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sabato 8 ottobre 2022

Ode anacreontica - Tempo d’Ottobre

Solitario sul calle

attendo la vendemmia,

mi sfugge una bestemmia

al Sol che vive e muor.

 

Là tra le nebbie torve,

qui tra le foglie nere,

addio mie Primavere,

addio sogni d’Amor.

 

Dormo bevendo il mosto,

fingo riposo lungo,

m’attosco con un fungo

per esser sognator.

 

E tu, o èllera cara,

risali sopra il muro,

mi doni un serto oscuro

di nebbie e di dolor.

 

Sei la mia terra-tomba,

sei la mia pia ghirlanda,

lasciami in questa landa

d’etterno viaggiator.

Dipinto di John Atkinson Grimshaw (1836-1893), La Signora di Shalott (The Lady of Shalott), Romanticismo, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Pre-Simbolismo, Simbolismo inglese, Epoca Vittoriana, 1875 circa. Olio su Tavola, Dimensioni 61,0x91,4 cm. Collezione presso il The Yale Center for British Art, Haven (Regno Unito).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato VIII Ottobre AD MMXXII.

lunedì 16 novembre 2020

Sonetto - Sulla sconvolta Sera invoco assente Quiete

 Sulla sconvolta sera invoco assente quiete

con il cuore che freme e che si svelle

tepidamente dormendo. Alle stelle

sospirando, però, questa mia sete

 

di requie a tante nebbie volge, ascete

del novembrin tramonto. Ora, la pelle

pallida della Luna alla ribelle

sua forma d’oblio, infatti, come mete

 

del mio desio, brillando, si alza e vola

donde la bruma in un mar si tramuta

di lume… cesio… d’oro… ma febbrile.

 

In quest’attimo manca la parola,

e in queste nebbie il mio cuor non rifiuta

sentir la Luna che dice “Oggi è Aprile!”.

Quadro di Joseph Mallord William Turner (1775-1851), Pescatori in Mare, Pre-Romanticismo inglese, 1796.

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XVI Novembre AD MMXX.


martedì 8 ottobre 2019

Strofe saffiche - Gli Epitaffi di Ottobre

Non furon giambi, non furono carmi;
ma i fiori sono sempre rifioriti
nel petto della Primavera, intorno
all'ellera. Ora,

mi trascina la Furia del Mistero,
l'incognito selvaggio oltre la sera;
ed è un senso di lugubre mestizia
il mio muto animo

che nel riverbero un po' aspro di queste
mie luci cittadine or si disperde,
rarefatto nel mare della sòlita
Notte che grida.

Non fu il riposo dell'Arbogna o della
campagna, o gli alberi irti delle terre
che dormivano calme; ma son sempre
rimasti fermi

i sassi che ondeggiaron per due o tre
tiri sulle onde di traverso per i
sognati palpiti. Oh serena luce
di sera! tu

qui ascolti il testamento di quest'ultimo
bardo; ma osi silenziar la tua bocca,
rinnegare la morbida parola
alla mia angoscia.

(E) ora ho päura della solitudine
che mi porti nel tuono del tuo sguardo,
con i ceri del Sole che si spengono,
con le sfumate

ombre dell'infinito tuo Tramonto,
colpevole di celarti a me che urlo.
No! Non furono giambi ma epitaffi
sull'ellera. È ora!

Gai a questi epitaffi erano i Sogni,
nello späesato Tramonto. Piovve.
Lagrimarono i miei occhi illagrimati 
stolti Destini.

Caspar David Friedrich, Un Cimitero in Mezzo alla Neve, Romanticismo tedesco, 1817-1819

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì VIII del Mese di Ottobre AD MMXIX.

sabato 7 ottobre 2017

Tu, o Autunno, così a me vieni, e sempre

Tu, o Autunno, così a me vieni, e sempre
osi riportarmi da ogni via
le ricadute foglie che dal ventre
del primo vento cadono; e languìa

pur da tanto l’Estate co’ sue tempre
selvagge, e il Sole suo, e dunque venìa
sì svelto ottobre e sua nebbia. Ma mentre
penso, m’è dolce ‘l scrìver Pöesia.

Infatti m’è d’incanto la vendemmia,
che è un’ultima gioia prima dell’inverno;
e d’incanto, degli occhi oltre i confini

vado. Mi fondo nel Tutto, oh bestemmia!
e sono vento tra fango ed Eterno,
un’impiccata ombra agli aghi dei pini.



