Io credo al fascino della Notte e delle
ombre e della Luna quando da pallida
maschera splende; e credo a tante
stelle
adamantine e all’Estate e alla calida
preghiera delle rane addormentate,
dei fiori e delle cicale risonanti,
dei vecchi spirti e delle vecchie Fate,
e delle ore che vanno sempre avanti
e che si dispongono nello spazio
di molti Sogni a portar l’antelucano
attimo dell’aurora e dello strazio
dell’abbandono del Sogno lontano,
il qual nell’eterno oblio ora discende.
Ma credo sempre alla Notte e a una nube
nera che tempestosa e cieca pende
a generar tempeste dal suo pube,
dal suo ventre, dal suo occhio
adulterino
che m’affattura come una malia
d’una incantatrice danzante fino
al limitar sperduto della via
e della piazza. E credo alla gemente
voce della timida mia coscienza
che aspetta che le luci sieno spente
per esplodere più libera e senza
catene e senza prigioni per dire
ai Sogni le parole mai profferte
e sognare.. vagare, attendo.. e udire
il sonno del corpo rimasto inerte.
E credo nel risveglio, dopo l’alba,
per dolère con il nuovo chiarore
di questa Vita miserrima e scialba
rimasta senza Muse e senza Amore.
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Dipinto di Antonio Ambrogio Alciati (1878-1929), Spasmo, Tardo-Romanticismo, Scapigliatura, Simbolismo italiano, 1907. Olio su Tela, 150,0x160,0. Collezione Privata. |
Massimiliano
Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XX Maggio AD MMXXII.