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martedì 18 giugno 2019

Attimi d'Estate

Fa caldo. Non riposo. Non ti penso,
oh sussegguirsi di irridenti Sogni!
Né m’è dolce l’olezzo delle pèrische,
oltre i recinti, bruciate dall’aëre;
né questo arcigno profumar di rose,
e questi canti di vagabonde ale,
o quei scialbi viator dei mar lontani,
gli albatri, i quai, si sollevano altrove,
oltre le bianche vele. Né mi è caro
questo tempo che scorre lento prima
di sera.
E m’è noia questo Sole che arde il gleso
del grano, uggia di Fato, è la mia Estate.

Hermann David Salomon Corrodi, Oasi, Orientalismo germanico, Seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XVIII del Mese di Giugno AD MMXIX.

sabato 25 giugno 2016

Il Divenire nell'Occhio dell'Estate

E la sera ormai e sempre è più vicina,
e il dì con il suo lume si avvilisce:
velocemente il giorno lascerà
ogni sua ombra alla Notte orba e perenne,
poiché oggi è estate: è Vita, Morte… l’ora
in cui il Sole princìpia il suo Crepùscolo
in una lenta e ansia agonìa vorace
in sul venìr prepotente e furioso
del più pròssimo inverno.
E la sera orma e sempre è più vicina,
e il dì con il suo lume si avvilisce,
e la Natura co’ il suo eterno… oscuro
divenìr così inghiotte - e con le fàüci (sue) -
demonïàcamente il cielo, in un
urlo infinito per le nubi di oro,
di un ombreggiàr di Dio,
in una lenta e ansia agonìa vorace
in sul venìr prepotente e furioso
del più pròssimo inverno.
E la sera ormai e sempre è più vicina,
e il dì con il suo lume si avvilisce:
con l’arrivo di Estate anche la Luna
sublime è più duratura e ferale,
e lentamente ritarda nuova alba,
finché l’Estate stessa non sarà
che un cadàvere morto e imputridito,
poiché il sepolcro del giorno vacilla
in una lenta e ansia agonìa vorace
in sul venìr prepotente e furioso
del più pròssimo inverno;
e in questa fuga di note di Sole
domani sarà Autunno.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

William Adolphe Bouguereau, Ritratto di Fanciulla, Romanticismo francese, XIX Secolo



In Dì di Sabato XXV Giugno dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI

giovedì 2 giugno 2016

Ricordanza di Infanzia di Giugno

Com’è söàve il rimembràr di un dì!
quando a giugno il mio sguardo si posava
sugli ùltimi papàveri, e su’ i scialbi
fiorellìn belli,
nell’àttimo in cui il Sole dell’Estate
qui li ghermiva impallidèndoli, e ava
di questi primi miei Sogni a’ i prunalbi
e a’ i suoi ruscelli
la Notte si annunciava lenta, orbate
lentamente le nubi, e della Luna
a me apparso il mellifluo argento oscuro,
dopo i meriggi infanti,
là, dove mi era ignota la mia runa,
ed era il mio Destino un nembo puro
con i suoi azzurri manti.
Qua il mio occhio - ombra di infanzia - ambiva a dìr
Pöèsie alle vïòle, e còglier orme
di rondinelle
per l’orizzonte e le vie sue, e ferìr
il cuore di una sera urlante e informe,
baciàr le stelle;
e saltellavo io per i campi e i bei
mulini, e tra le querce di campagna
e il vivo biondeggiàr
ora attendevo del grano, e qui i miei
Sogni ansi si formàvano, la ragna
del mio primo vagàr.
E mi fu sempre un Sogno la fanciulla
bionda. E l’Amore mi divenne un Nulla
perenne… eterno;
e io ora ho preso ad amàr più che l’Estate
il freddo inverno!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

Henry Gervex, Allegoria dell'Estate, Tardo-Romanticismo francese, Fine del Secolo XIX



In Dì di Giovedì II Giugno dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI

