Non è forse settembre? Oh cuor, non senti?
La vigna canta un’estrema canzone;
e dove va? se non ai Sentimenti
che t’intristìscon? E la cacciagione
presto verrà, e griderà della Morte.
Non odi il tuono del fucìl meschino?
e l’estremo brindàr del tuo Destino?
Non lo scorgi alle nubi in ciel assorte?
Una vendemmia di sensi sfiorisce,
e tu, la intendi? È un lupo che guaïsce!
E il vendemmiante raccoglie i tuoi sogni,
caduti come foglie. L’odi? Ed ogni
sospiro antico scompare in un’urna,
dove la vanità ha fatto il suo corso.
Lo sai? che durerà poco la diurna
alba del Sole, e del suo falbo morso?
Viene settembre, e il tuo sognàr declina;
e la Notte è perenne, e aspro il silenzio.
E tu, tu dunque, osi bêr quest’assenzio?
la stilla amara di questa mattina?
Uva fu il sogno d’un vino pacato;
e morti i sogni, che resta? Il tuo Fato!
Or la tua Vita va, e va a decadere,
dove s’invecchia. Oh l’eterno dolère!
Ma non scorgi quell’ombra che s’avanza?
Colà, tra le foglie ingiallite e perdute?
Forse è uno spettro che tra i nembi danza;
gli occhi son ciechi, e le labbra son mute.
Non è questo il relitto del tuo sogno?
Guarda quest’ombra! Si muove e urla come
una fanciulla ignota e senza nome;
e insieme la scorgiamo; e io mi vergogno
di te, oh mio cuore, ancor sognante e folle,
nella giovane Notte d’un bel colle!
L’Autunno giunge, e il sogno si è smarrito.
No! non temere! Ecco vien l’Infinito!
Massimiliano Zaino di Lavezzaro
Domenica XXX Agosto AD MMXV