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lunedì 7 settembre 2015

In Ricordanza d'un ultimo Fiore d'Estate

Ah, perché ho gli occhi che brìllan di pianto?
Una cura mi opprime.
Ah, perché ho gli occhi che brìllan di pianto?
È il Destino sublime!
Canto!

Vien settembre; e che? il mio cuor non lo aspetta?
lì, dove mie si svolgono le sere
dei ricordi; e or sedendo a un’ombra - vetta
di nivee nebbie - e or gridando preghiere,
e qui dormendo scagliandomi a un sogno,
esterrefatto, io che rimembro? è un fiore
che vien da un monte; e nel suo tenebrore
autunnale a che gemo? E mi vergogno?
Era una rosa, e sangue d’uno stelo
che si volgeva alle nubi del cielo.
E ora che giaccio a questa oscura riva,
lo so! so che il mio fior svelto appassiva!

E cosa chiedo a questo fior perduto?
Forse l’amato avello.
E cosa chiedo a questo fior perduto?
Lì scorreva un ruscello.
Canto!

Eri tu rosa? O eri viola? O ninfea?
E il mio labbro taceva, ebbro di orgoglio;
e perché non sapevo che una Dea
fatta di fior, discorresse? E or? cosa voglio?
Tu, oh tu, oh mio fiore, sei defunto; e sei
tu la mia giovinezza? e indefinita
corolla? e forza della muta Vita?
E voi, tacete! Oh desidèri miei!
E odo che invecchio come un ramo all’alba,
quando d’intorno va la brina scialba;
ed eri tu con corolle dorate
l’ultimo fiore di questa mia estate!

E perché ancora ti ricordo, oh rosa?
Il tuo stelo è sepolto!
E perché ancora ti ricordo, oh rosa?
Guardami il pianto in volto!
Canto!

E tu, oh mio cuore, rimembri il suo spino?
e ivi, i giovani e suoi lineämenti?
e il piccolo e leggiadro corpicino?
E quali furono? i tuoi Sentimenti?
Ed era un sogno, e il sognàr trapassava
all’ombra fresca d’un monte selvatico,
e ai sassi impuri d’un eterno valico;
e la rosa melliflua m’inquietava.
Così mi resta un sospìr interrotto,
ed è un dolòr col quale sempre io lotto;
e con la fede verso il Ciel d’Iddio
che debbo dir? Se non l’ultimo addio?


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Domenica VI e Lunedì VII Settembre AD MMXV

mercoledì 26 agosto 2015

Il Crepuscolo dell'Estate

Un dì era un sogno che fuggiva inquieto,
e ora l’autunno viene;
e tu, oh cuore, lo senti? È l’irrequieto
sospìr del vento. Oh pene
dei vani istanti del sognàr perduto!
E una foglia ingiallisce. E
può che s’invecchi il trillo del mio liuto?
È l’estate! Finisce! E

attimi eterni gridano
del vivo e incauto Sole,
e lor che all’erbe giacciono
moriranno le viole.
Odi? Il vento bestemmia
sull’ultima vendemmia!
Vedi che il cielo muore?
E il sogno fu dolore!

Sogno, oh tu, sogno, un romantico sprezza
la via e la porta; onde ama le finestre,
arrampicarsi ai rami, e la carezza
d’un deserto; e lo sai? Ama le ginestre!
Non una Notte di sensi convulsi,
non una quercia di scialbi lenzuoli!
Non lo sai, sogno? dove vai e ove voli?
E perché allòr nel cuor sento che pulsi?
Tentasti accarezzàr l’estive chiome,
solleticàr il soleggiato addome;
e l’estate si chiama gioventù.
Forse la rivedrai, forse non più!

Verrà autunno, e nebbia intorno,
l’ora fredda delle bare,
e tu, cuore, vedrai il giorno
affogare in questo mare,
penserai a ciò che è trascorso
col veleno e col rimorso.

Ma il sogno invitto nel tramonto spera,
passeranno gli inverni oscuri e tetri.
Pensa! A marzo: vedrai sui freschi vetri
la nuova danza della Primavera;
e sarà nuovamente un’altra estate,
e sarai di costei l’eterno Vate!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Mercoledì XXVI Agosto AD MMXV