Onde si specchiano, occhi di Sirene,
luccicanti..
fluenti accordi di arpa..
oh
come canta l’Oceano infinito!
Vedo
che lo divora l’orizzonte..
intanto..
viaggio di vascelli oscuri.
Poi
viene la Tempesta.
Il
lampo grida la sua ira malvagia,
la
marea è scossa nei tremuli Abissi,
si
squarciano le vele.. ed è il naufragio,
il
mare ammaina il Jolly Roger nero.
Io
so che ormai qui aggrappato a una goccia
bevo
acqua che è un giaciglio di salsedine.
So
che le Ondine mi nascondono ombre
e
pesci d’oro.. so che le mie cimbe
sono
oramai lontane. So che il canto
di
Loreley è stato ancora fatale
pe’
i cuori disperati che la vollero
sentire…
So che l’Oceano trascorre,
lo
beve il Mostro di qualche vulcano
addormentato
su una bara di isole.
Oh
voi! stormi fuggenti dal deserto!
Voi..
che avete bevute urla di dune..
scarniti
al Sole dalle arabe tende..
oh
spettri amici di sete e di veglie
che
sudano.. rondinelle mie care..
ditemi:
dove si erge la prima isola,
ricovero
del mio ultimo naufragio?...
Tacete…
I vostri canti tintinnando,
sulle
mie braccia natanti passate.
Addio!
Io vi benedico: che il ritorno
ai
miti nidi sia felice e quieto!...
Anche
a voi, Ondine… Addio!
Non
ho provviste per essere sùbito
abbandonato in un deserto di onde!
Quadro di Joseph Mallord William Turner (1775-1851), Il Naufragio. Barche da Pesca che tentano di salvare l'Equipaggio, Romanticismo inglese, 1805.