Vorrei mirarti dolcemente spoglia,
discinta o ignuda, dolce e silenziosa
con un morbido vel sulla tua rosa
e tra i capelli un serto d’ogni foglia.
Vorrei vederti uscir da tanta voglia
languida, maledetta.. dolorosa
come una Dea fatal, come una sposa,
e servire del mosto a questa soglia.
Vorrei guardare la tua schiena greca,
i piedi ignudi, la tua danza mossa,
il tuo sorriso impudico e sereno.
Ma mentre osservo il cuor dentro il tuo
seno,
senso di gelo mi percuote l’ossa:
non m’hai servito, Ebe! Oh gioventù cieca!