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domenica 18 luglio 2021

Sneferu

Silenzio di deserto. Immensa noia.

Una piramide a coprire il Sole.

“Non ditelo alla regina ma parto..

parto a vedere i seni delle giovani

che vogano sul lago”.

 

“Le avete denudate.. rivestite

di fiori?”.

 

Una perla virente com’è verde

un coccodrillo. Quattro danzatrici.

Vino di loto di Nilo di occaso.

La schiava greca è ignuda e accarezza

le trecce di ambra dal disio baciate.

 

“Quanto costa per una notte nel

mio haremme?”… “Ma non ditelo.. no!

alla regina!”.

 

Agli inguini femminei perle e rose,

gli occhi incipriati da Hator la cruda,

Hator che giuoca agli scacchi d’Amore.

La cimba di Ra tramonta e vacilla.

Buio. Luce.. Ancora buio.

“Oh Apopi, non nascondermi le giovani!”.

Il lago a sera riflette le gemme..

il lago! incanto dei maghi e dei sogni

blasfemi.

 

Le onde si perdono e vanno all’ignoto.

Dove corrono?...

Dove ha il Nilo il suo principio, il suo fonte?...

Un pianto di coccodrillo ridente.

 

La schiava sfiora i capelli di gleso,

la perla cade nel lago e va giù…

Com’era bella! La miglior del Nilo!

Fu tolta da un cacciatore dal dente

ricurvo, dalle fauci di un serpente,

avvelenata d’Amore e bisbigli,

dal sangue degli Dei attoscata ed ebbra;

e ora?... Negli Abissi.

Sbucò la serpe dai vecchi papiri

e il prode le staccò la testa e, presola,

cadde la perla più bella del mondo.

E adesso è negli Abissi.

 

La schiava, figlia di timidi Eroi,

si getta in acqua e sbraita e affoga e muore..

e, morta, la sua perla la richiama

nell’Abisso profondo.

 

“Oh grande mago fa’ qualcosa! Rendila

al mio Amore e alla sua gemma festosa!...

Ma ti prego.. non dire nulla.. nulla!..

alla regina!”.

 

Scale marmoree dalla spiaggia al fondo,

un po’ di lago si ritrae e si placa.

Una fanciulla e ignuda e morta e pallida.

La perla d’oro al seno disiato.

Le labbia schiuse per un bacio alle onde.

Gli occhi vitrei ai ricordi dei viventi.

Il canto della cimba che sorride.

 

Silenzio di empio Abisso. Urla di noia.

“Scendo laggiù a riprendermi il mio Amore!”.

Le scale fatte di marmo svaniscono.

Il lago chiude il passaggio incantato.

Osiride sogghigna e inghiotte il folle.

 

La cimba canta canzoni di gioia.

In mezzo al lago appare un piccolo oro:

una bionda ninfea con una perla

sul cuore.

 

E questa bella ninfea canta al bel

Tramonto di Ra.. canta alla Luna

bianca, sollievo per le oscure tenebre

del povero Apopi.

Dipinto di Frederick Arthur Bridgman (1847-1928), Cleopatra sulle Terrazze di Philae, Tardo-Romanticismo, Orientalismo, Simbolismo statunitense, 1896. Olio su Tela. Dahesh Museum of Art, New York.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XVIII Luglio AD MMXXI.

domenica 4 aprile 2021

Inno a Jarilo

Cantan i suonator di guzli un inno.

“Oh Jarilo! Sei tu d’April la gloria,

sei tu che sorgi dal letto del verno,

Snegùroscka disciogliendo sui prati,

delle nebbiose mattine ella è figlia,

delle rusalke amica scaltra e perfida..

ella, sotto di te, malia di neve

e incantesimo d’orridi ghiacciai..

sei tu che trionfi sopra il suo gelido

sorriso”.

“Oh Jarilo! Resusciti dal Sole,

Genio fecondo della Primavera,

e in mano porti dei fasci di grano,

e al labbro stilli dolcezze di vino

e, dove passi, spargono i tuoi servi

cespi di rose profumate e rosse,

il tempo quieto prodigando agli imi

mortali”.

“Evviva Jarilo! Evviva il Re! Il Dio!”

Ripetono suonando guzli i sommi

cantori.

“Prodigo Nume, dispensator sacro

d’Amore, Jarilo.. ave!... Viene il gelso

a cantare la tua falba purezza,

ti raccoglie la rosa il rosso sangue,

e sui campi che tu allumini e baci

del pane mangeremo con dei petali

di rose”.

Quadro di Andrey Shishkin (1960), Yarilo, Pittura contemporanea ispirata alla Mitologia slava, 2016.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica di Pasqua di Resurrezione IV Aprile AD MMXXI.

sabato 13 febbraio 2021

Figli di Elementi tra Inverno e Primavera

E il nevischio figliuol del verno avanza,

il vento sollecitando e le prime

foglie. Ora, fere la febbre l’infame,

mentre un urlo dall’Ade, irato di ombre,

la fuggitiva Persefòne afferra

e adduce indietro. “Va’, riedi nel Regno

della buia sofferenza, ove lo sposo

i tuoi baci desidera!” urla l’Infero

affamato. Frattanto, di pallore

gelido e sovrumano è l’orbe, il ventre

della terra coperto dalle nevi,

come sudario per i primi fiori

che sono nati per morire sùbito,

così come pulcini abbandonati

dalla chioccia materna. Ora, il nevischio,

figliuol del verno, vorace nel cuore,

sul cocchio delle nuvole destreggia

il suo ricurvo legno di arco eterno

e, scagliando le frecce alle campagne

solitarie, le veste di respiri

condensati di glauco. Ma Febbraio,

figliuol del verno e della Primavera,

contro di lui risolleva parole

d’immane sfida, e l’acciaro congiunge

del fratellastro al petto e vuol trafiggerlo,

ché di tutti i figliuoli dell’inverno

egli è il solo che vede dalla terra

una mano diletta dargli qualche

petalo in sagrifizio al suo dolore,

mentre la ridda dei nuvoli immensi

come Baccanti danzano gemendo

l’ultimo gelo. “Potessi mirare

ancora i fiori che la madre ha dato

ai miei occhi avvezzi al buio della Natura!”,

pensa il rubello, mentre il ferro quasi

affonda a mieter il respir dell’altro,

il qual di lui non cura e scaglia… e scaglia

continuamente i suoi dardi innevati.

Poi, Febbraio, già vincitor del cocchio

del crudele fratello, pria che l’abbia

sconvolto e assassinato, si fa quieto

e lo risparmia, senza che quell’altro

di qualcosa si accorga; allor, si asconde

e la Madre (ei) piangente prega e supplica,

maledicendo il suo frammisto sangue.

Così il nevischio trionfa e copre l’orbe,

quando dal cuor prorompe un pianto orrendo:

e si fa piova, e si fa vento, e cangia

in Sole l’aëre… Ascolta - dall’Ade -

il risveglio devoto della nuova

Primavera. Proserpina si desta.

Cantano a lei i Misteri delle rose

di Tersicore i balli eterni e di Erato

i primi baci dell’Amor mai vinto.

Quadro di Sir Lawrence Alma-Tadema (1836-1912), Primavera, Accademismo e Simbolismo olandese e inglese, 1894.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato XIII Febbraio AD MMXXI.