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mercoledì 7 settembre 2016

Il Nome dell'Autunno

L’Autunno ha il nome di Nerone, il folle,
il Sole che arde l’ùltimo frumento,
e teme il fàr del vento,
le làgrime di prime piogge, e i tùrbini
che spèngono le fiamme in su’ i fienili,
e i ramoscelli vili
che alimèntano il guizzo qui del fuoco,
rimanèndone poco;
mentre d’intorno, per le selve e i pioppi,
il Mostro grida co’ il sparàr dei schioppi…
e il giòvine leprotto che è inseguito
al piè di un sàlice esàla il suo estremo
spiro, e corre al banchetto
di un cacciatòr e di un padre vecchietto.
L’Autunno ha il nome di Unni vagabondi,
lungo l’amara dolcezza del mosto,
è la tomba di agosto,
Àttila che le stirpi sottomette
delle estati del Reno e delle piane
e delle Alpi lontane;
e i trïònfi dei mesi estivi e belli
non son ora che un cènere, e che avelli….
E le foglie or princìpiano a specchiàr
d’in sul mare dei nùgoli ammalati
l’argento ocra del Sole,
pètali rossi di sospese viole.
L’Autunno ha il nome di Napolëòne
con il destriero delle nebbie scialbe
sul fàr delle prime albe,
urla di guerra eterna alle stagioni
quiete, e che ovunque annienta gli orizzonti
con il vespro in su’ i monti,
e con la Morte che esce dalle tasche,
e inghiotte e opprime le cadute frasche….
E l’ùltima bagnante or piange alle onde
che si son fatte gèlide e crudeli,
e piangendo si veste,
mentre tramòntan le gialle foreste.
E tra i miei monti è di caccia oricàlco;
le mie estati, i miei Sogni ei scruta, Autunno,
come la lepre il falco.
Sàtana che è geloso delle chiome
delle querce, ecco! oh stagione, il tuo nome!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

Anne-Louis Girodet Trioson, Ossian riceve i Generali della Repubblica, Pre-Romanticismo francese, Prima Metà del Secolo XIX



Nei Dì di Martedì VI e Mercoledì VII del Mese di Settembre dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI

venerdì 2 ottobre 2015

Ottobre

Perché sei sempre più oscuro, oh orizzonte
mio? E quest’autunno fiele mi diventa, e…
e paüra dei sogni e del più ignoto e
tetro avvenire. E che sorge e che muore

appena all’alba è il giorno, come il cuore
che irrequieto mi pulsa; e io giaccio immoto e
e tormentàndomi, e dove s’avventa
la prima nebbia tra i sentieri e il fonte, e

e si gelano l’acque sotto il ponte,
quasi ansimando scruto che va lenta
la gallinella. E il meriggio m’è vuoto, e…
e senza nubi: di nebbie è il grigiore.

Così trascorro queste soffrenti ore in
angoscia e in strazi; e al mio sognàr devoto
la perduta speranza mi tormenta. E…
e tu, oh mio cielo, perché sei oltre un monte?

E tacerà l’ottobre, dunque! E prone
qui cadranno le foglie dei miei Tempi, e…
e gemerà con me l’errante aïrone

della giuncäia. E io urlerò una canzone, (a te) e…
e tu, oh orizzonte, al mio Destino adempi
già da quest’ora? O attenderai le buone

brine dell’alba, e il sofferente eöne
d’un sogno? E avrò dolori, e orridi scempi,
dunque! E urlerò una morente passione! E…

e in queste ombrose zone
dove già vola una gelida brezza, - io -
dirò l’addio alla spenta giovinezza!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro




Venerdì II Ottobre AD MMXV

giovedì 24 settembre 2015

Idillio d'Autunno

Canto!

Le brine gelide, e
i scialbi nugoli,
l’aurore roride, e un
grido d’un Unno,
spettro selvatico,
tombe di tenebre,
viene l’autunno;

e il mio cuore non scorge che le foglie
che cadono ingiallite, e sente doglie.

Canto!

Giunge immobile,
inesorabile, un
sepolcro timido
di lìgneo ossame, e…
e si precipita
dal nudo platano,
dal tetro frassino, il
secco fogliame. E

sembra la mia gioventù che s’invola,
dove son cieco, e non so dìr parola.

Canto!

Lungi va l’iride
mia che qui spasima
al canto flebile
della vendemmia,
gelo terribile,
volto di Sìlfide, e
grida interminabili
d’una bestemmia;

ed è forse costui sul mio cammino
quello che ha un nome oscuro, il mio Destino.

Canto!

Fugge l’allòdola,
geme la rondine,
strìllan le nòttole, e…
e i cardellini,
ha fame un pàssero,
i corvi trèmano, e
sui campi gèmono
i beccaccini;

strilla di liuti, di sogni e di canti,
arcana voce dei miei antichi pianti.

Canto!

Odo quest’àliti
di vento indocile,
di piogge e di oïdi,
coprìrsi il giorno, e
le nubi cèrule,
le terre pallide, e
intendo i palpiti
d’un truce corno,

sogno represso nel sangue secreto,
cure d’un folle Poëta irrequieto.

