Non furon giambi, non furono carmi;
ma i fiori sono sempre rifioriti
nel petto della Primavera, intorno
all'ellera. Ora,
mi trascina la Furia del Mistero,
l'incognito selvaggio oltre la sera;
ed è un senso di lugubre mestizia
il mio muto animo
che nel riverbero un po' aspro di queste
mie luci cittadine or si disperde,
rarefatto nel mare della sòlita
Notte che grida.
Non fu il riposo dell'Arbogna o della
campagna, o gli alberi irti delle terre
che dormivano calme; ma son sempre
rimasti fermi
i sassi che ondeggiaron per due o tre
tiri sulle onde di traverso per i
sognati palpiti. Oh serena luce
di sera! tu
qui ascolti il testamento di quest'ultimo
bardo; ma osi silenziar la tua bocca,
rinnegare la morbida parola
alla mia angoscia.
(E) ora ho päura della solitudine
che mi porti nel tuono del tuo sguardo,
con i ceri del Sole che si spengono,
con le sfumate
ombre dell'infinito tuo Tramonto,
colpevole di celarti a me che urlo.
No! Non furono giambi ma epitaffi
sull'ellera. È ora!
Gai a questi epitaffi erano i Sogni,
nello späesato Tramonto. Piovve.
Lagrimarono i miei occhi illagrimati
stolti Destini.
Caspar David Friedrich, Un Cimitero in Mezzo alla Neve, Romanticismo tedesco, 1817-1819 |
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì VIII del Mese di Ottobre AD MMXIX.