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lunedì 12 febbraio 2018

The Last Rose of Summer - Il Canto di Tannhäuser

Assaporerò io forse i vostri acciari,
e il Sole a mezzogiorno li vorrà
alluminare tinti del mio sangue;
e la vergogna e il disonore apprenderò
nel peregrinàr mio. Questo è il Destino!
Forse voi mi chiamate cavaliere
perché io possa sfidàr le vostre leggi?
Sono forse un Titano baldanzoso?....
Voi non sapete sì fitto mistero
che in fosche grotte mio cuòr ansio attende
tra i Sogni delle Idee e gli incubi eterni;
né mai avete veduta Freya, la Dea.
Non è vero?....
Vorrete bèrmi ogni stilla del sangue
che voi chiamate immondo e menzognero,
che d'insulti coprite... voi, e i pugnali!
E mi trafiggerete così irati
perché ne' lor torrenti ho abbandonate
le follie e le chimere, Freya e le Ondine,
e l'Ideale rabbioso e dolente
per Amòr di sì mortàl fiorellino.
Dite! mi trafiggerete, oh superbi?
Non è vero?....
Ogni lama sarà contro il mio petto,
mi segnerà una croce sulla pelle,
e tòrmi l'Anima ardirà cotanto
per il lamento di me, un Trovatore,
che, non volendo, vi disfìda, oh bruti,
dove l'incauto ardòr che serbo dentro
furiosamente udito avrete! è il Fato!....
Io piango!... piango perché non capite
l'arpa mia che s'è sciolta tintinnando
come pioggia d'argento per la giòvine
rosa perduta dell'Estate mia,
o il mio silenzio d'eccesso funesto.
Dìtemi! non ho declamato niente?
Non è vero?....
Se mai potessi vòlgere alla rosa
un cenno, un bel saluto, il mièl di un'ode,
dìrle: Fèrmati, oh fiore!... e lì beàrmi
sol d'un suo sguardo, un'altra volta,
vedèrle i pètali in oro gemmati,
e contemplare il casto labbro suo!
o cantàrle una stanza trobadòrica
da' i cortìl del castello, nella Notte,
sotto il verone suo, al buio, prottetto, incògnito
cantore e cavaliere, e ardito e prode!
Ma vedrò i vostri acciari; e fia il silenzio.
Non è vero?....
Eppùr dirò che questa rosa eterna
più di Freya splende e più del Sogno e d'ìncubo;
e con le spade vostre a me dirette e aguzze
piangerò ancora per la lontananza
che da codesto fiore Iddio m'impone,
onde il mistero resterà con me,
a tradimento trafitto e discolpato.
Ma com'è mesta mia Vita al stèl lontano!
Come nervoso si fa il mio silenzio!....
Mi perdonerete, oh voi, oh cavalieri?
Non è vero?

Jacques Clément Wagrez, Illustrazione di Tannhäuser nella Grotta di Venere, Tardo-Romanticismo francese, Seconda Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XII del Mese di Febbraio dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

venerdì 13 ottobre 2017

Madrigaletto di Ottobre

Può questi ésser l’ultimo mio Sole
che a ottobre a vendemmiare viene; e tace
appena dopo. Viole
rimaste senza pace!

Rosa d’Estate che geli nel prato,
vieni a contarmi i pallidi capelli!....
Càdon Sogni pe’ il Fato,
le foglie ai ramoscelli.

Perché la nebbia mi chiama per nome?
E s’erge… s’erge questo suo orbo mar;
e il mio cuòr grida come
un folle, e vuòl sognàr.

Karl Johann Fahlcrantz, Una Chiesetta in Collina, Tardo-Romanticismo tedesco, Seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì XIII del Mese di Ottobre dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.

lunedì 7 settembre 2015

In Ricordanza d'un ultimo Fiore d'Estate

Ah, perché ho gli occhi che brìllan di pianto?
Una cura mi opprime.
Ah, perché ho gli occhi che brìllan di pianto?
È il Destino sublime!
Canto!

Vien settembre; e che? il mio cuor non lo aspetta?
lì, dove mie si svolgono le sere
dei ricordi; e or sedendo a un’ombra - vetta
di nivee nebbie - e or gridando preghiere,
e qui dormendo scagliandomi a un sogno,
esterrefatto, io che rimembro? è un fiore
che vien da un monte; e nel suo tenebrore
autunnale a che gemo? E mi vergogno?
Era una rosa, e sangue d’uno stelo
che si volgeva alle nubi del cielo.
E ora che giaccio a questa oscura riva,
lo so! so che il mio fior svelto appassiva!

E cosa chiedo a questo fior perduto?
Forse l’amato avello.
E cosa chiedo a questo fior perduto?
Lì scorreva un ruscello.
Canto!

Eri tu rosa? O eri viola? O ninfea?
E il mio labbro taceva, ebbro di orgoglio;
e perché non sapevo che una Dea
fatta di fior, discorresse? E or? cosa voglio?
Tu, oh tu, oh mio fiore, sei defunto; e sei
tu la mia giovinezza? e indefinita
corolla? e forza della muta Vita?
E voi, tacete! Oh desidèri miei!
E odo che invecchio come un ramo all’alba,
quando d’intorno va la brina scialba;
ed eri tu con corolle dorate
l’ultimo fiore di questa mia estate!

E perché ancora ti ricordo, oh rosa?
Il tuo stelo è sepolto!
E perché ancora ti ricordo, oh rosa?
Guardami il pianto in volto!
Canto!

E tu, oh mio cuore, rimembri il suo spino?
e ivi, i giovani e suoi lineämenti?
e il piccolo e leggiadro corpicino?
E quali furono? i tuoi Sentimenti?
Ed era un sogno, e il sognàr trapassava
all’ombra fresca d’un monte selvatico,
e ai sassi impuri d’un eterno valico;
e la rosa melliflua m’inquietava.
Così mi resta un sospìr interrotto,
ed è un dolòr col quale sempre io lotto;
e con la fede verso il Ciel d’Iddio
che debbo dir? Se non l’ultimo addio?


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Domenica VI e Lunedì VII Settembre AD MMXV