Apro gli occhi. Vorrei sognare ancora,
far della veglia un’unica visione.
Raccontami la tua dolce canzone!
Se sei la sera, io voglio udirla
ancora.
Se sei la Luna, mi canterai un canto
su uno spartito dalle note bianche
che brilla sulle ramora un po’ stanche;
se sei tu, sarai invece un dolce
incanto..
sì, sarai un che di mistico e profano,
o d’angelico, ma terreo e infernale,
sarai qualcosa di oro e di lontano,
un gemito per la mia ombra iemale,
e per il Sogno stesso... Ora sei tu.
A volte torni alla mia mente astratta,
o al mio cuore tremante, o alla gioia
matta
d’un anelito fugace. Sì, tu!
Avrò vita dalla tua stella ignuda!
poi che mi provochi incensi d’Amore…
Copriti! Vèstiti! È ignudo il tuo
cuore.
Ossèrvati!... Sei come una Dea ignuda.
Piccola Musa!... Vieni con me al campo
alluminato dal fiore del grano,
per guardare insieme nel cielo il lampo
del Sole. Sì, egli matura quel grano.
Matura le cornacchie nere e il nero
della terra già arata e della terra
smossa e dell’orizzonte che ci serra…
Com’è bello e dolce il suo sguardo
nero!
E il tuo..! Vieni: cantiamoci parole!
Ma promettimi che rivedrò presto
la tua nuova Primavera e il tuo Sole.
No: non tramonteremo così presto!...
Apro gli occhi. Vorrei sognare ancora.
Ma il tempo dei Sogni, così, è finito.
Ero con te nell’Eterno. M’accora
questo mio mondo piccolo e infinito.
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