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martedì 31 maggio 2022

Giugno

È Estate?... So che vedo il grano biondo,

che il ciliegio fiorisce tanti cuori

e che tra loro è il mio cuore giocondo,

so che la sera i suoi bei tenebrori

 

ritarda, come in una lunga attesa,

so che il prato fermenta di vïole

e che la rosa leggiadra è sospesa

tra la rugiada e il bel bacio del Sole.

 

È Estate? Forse… Forse giugno schiocca

le sue sagitte accaldate alla terra,

dove le accoglie una tepida bocca..

lo so.. una bocca vorace di guerra

 

e di baci. Lo so, oltre qualche lido

il mare frizza sugli scogli immensi -

dev’esser buono il suo sale, il suo grido! -

frizza alle nubi e sopra i vecchi sensi

 

dei viaggiatori… C’è un canto d’augelli

tutt’intorno, un assolo.. c’è una danza

agitata di rondini ribelli,

il nido è appena sopra la mia stanza.

 

Ma tutto questo ne andrà a fermentare

come un ricordo, quando sarà sera,

quando sarà novembre, al vendemmiare

di San Martino e quando il cuor non spera.

Dipinto di Edward Moran (1829-1901), Navigando per le Isole del Governatore (Shipping off Governors Island, New York), Tardo-Romanticismo, Realismo, Accademismo statunitense, 1870 circa. Olio su Tela, 16,0x22,0 cm. Collezione Privata.

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXXI Maggio AD MMXXII.


martedì 23 giugno 2020

Madrigale - Delibo il nuovo Risveglio d'Estate


Delibo il nuovo risveglio d’Estate,
nel qual un po’ si rifrange del caldo
Sol la splendente chioma, e le dorate

nuvole… anch’esse ammiro nell’araldo
di quel riverbero immane con tanto
chiaror del ciel che fa il glauco spavaldo

col päesaggio dei miei occhi. Ma ammanto
di noia l’istante, l’attimo di pianto.

Ivan Konstantinovič Ajvazovskij (1817-1900), Una Scena marittima con Veliero, Romanticismo russo-armeno, Fine del Secolo XIX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XXIII Giugno AD MMXX.

lunedì 22 giugno 2020

Sonetto - Sogno sempre un Tramonto più lontano


Sogno sempre un tramonto più lontano,
che al guardo attendo, e l’elevate cime
falbe di niveo Sole, a cui la mano
e il cuor febbricitando in sul confine

commetto del mio riposo. Ora, un piano
sospir di questo, ripetendo un fine
sollievo e un duol feroce, dell’insano
desio il vespro inquïeta. Eppur sublime

è quest’istante che il vigil mi preme
sonno profondo, dove il rosato occhio
della Notte cattura il mio torpore.

Né so se questo Sogno è danno o speme,
se del tramonto ambito è questo il cocchio
fulgente. Ma nel cuor sento dolore.

Peder Mork Monsted (1859-1941), Un Paesaggio durante il Tramonto, Tardo-Romanticismo paesaggistico danese, Inizi del Secolo XX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì XXII Giugno AD MMXX.

domenica 21 giugno 2020

Sonetto - Espio queste Ombre, e questo Sole e molti


Espio queste ombre, e questo Sole e molti
mari di tanta Estate, ove le allegre
ridon risaïe al fiorir di incolti
gelsi. Ma da’ miei sguardi, ignote ed egre

a quelle, aride or si infiammano ai volti
degli stagni malvagie cure, pieghe
recondite che all’Anima i riavvolti
istanti spiegano. E ora, le più negre

nubi venendo d’un vil Temporale,
tai agitazioni a loro paragono,
durante un lampo di gleso e di fuoco.

Allora, (io) espio anche questo mäestrale
oscuro, onde mi confondo co’ il tuono;
né mi val viver, né Morte m’è giuoco.

Ivan Konstantinovič Ajvazovskij (1817-1900), Una Scena di Naufragio, Romanticismo russo-armeno, Seconda Metà del Secolo XIX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Domenica XXI Giugno AD MMXX.

lunedì 1 giugno 2020

Elegia in Studio di Esametri barbari - Primo Giugno


Non son che fior di pesco quest’ombre che al Sole di Giugno,
söavi palpitando, tra le ardenti ramora auliscono,

dov’anche insiem a costoro, contendendosi ambiti lauri,
dei prati nello stadio, gli occhi gareggian dei ciliegi.

Né quest’eterno agòne potrà aver dei vinti, masnade
di fiori sconfitti, falangi di fior vincitori.

Volo non può mai essere che solitario in ciel d’una cerula
ala d’airone, quel pigolio sommesso e nascosto

che passeggiando ascolto. Né son che vicini simposi
per api i biancospini che calendimaggio ha scordato

al primo passaggio delle dame dai vestimenti
estivi. Tutto s’infiamma!.... Tutto si compiace del Sole

che tenacemente, come un Acheo armato di lancia
splendente, agitandosi sul carro di fuoco, le tenebre

disfida. Oh Giugno! Oh Estate!.... Tu le opime spoglie del verno
e della Primavera mendace dai campi di guerra

profanando ci togli. Ma l’eco rimane un po’ sordo,
né sempre allegri bronzi risuonano. Pur Ade, pago

di strage, si commuove quando a sera - dopo il silenzio -
gli ultimi tocchi si sentono che nunzian ancor (la) nuova Morte.