giovedì 24 settembre 2015

A una Rosa selvatica di Montagna

E mai ti rimirerò, dunque, o mia melliflua rosa rossa dell’estate e…
e mai più i tuoi incandescenti petali, e la tua, e la mia - e la nostra montagna - alta e irridente,
là, dove tra le selve delle vipere del tristo Fato ti mirai per la prima volta; e…
e mai gli occhi dei rosseggianti tuoi e giovanili e dolci stami, e…
e ne mai più e ancora intenderò novellamente quei tuoi profumi di miele,
che discendono dal tuo più gemmato crine, capelli di fiore, e…
e né mai le ambrate e addolcite tue guance fatte di una pòrpora sanguigna,
e sdrucite nella rimembranza or mentre le mattutine rugiade di adamanti ordite e composte,
discendono dal fresco e ottenebrato cielo e dall’ultimo argento di Luna piena. E…
e così dovrò forse anch’io assaporare l’incommensurabile e sempiterna tua assenza,
e la sua fuggevole impronta che si proietta ombra nel Nulla osceno che mi rimane:
questo vacuo e futile mare di sensi inappagati e storditi che tu mi abbandonasti,
dopo le impetuose folgori che su di me scatenarono le tue indomate Tempeste. Eh! No! Mai più ti ammirerò taciturno, e silenzioso e insofferente, e…
e incapace di gridare un Sentimento più dolce d’un favo di miele,
e mai più potrò rimirarti a rosseggiare d’accanto ai miei segreti sogni dettati dalle mie più secrete cure, e…
e solamente nei nuovi sogni che si susseguono come onde d’un Oceano selvatico,
tu mi apparirai, e sempre più giovane, e sempre bella, immortale e…
e eternata dall’invisibile plasmarti dei pennelli dell’occhio mio, l’amante dei fiori tuoi compagni,
immortalata in un affresco notturno che rimarrà una Vita inanimata,
e che sarà una quieta abnegazione della tua Morte.
Eppur non mi soddisfa, o rosa, quest’incauto sognare, né il ricordo della tua ombra che muore e…
e che si infrange sui più irrequieti e commossi scogli del Tempo e delle sue Furie,
l’Erinni dell’Ecate che il Tutto universale seppelliscono nella tomba, e…
un sognàr che non è che una debole nebbia autunnale,
ora lambita da un labbro che con il calòr del suo sospiro la allontana fendendola come un cuore trafitto e…
e che non può che essere che uno spettro di Nulla.
No! Mai più ti rivedrò, o fiorellino, e…
ed è per questo che sarà il canto che oserò lamentare:
e una nenia mortuäria e sconfinata e infinita, e una ghirlanda per il tuo ignoto sepolcro di montagna, e…
e non dovrò far altro che piangere e deplorare il nostro ormai separato Destino!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Giovedì XXIV Settembre AD MMXV

venerdì 21 agosto 2015

Ultime Immagini dell'Estate

Presto è l'istante dell'autunno. Vedi?
Le bionde vigne moscate. Odi, oh assiolo?
Svelto il Sole tramonta; e tu non siedi
più all'arboscello. Ascolta! L'usignolo
tuo compàr peregrìna e va lontano,
e con lui vola l'orba rondinella,
oltre quest'alba che è una fioca fiammella,
soffio d'un cero d'un sepolcro vano.
L’ultimo Tempo dell’estate muore,
e una riva lamenta al mietitore.
Arso è il ruscello, e una foglia ingiallisce,
più fresco il vento nel cielo guaïsce.

La terra allora col vino s’allieta,
ed ebbra si prepara al sonno ombroso,
e solo tu non dormi, oh tu, Poëta!
Questo che senti fatàl, tempestoso
non è che estremo e crudèl Temporale,
che a te dischiude l’autunno nebbioso.
Oh tu, non vedi? Tra i nembi d’opàle
viene già il Tempo del gelo invernale!

All’orizzonte giacciono le brume,
ma sai che è l’alba? e che agosto è finito?
Nel crepuscolo crolla il scialbo lume
del Sole estivo; e sovvièn l’Infinito.
È una stagione senza un Tempo, e un’ora,
un intermezzo di ciel pellegrini,
dove gli uccelli sfidano i Destini;
e sai che il vespro oramai t’innamora?
Bevi, oh mio cuore, finché vuole il Fato,
l’ultima Vita d’estate, il moscato!
E nella sera i nevischi pur sogna.
Presto è dicembre! Senti la zampogna?

Scriverai, oh tu Poëta, a morta estate
le cupe nenie d’una tetra bara.
Sarai d’autunno il Vate?
Bardo d’una gioia amara?....
Temprerai l’epitaffio a un’urna mesta,
dove defunge un’alba fanciulla.
Ma che cosa ti resta?
La Poësia e il suo Nulla!

Tinta d’autunno la Vita scompare.
Vedi? La foglia che cade pallente?
La nebbia s’erge; e naufraghi al suo mare?
Oh tu, cuor mio? Oh tu, che sei demente?
Non rimane che un giorno di settembre,
dove l’ultimo splende il caldo Sole;
e tu lo sai? Non vedrai più le viole
tranne che lor che gelerà novembre.
Ma non temèr! Contemplerai l’aprile,
e il zefiro fugace, e il ciel gentile!
Perenne muta la Natura adorna
d’Iddio che vuole che va e che ritorna!

Massimiliano Zaino di Lavezzaro



Venerdì XXI Agosto AD MMXV