Canto!

Le cacce squillano,
i cani inseguono,
le selve mùtansi
in camposanti,
càdon le tortore,
ferite all’ùgola
dai piombi languidi,
i cuori infranti,

com’è il mio cuore, piangente in eterno,
da un dubbio asperso, conteso dal scherno.

Canto!

Gelano l’àlighe
sull’acque limpide
dei stagni tremuli, e
ghigno autunnale
s’erge al crepuscolo,
con guance orribili,
è il maëstrale, e…

e senso visionario di ponente
dell’occhi mio che sogna ed è demente.

Canto!

Odo: sta in fremiti
la sera giovane
che presto s’agita, e…
e viene bruna, e
più oscura e lugubre -
di streghe i pòllici
che il cielo graffiano -
lungo la Luna,

ossame scialbo, qui ordìto d’argento - che -
sopra il mio volto s’angoscia tra il vento.

Canto!

Notte di funebri,
ombre e fantàsimi,
pianto di ràmore
vecchie e lontane, e
impronte rigide
di Luna candida,
di stelle deboli, e
lanterne vane,

dove è giunta così l’ora del sogno,
l’insonne pianto del qual mi vergogno.

Canto!

Volti trapàssano
d’inquieti vàlichi,
oltre le formide
cime dei monti, e…
e a Morte suonano
i flutti spastici
delle più tisiche, e
gelate fonti; e…

e mentre giaccio in un grido di lagna, or
m’è più caro il pensàr della montagna,
dov’era estate nel giòvin mio cuore,
un preludio d’autunno e di dolore.   


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Giovedì XXIV Settembre AD MMXV

sabato 12 settembre 2015

Pensiero di un Cuore inattuale

Non hai più, oh cuor, le concitate corti
dove potèr cantare! E
non hai più desidèri? E a che sognare? E
qui i volti assorti e

ombrosi e forti

delle nuvole in cielo, e i fiori morti
ti dissolvono. - Oh mare
d'ire e tempeste, eh! vuoi tu divorare
i miei, i miei accordi? E

i miei ricordi?

E le mie vene or stilleranno avare
foglie di pianto; - e i torti
e forse il Fato, oh cuoricino, e i fiordi -
li odi? - Oh tu, oh mare? Eh!

Vanno a gridare! Eh!

E forse sono questi i sogni muti
del tuo secreto vino,
oh cuore! E non senti? E son liuti? E

or la tua Poësia cade. - È il Destino! E
voi, miei sogni perduti,
ci siete? - E io inclino

all'ombre dello spino,
dove vanno le nebbie oscure e autunnali,
Anima morta nei ciel sepolcrali! E

addio, sogno, cui inchino,
di allegre danze, e aspetti di fanciulle,
e addio, betulle, e

e addio, a te, pellegrino
e sempre tetro e appassito, oh mio cuore,
trapassato da due urla e dall'Amore!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Sabato XII Settembre AD MMXV

martedì 8 settembre 2015

Il Lamento di un'Anima all'Autunno del Cuore

E fuori v'è l'autunno, e il cielo muore,
e lentamente la sera rinviene;
e voi? mie foglie, e impallidite vene
di nudi rami, e voi? mi dite: e aurore


di selvagge e perenni e urlanti Notti,
e istanti oscuri di silenzi, e pianto;
e tu, mio cuor? Tu le lor grida inghiotti,
e non ti resta che trillàr un canto.
Ma nessun occhio, ahi, vede che sei affranto;
e i miei e i tuoi affanni scòrron disperati.
E perché son malvagi questi Fati?
Dimmi Tu, Iddio: perché, ah, perché il dolore?


E vengono le Furie, e le oscure ore
dove in me giace il sognàr; e sovviene
ogni pensiero: e le cure, e le pene,
e i tuoi singhiozzi; e sei tu? Tu, il mio cuore?


Così mi resta questo tè da bere,
dove ogni stilla fa l'eco del Nulla,
ambrato specchio del mio e tuo dolère!
Cuor, ho sognato! e v'era una fanciulla,
una piccola figlia d'una rosa.
Ma nella tazza non si specchia; e niente
intorno volge. E allor placidamente
insonne dormo; e l'autunno riposa?
Avete, oh Mostri, plasmato il mio mondo,
oh vecchi spettri! E dov'è l'iracondo
uomo beffardo? il mio verme e Demòne?
che mi ha legato a un verso e a una canzone.


E fuori v'è il presagio dell'inverno,
lì, quando i miei occhi scorgono le prime
gelide nebbie, e le brine. E Tu, Eterno?


Sai? La mia giovinezza andò alle cime
più alte dei monti, e ivi e da lì cadeva,
e mi fu il verso gioia, e il sogno sublime.


Oh sogni miei, lasciate che io vi beva
ancora e sempre! Ma voi, oh voi, fuggite!
e ricordo: e ogni labbro che taceva;


e della Vita le forze smarrite,
e le promesse delle sue chimere....
E intorno vedo le foglie appassite.


