Non
son che fior di pesco quest’ombre che al Sole di Giugno,
söavi
palpitando, tra le ardenti ramora auliscono,
dov’anche
insiem a costoro, contendendosi ambiti lauri,
dei
prati nello stadio, gli occhi gareggian dei ciliegi.
Né
quest’eterno agòne potrà aver dei vinti, masnade
di
fiori sconfitti, falangi di fior vincitori.
Volo
non può mai essere che solitario in ciel d’una cerula
ala
d’airone, quel pigolio sommesso e nascosto
che
passeggiando ascolto. Né son che vicini simposi
per
api i biancospini che calendimaggio ha scordato
al
primo passaggio delle dame dai vestimenti
estivi.
Tutto s’infiamma!.... Tutto si compiace del Sole
che
tenacemente, come un Acheo armato di lancia
splendente,
agitandosi sul carro di fuoco, le tenebre
disfida.
Oh Giugno! Oh Estate!.... Tu le opime spoglie del verno
e
della Primavera mendace dai campi di guerra
profanando
ci togli. Ma l’eco rimane un po’ sordo,
né
sempre allegri bronzi risuonano. Pur Ade, pago
di
strage, si commuove quando a sera - dopo il silenzio -
gli
ultimi tocchi si sentono che nunzian ancor (la) nuova Morte.
…
E io ho imparato a contare le croci, le tombe, le lapidi
del
cimitero sulle guance dei rai, sul Sol d’Estate.
John Atkinson Grimshaw, Un Paesaggio estivo con Rocce e Vallate, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, Fine del Secolo XIX |
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì I Giugno AD MMXX.
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