… E io ho imparato a contare le croci, le tombe, le lapidi
del cimitero sulle guance dei rai, sul Sol d’Estate.

John Atkinson Grimshaw, Un Paesaggio estivo con Rocce e Vallate, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì I Giugno AD MMXX.

martedì 18 giugno 2019

Attimi d'Estate

Fa caldo. Non riposo. Non ti penso,
oh sussegguirsi di irridenti Sogni!
Né m’è dolce l’olezzo delle pèrische,
oltre i recinti, bruciate dall’aëre;
né questo arcigno profumar di rose,
e questi canti di vagabonde ale,
o quei scialbi viator dei mar lontani,
gli albatri, i quai, si sollevano altrove,
oltre le bianche vele. Né mi è caro
questo tempo che scorre lento prima
di sera.
E m’è noia questo Sole che arde il gleso
del grano, uggia di Fato, è la mia Estate.

Hermann David Salomon Corrodi, Oasi, Orientalismo germanico, Seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XVIII del Mese di Giugno AD MMXIX.

lunedì 6 giugno 2016

Idillio-ballata di un Giorno di Pianto di Pioggia di Giugno

Ed è un dì di fulmìnee piogge di un
rosso rubìn di Sole de’ il mio giugno,
quando all’alba mi sveglio e l’inatteso
orizzonte e l’attesa aurora e i tesi
rami di un tiglio inesorati uccìdono -
essi gemendo le onde del ciel cupo -
i Sogni miei notturni, e qui mi invìtano
a vìvere infiniti àttimi ignoti,
e Vita incògnita e l’urlo del vento
del non mai conosciuto mio Destino;
ed è un dì di fulmìnee piogge di un
Sogno che muore.

Ed è un dì di fulmìnee piogge di un
scialbo meriggio che va a tramontare,
ei tintinnando con le acque sue gèlide,
prima che il Sole dell’Estate abbrùci
i capèi d’oro delle risàïe,
là, quando mi sarà afoso anche il Sonno,
tra i sudari viventi della Notte,
e ben dovrò io sognare nel sudore
della Luna di fuoco e di una stella
antelucàna e immòbile tra i nembi,
e quando l’alba mi ucciderà sempre
le mie sognate speni e i desidèri;
ed è un dì di fulmìnee piogge di un
Sogno che morirà.

Ed è un dì di fulmìnee piogge di un
plùmbeo cielo di argento e di cera ebùrnëa,        
e di un Giugno che è sìmile a novembre,
crisantemo pe’ il cènere dei primi
fiori che invano attèsero l’Estate
su’ i prati e negli stagni più lontani,
come io illuso ne attesi le serene
sere, che ora qui illagrimate vàgano
a piàngere e a lamentare la pàllida
comune Sorte, dove la Natura
è rivale dei Sogni, eterno scorno,
ne’ il cinguettìo che io sento, qui, di un pàssero
che caduto dal nido e di volàr
ignaro, e oltre il muretto de’ i suoi sìmili,
ha per Destìn morìr di fame e strazio,
ei agitando il suo rostro per ghermìr
tra l’àëre le brìciole di Morte;
ed è un dì di fulmìnee piogge di un
Sogno che fu.

Ed è un dì di fulmìnee piogge di un
accordo di Tempesta che ho nel cuore,
e di eccitate ombre di furibondo
sentìr, e concitati albeggi oscuri
tra le mie rune e pe’ i monti d’intorno,
e contristata noia, e tradito e bruto
Sentimento di gioie perdute e illuse,
perché ogni Sogno mi fu Illusïòne, e…
e ogni attesa un naufragio senza scogli,
né ìsole e cimbe, io, annegato nel màr
di un vìvere furente che non so
comprèndere, né so portàr avanti;
ed è un dì di fulmìnee piogge di un
richiamo a Iddio.

Ed è un dì di fulmìnee piogge di un
bàttito di ora in su’ di un orologio
che d’in su’ un campanìl sevèro scorre:
estate e inverno, e primavera e autunno,
e quel che esiste muore e si trasforma,
da’ il cadàvere al verme e dalle larve
a’ i fiori di una culla per la Vita,
e il divenìr di queste mie stagioni
non fa altro che invecchiàr questa ansiosa Ànima,
e i miei anèliti pàllidi e infecondi.
Ma resta ùnico, ahimè! il Sogno mio e il mio
volèr di Amore, e i miei singhiozzi amari,
e i miei singulti, e le mie vane posse. E…
e mentre in Sogni giacio, io odo gridàr
con la pioggia le fùnebri campane,
che qui accompàgnano il tristo corteo
della salma di un vecchio sognatore;
ed è un dì di fulmìnee piogge di un
piànger lontano a Iddio.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

Ivàn Endogurov, Pioggia, Tardo-Romanticismo russo, Fine del Secolo XIX



In Dì di Lunedì VI Giugno dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI