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martedì 8 settembre 2015

Il Lamento di un'Anima all'Autunno del Cuore

E fuori v'è l'autunno, e il cielo muore,
e lentamente la sera rinviene;
e voi? mie foglie, e impallidite vene
di nudi rami, e voi? mi dite: e aurore


di selvagge e perenni e urlanti Notti,
e istanti oscuri di silenzi, e pianto;
e tu, mio cuor? Tu le lor grida inghiotti,
e non ti resta che trillàr un canto.
Ma nessun occhio, ahi, vede che sei affranto;
e i miei e i tuoi affanni scòrron disperati.
E perché son malvagi questi Fati?
Dimmi Tu, Iddio: perché, ah, perché il dolore?


E vengono le Furie, e le oscure ore
dove in me giace il sognàr; e sovviene
ogni pensiero: e le cure, e le pene,
e i tuoi singhiozzi; e sei tu? Tu, il mio cuore?


Così mi resta questo tè da bere,
dove ogni stilla fa l'eco del Nulla,
ambrato specchio del mio e tuo dolère!
Cuor, ho sognato! e v'era una fanciulla,
una piccola figlia d'una rosa.
Ma nella tazza non si specchia; e niente
intorno volge. E allor placidamente
insonne dormo; e l'autunno riposa?
Avete, oh Mostri, plasmato il mio mondo,
oh vecchi spettri! E dov'è l'iracondo
uomo beffardo? il mio verme e Demòne?
che mi ha legato a un verso e a una canzone.


E fuori v'è il presagio dell'inverno,
lì, quando i miei occhi scorgono le prime
gelide nebbie, e le brine. E Tu, Eterno?


Sai? La mia giovinezza andò alle cime
più alte dei monti, e ivi e da lì cadeva,
e mi fu il verso gioia, e il sogno sublime.


Oh sogni miei, lasciate che io vi beva
ancora e sempre! Ma voi, oh voi, fuggite!
e ricordo: e ogni labbro che taceva;


e della Vita le forze smarrite,
e le promesse delle sue chimere....
E intorno vedo le foglie appassite.


E fuori e qui s'apprestano le sere,
e siete vane, oh voi, dolci preghiere!


E fuori v'è l'autunno, e il sogno muore,
e non so se vedrò il giorno; e tu, alba,
perché non vieni? perché il tenebrore?
Anima nuda! Anima oppressa e scialba!
La gioventù passò; e l'ho consumata
nel Nulla del sognare; e inutilmente
ho fatto studi? e urlato versi? E lente
passano le ore della Notte odiata?
Sono la brina che un ramo raccoglie,
e che al mattino decade e si scioglie;
e un uomo che si dice ed è perduto
per questo sogno, un vìver non vissuto!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Martedì VIII Settembre AD MMXV