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato VII del Mese di Ottobre dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.


lunedì 28 settembre 2015

Ode alle Notti e alle Nebbie dell’Autunno di un’Anima e di un Cuore

Oh mie piccole nebbie, oh spettri immersi e falbi
nell’orizzonte infinito, e oh scialbe cere e oscure
del meriggiàr dei sùbiti tramonti, e 
oh mietute campagne, udite! È un canto, ed è

il mio sognàr più nuovo; e qui ove il pianto (mio)
si proträe all’Ignoto, i vostri monti che sono
discernibili appena, e queste sere
tristi mi son. E i crepuscoli tersi - i vostri! -

dalle lacrime mie saranno; e aspersi (da lor) per sempre
andranno i miei ricordi, e le preghiere mie.

Perché qui in un arcano - e ora - mi opprime - e molto! -
un’appassita cura: che per voi è un singulto, e
che per me è un soffrìr che mi inquieta il cuore. E

è il taciturno assenzio d’un Amore cieco
che oltre i miei sogni non sarà che inulto - e vano -
e che pur ha un non so che di sublime inattesa.

Ma tra voi, oh nebbie, le lontane cime or stanno immerse, e il
mio sogno è Notte; ed è il regno dell’occulto senso. E…

e a voi renderò un culto,
tenebre eterne. E è un fatàl rituäle,
il mio cuor che si fonde a un maëstrale. E piango!

Notti perenni! Mi avete inghiottito, oh voi,
la mia sognata rosa dell’estate,
dove il dolore non è che infinito, eterno! E…

e alla vostra e alba Luna, e alle dorate sue forme, e alle
prime nebbie d’autunno, a me è il patire,
e so che voi così vi rallegrate, oh insane!

Ma perché tarda questa rosa a venire a me?
Non bramo tanto: sognare e dormire. E il Cielo tace.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro




Domenica XXVII Settembre AD MMXV

giovedì 24 settembre 2015

Idillio d'Autunno

Canto!

Le brine gelide, e
i scialbi nugoli,
l’aurore roride, e un
grido d’un Unno,
spettro selvatico,
tombe di tenebre,
viene l’autunno;

e il mio cuore non scorge che le foglie
che cadono ingiallite, e sente doglie.

Canto!

Giunge immobile,
inesorabile, un
sepolcro timido
di lìgneo ossame, e…
e si precipita
dal nudo platano,
dal tetro frassino, il
secco fogliame. E

sembra la mia gioventù che s’invola,
dove son cieco, e non so dìr parola.

Canto!

Lungi va l’iride
mia che qui spasima
al canto flebile
della vendemmia,
gelo terribile,
volto di Sìlfide, e
grida interminabili
d’una bestemmia;

ed è forse costui sul mio cammino
quello che ha un nome oscuro, il mio Destino.

Canto!

Fugge l’allòdola,
geme la rondine,
strìllan le nòttole, e…
e i cardellini,
ha fame un pàssero,
i corvi trèmano, e
sui campi gèmono
i beccaccini;

strilla di liuti, di sogni e di canti,
arcana voce dei miei antichi pianti.

Canto!

Odo quest’àliti
di vento indocile,
di piogge e di oïdi,
coprìrsi il giorno, e
le nubi cèrule,
le terre pallide, e
intendo i palpiti
d’un truce corno,

sogno represso nel sangue secreto,
cure d’un folle Poëta irrequieto.

Canto!

Le cacce squillano,
i cani inseguono,
le selve mùtansi
in camposanti,
càdon le tortore,
ferite all’ùgola
dai piombi languidi,
i cuori infranti,

com’è il mio cuore, piangente in eterno,
da un dubbio asperso, conteso dal scherno.

Canto!

Gelano l’àlighe
sull’acque limpide
dei stagni tremuli, e
ghigno autunnale
s’erge al crepuscolo,
con guance orribili,
è il maëstrale, e…

e senso visionario di ponente
dell’occhi mio che sogna ed è demente.

Canto!

Odo: sta in fremiti
la sera giovane
che presto s’agita, e…
e viene bruna, e
più oscura e lugubre -
di streghe i pòllici
che il cielo graffiano -
lungo la Luna,

ossame scialbo, qui ordìto d’argento - che -
sopra il mio volto s’angoscia tra il vento.

Canto!

Notte di funebri,
ombre e fantàsimi,
pianto di ràmore
vecchie e lontane, e
impronte rigide
di Luna candida,
di stelle deboli, e
lanterne vane,

dove è giunta così l’ora del sogno,
l’insonne pianto del qual mi vergogno.

Canto!

Volti trapàssano
d’inquieti vàlichi,
oltre le formide
cime dei monti, e…
e a Morte suonano
i flutti spastici
delle più tisiche, e
gelate fonti; e…

e mentre giaccio in un grido di lagna, or
m’è più caro il pensàr della montagna,
dov’era estate nel giòvin mio cuore,
un preludio d’autunno e di dolore.   


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Giovedì XXIV Settembre AD MMXV