbia;

e sogno perché l’Amor resta come

un aspide che morde e che avvelena,

donde un bacio s’esala dalle labbia.

Dipinto di Hermann David Salomon Corrodi (1844-1905), Egitto: il Chiosco di Traiano presso il Nilo, Tardo-Romanticismo, Pre-Simbolismo, Accademismo, Orientalismo italo-svizzero, 1905 circa. Olio su Tela, Dimensioni Sconosciute. Collezione Privata.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XXIX Luglio AD MMXXII.

lunedì 19 luglio 2021

L’Isola degli Incanti

Un’onda alta otto piedi. Il mare bolle.

Urli di pesci-donna e scogli neri.

Tornavamo dalle albe dune, al Sole

della Nubia gettate dagli Dei.

Tutto finì nel mare: l’oro il dolce

balsamo dell’incenso le pregiate

pelli di serpi e pantere le zanne

dei giganti che regnano sull’Africa.

Anche il mio amato equipaggio perì,

volti di amici ben noti che più

non rivedrò nemmeno per le tombe.

 

No.. non so come mi salvai. Ero anch’io

tra i flutti irati del Dio degli Abissi

marini. Persi conoscenza… E quando

ripresi i sensi ero seduto ai liti

di un’isola deserta. Ma le palme

grondavano liquori mai gustati

ed, ebbro di costoro, m’inoltrai

per osservare una via di salvezza.

 

Però, d’un tratto, una serpe tutta oro,

che come il Sole luceva, m’apparve

e stritolandomi in tra le sue squame

mi minacciò.

“Umano, come sei giunto sull’isola?...

Dimmelo! Ma se non me lo dirai

in fretta, io ti mangerò tutto intero!”.

 

Raccontai la mia storia ed essa fu sazia

sì che mi fece grazia e mi lasciò.

“Ora la mia isola è anche la tua, umano.

Non temermi! Vivevano con me

altre serpi, anch’esse oro, erano i miei

amici, erano i miei cari, i fratelli.

Una notte una stella furibonda

cadde sui nostri covi e ci ammazzò.

Come tu ti salvasti dal naufragio,

io mi salvai dalle fiamme assassine,

gli estinti lagrimando per gran tempo.

Ora in te ho ritrovato un nuovo amico,

qualcuno che mi faccia compagnia

in questa solitudine inumana.

Qui c’è tutto quello che più desideri,

potremmo raccontarci storie fino

a sera: tu per come da te vivono

gli umani, io ti svelerò il cuore arcano

dei serpenti.

Ma anche se prima ti minacciai, oh amico,

non lasciarmi più sola su quest’isola,

o piangerò che la stella non mi abbia

assassinato!”.

 

Chiusi gli occhi. Mio figlio sul Nilo.

“Mamma, quando vedrò tornare il babbo?”.

La mia sposa dal seno - al Sole- nero.

Il mio mercato.. le ombre delle vette

delle sacre piramidi da lungi.

Di quella serpe avevo pietà. Ma io

non potevo restare su quell’isola.

Mentre ridevo con il mostro al fuoco

della sera, di giorno di nascosto

edificai una cimba.

 

Ma mi soprese.

 

“Tu, dunque, ingrato, mi lascerai sola,

mi farai piangere il mio Fato orrendo..

vorrai sapermi chiusa nel silenzio

a cercare un amico con cui ridere”.

 

“Amica mia, sul Nilo ho un figlio piccolo

che da mesi non parla col papà,

ho una moglie che piange perché non

sono ancora tornato,

i miei amici, i miei fratelli la mia terra

sono lontani.

Amica mia, vieni anche tu con me,

conoscerai le bellette del Nilo,

vedrai attonita come una bambina

il riposo degli ibis sacri a Ra.

Parlerai con mio figlio, riderai

con lui.. giocherete insieme coi gatti,

ti porteremo ad ammirare l’Occhio

di Ra dalle vette delle piramidi.

Amica mia, sali anche tu sulla cimba

e viaggiamo sul mare fino al Nilo!

Vedremo i pesci-donna che ci cantano

canzoni, piangeremo insieme sopra

l’Abisso che ha inghiottito i miei compagni,

ti porterò a vedere il bel deserto…!”.

 

“No!... No! Non posso!... Leggi arcane e sante

di lasciare quest’isola mi vietano.

Va’.. torna.. possiamo solo dirci

addio!”.

 

Mi voltai. Un forte rumore di tuoni.

Una fievole voce moribonda.

Un mormorio di metallo che crolla,

come scroscio di spade scintillanti

sui campi di battaglia dell’Etiopia.

“Portami ora con te!”.

Rigiratomi, vidi enormi pezzi

d’oro massiccio. Preferì la Morte.

Povera amica!...

Non dev’essere bello vivere soli,

istigare la forza inanimata del vento

a rispondere effimere parole,

né piegarsi alla legge più severa.

Amica mia, potevamo davvero

vedere il deserto!... Ahi, che ricordo!...

Destini infami!

 

Tornando invece a noi,

ora, mio Faraone, hai ben compreso

perché quest’oro.. io voglio tenere

solo per me?...

Dipinto di John Reinhard Weguelin (1849-1927), Gli Ossequi funebri a un Gatto egiziano, Tardo-Romanticismo, Orientalismo, Simbolismo, Accademismo inglese, 1886. Olio su Tela. Auckland Art Gallery, Nuova Zelanda.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XIX Luglio AD MMXXI.