Presto è l'istante
dell'autunno. Vedi?
Le bionde vigne moscate. Odi,
oh assiolo?
Svelto il Sole tramonta; e tu
non siedi
più all'arboscello. Ascolta!
L'usignolo
tuo compàr peregrìna e va
lontano,
e con lui vola l'orba
rondinella,
oltre quest'alba che è una
fioca fiammella,
soffio d'un cero d'un
sepolcro vano.
L’ultimo Tempo dell’estate
muore,
e una riva lamenta al
mietitore.
Arso è il ruscello, e una
foglia ingiallisce,
più fresco il vento nel cielo
guaïsce.
La terra allora col vino
s’allieta,
ed ebbra si prepara al sonno
ombroso,
e solo tu non dormi, oh tu,
Poëta!
Questo che senti fatàl,
tempestoso
non è che estremo e crudèl
Temporale,
che a te dischiude l’autunno
nebbioso.
Oh tu, non vedi? Tra i nembi
d’opàle
viene già il Tempo del gelo
invernale!
All’orizzonte giacciono le
brume,
ma sai che è l’alba? e che
agosto è finito?
Nel crepuscolo crolla il
scialbo lume
del Sole estivo; e sovvièn
l’Infinito.
È una stagione senza un
Tempo, e un’ora,
un intermezzo di ciel
pellegrini,
dove gli uccelli sfidano i
Destini;
e sai che il vespro oramai
t’innamora?
Bevi, oh mio cuore, finché
vuole il Fato,
l’ultima Vita d’estate, il
moscato!
E nella sera i nevischi pur
sogna.
Presto è dicembre! Senti la
zampogna?
Scriverai, oh tu Poëta, a
morta estate
le cupe nenie d’una tetra
bara.
Sarai d’autunno il Vate?
Bardo d’una gioia amara?....
Temprerai l’epitaffio a
un’urna mesta,
dove defunge un’alba
fanciulla.
Ma che cosa ti resta?
La Poësia e il suo Nulla!
Tinta d’autunno la Vita
scompare.
Vedi? La foglia che cade
pallente?
La nebbia s’erge; e naufraghi
al suo mare?
Oh tu, cuor mio? Oh tu, che
sei demente?
Non rimane che un giorno di
settembre,
dove l’ultimo splende il
caldo Sole;
e tu lo sai? Non vedrai più
le viole
tranne che lor che gelerà
novembre.
Ma non temèr! Contemplerai
l’aprile,
e il zefiro fugace, e il ciel
gentile!
Perenne muta la Natura adorna
d’Iddio che vuole che va e
che ritorna!
Massimiliano Zaino di
Lavezzaro
Venerdì XXI Agosto AD MMXV
Nessun commento:
Posta un commento