È il tempo dei melograni soffrenti,
l’airone dice addio al suo ultimo
Amore,
è il giorno in cui Ebe serve il mosto d’oro,
per l’ultima volta, la gioventù.
Poi, immensa desolazione regna:
le nebbie bianche dell’alba dei Morti,
le ragnatele sui campi di paglia,
gli scheletri dei platani malati.
È rimasto soltanto un che di santo
e maledetto per la mia campagna:
corpi erotici e femminei di querce.
Denudati! Svestiti delle foglie
autunnali, albero-Dea, ramo-femmina,
all’aspide del mio sguardo, oh Cleopatra!
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