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lunedì 1 giugno 2020

Elegia in Studio di Esametri barbari - Primo Giugno


Non son che fior di pesco quest’ombre che al Sole di Giugno,
söavi palpitando, tra le ardenti ramora auliscono,

dov’anche insiem a costoro, contendendosi ambiti lauri,
dei prati nello stadio, gli occhi gareggian dei ciliegi.

Né quest’eterno agòne potrà aver dei vinti, masnade
di fiori sconfitti, falangi di fior vincitori.

Volo non può mai essere che solitario in ciel d’una cerula
ala d’airone, quel pigolio sommesso e nascosto

che passeggiando ascolto. Né son che vicini simposi
per api i biancospini che calendimaggio ha scordato

al primo passaggio delle dame dai vestimenti
estivi. Tutto s’infiamma!.... Tutto si compiace del Sole

che tenacemente, come un Acheo armato di lancia
splendente, agitandosi sul carro di fuoco, le tenebre

disfida. Oh Giugno! Oh Estate!.... Tu le opime spoglie del verno
e della Primavera mendace dai campi di guerra

profanando ci togli. Ma l’eco rimane un po’ sordo,
né sempre allegri bronzi risuonano. Pur Ade, pago

di strage, si commuove quando a sera - dopo il silenzio -
gli ultimi tocchi si sentono che nunzian ancor (la) nuova Morte.

… E io ho imparato a contare le croci, le tombe, le lapidi
del cimitero sulle guance dei rai, sul Sol d’Estate.

John Atkinson Grimshaw, Un Paesaggio estivo con Rocce e Vallate, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, Fine del Secolo XIX

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Lunedì I Giugno AD MMXX.

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