Se grazia io avessi d’aver una Musa,
vorrei che avesse qualsiasi nome,
vorrei chiamarla con gli occhi dell’alba,
darle un bacio di labbra sussurranti,
ir fino al Sole e inginocchiarmi agli astri
per dire con la lor voce - l’immenso
del mio cuore per lei.
Se grazia io avessi d’aver una Musa,
la vorrei come una foglia virente,
simile a una ninfea su di uno stagno..
e vorrei essere il vento che singhiozza,
accarezzarle.. intrecciarle i capei
d’oro, guardarla - labbro a labbro - e far
schioccar un dardo.. il bacio disiato
del mio cuore per lei.
Se grazia io avessi d’aver una Musa,
vorrei sfidare l’orizzonte incognito,
viaggiare oltre gli scogli dei ghiacciai,
del mare ir oltre le vette.. dell’ermo
vorrei raccoglierle amorose dune,
contar la sabbia, il numero dei miei
abbracci.. e al Berbero oscuro rubar
adamanti e gioielli.. e tramontar
col Sole e rivederla con la Luna...
Vorrei spiegarle l’estasi furiosa
del mio cuore per lei.
Se grazia io avessi d’aver una Musa,
farei quel che non fecero i Poeti:
le intreccerei ghirlande di gemmati
fiori, di un sacro altare andrei ora in cerca,
poserei sulla sua questa mia destra,
tra incensi e fumi le giurerei Amore,
tra le alcove buie di una chiesa buia:
ella sarebbe tra i rosoni eterei
nell’eterno la mia sposa fedele,
e tanti Sogni noi vivremmo.. e molta
Vita.. e possente Amore.. e cesii sguardi,
quei del mio cuore che escono per lei.
Ahi! Mi fu un Sogno! Ora mi fu delirio!
Ma con questo sognar di voler lieti -
in Paradiso -
io salii come Anima viva sale!
Quadro di Gabriel Charles Dante Rossetti (1828-1882), Beata Beatrice, Tardo-Romanticismo, Simbolismo inglese, Scuola dei Preraffaelliti, 1872. |
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