E fuori e qui s'apprestano le sere,
e siete vane, oh voi, dolci preghiere!


E fuori v'è l'autunno, e il sogno muore,
e non so se vedrò il giorno; e tu, alba,
perché non vieni? perché il tenebrore?
Anima nuda! Anima oppressa e scialba!
La gioventù passò; e l'ho consumata
nel Nulla del sognare; e inutilmente
ho fatto studi? e urlato versi? E lente
passano le ore della Notte odiata?
Sono la brina che un ramo raccoglie,
e che al mattino decade e si scioglie;
e un uomo che si dice ed è perduto
per questo sogno, un vìver non vissuto!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Martedì VIII Settembre AD MMXV

domenica 30 agosto 2015

Presagi sentimentali d'Autunno

Non è forse settembre? Oh cuor, non senti?
La vigna canta un’estrema canzone;
e dove va? se non ai Sentimenti
che t’intristìscon? E la cacciagione
presto verrà, e griderà della Morte.
Non odi il tuono del fucìl meschino?
e l’estremo brindàr del tuo Destino?
Non lo scorgi alle nubi in ciel assorte?
Una vendemmia di sensi sfiorisce,
e tu, la intendi? È un lupo che guaïsce!
E il vendemmiante raccoglie i tuoi sogni,
caduti come foglie. L’odi? Ed ogni

sospiro antico scompare in un’urna,
dove la vanità ha fatto il suo corso.
Lo sai? che durerà poco la diurna
alba del Sole, e del suo falbo morso?
Viene settembre, e il tuo sognàr declina;
e la Notte è perenne, e aspro il silenzio.
E tu, tu dunque, osi bêr quest’assenzio?
la stilla amara di questa mattina?
Uva fu il sogno d’un vino pacato;
e morti i sogni, che resta? Il tuo Fato!
Or la tua Vita va, e va a decadere,
dove s’invecchia. Oh l’eterno dolère!

Ma non scorgi quell’ombra che s’avanza?
Colà, tra le foglie ingiallite e perdute?
Forse è uno spettro che tra i nembi danza;
gli occhi son ciechi, e le labbra son mute.
Non è questo il relitto del tuo sogno?
Guarda quest’ombra! Si muove e urla come
una fanciulla ignota e senza nome;
e insieme la scorgiamo; e io mi vergogno
di te, oh mio cuore, ancor sognante e folle,
nella giovane Notte d’un bel colle!
L’Autunno giunge, e il sogno si è smarrito.
No! non temere! Ecco vien l’Infinito!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro




Domenica XXX Agosto AD MMXV

sabato 29 agosto 2015

Breve Pensiero poetico di un Pomeriggio della Fine di Agosto

Nel ciel che è scialbo, ve’! tramonta il Sole,
e l’estate or trapassa. E odi? una foglia
cadèr a terra? e dormìr l’orbe viole?
e quel che ho in cuor non è forse una doglia?
Così ricordo la montagna, dorso
d’un Titàno che folle si ribella;
e nel ciel, ve’? non brilla più una stella?
Ed è così che il sognàr m’è trascorso?
L’autunno attendo, e settembre s’avanza.
Della vendemmia non è la sua danza?
Ho in cuor dei sogni un eterno ritorno;
ma quel che è Notte, non sarà mai un giorno.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Sabato XXIX Agosto AD MMXV

mercoledì 26 agosto 2015

Il Crepuscolo dell'Estate

Un dì era un sogno che fuggiva inquieto,
e ora l’autunno viene;
e tu, oh cuore, lo senti? È l’irrequieto
sospìr del vento. Oh pene
dei vani istanti del sognàr perduto!
E una foglia ingiallisce. E
può che s’invecchi il trillo del mio liuto?
È l’estate! Finisce! E

attimi eterni gridano
del vivo e incauto Sole,
e lor che all’erbe giacciono
moriranno le viole.
Odi? Il vento bestemmia
sull’ultima vendemmia!
Vedi che il cielo muore?
E il sogno fu dolore!

Sogno, oh tu, sogno, un romantico sprezza
la via e la porta; onde ama le finestre,
arrampicarsi ai rami, e la carezza
d’un deserto; e lo sai? Ama le ginestre!
Non una Notte di sensi convulsi,
non una quercia di scialbi lenzuoli!
Non lo sai, sogno? dove vai e ove voli?
E perché allòr nel cuor sento che pulsi?
Tentasti accarezzàr l’estive chiome,
solleticàr il soleggiato addome;
e l’estate si chiama gioventù.
Forse la rivedrai, forse non più!

Verrà autunno, e nebbia intorno,
l’ora fredda delle bare,
e tu, cuore, vedrai il giorno
affogare in questo mare,
penserai a ciò che è trascorso
col veleno e col rimorso.

Ma il sogno invitto nel tramonto spera,
passeranno gli inverni oscuri e tetri.
Pensa! A marzo: vedrai sui freschi vetri
la nuova danza della Primavera;
e sarà nuovamente un’altra estate,
e sarai di costei l’eterno Vate!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Mercoledì XXVI Agosto AD MMXV