Così entrai nel regno delle nebbie profonde e vaghe,
con i tetti nascosti, le tegole bianche
e i muri
mascherati, il campanile lontano dentro
questo Oceano,
e con la mia campagna perduta nel grido
di un corvo.
A che suonava l’ora di pranzo, il ciel
di mezzogiorno?...
Fu una chimera per stolti nel cuor di
Novembre, d’Autunno!...
Ora, i miei occhi si inumidiscono quasi
di pianto e vedono ombre
sull’ellera arrampicante, sui rami dei
pioppi gelati,
come un formicolar di piccole piove
leggere,
e tutto in me s’abbuia dentro una sera eterna e cupa.
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