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martedì 13 luglio 2021

XIV Luglio - Jehanne nel Prato dei Gigli

Jehanne, tu sei nel prato

tra gigli d’oro e Sole,

e guardi e dici e urli - che cosa?

 

parole meste..

immobile quasi esanime e spenta

 

come se il tuo cuore fosse incantato.

Chi si aggira tra fiori?

Ombre di sangue.. di sangue gli odori...

 

Intanto, guardi tu il Tramonto nero.

Quante fiate l’hai visto

nel deserto dei tuoi campi?...

 

Sogghigna.

 

Come canto che vien dal cimitero

ti parla.. labbia orrende,

bocca bugiarda che grida e s’accende,

 

con il cranio di un Re in mano.

 

L’ultimo giorno è arrivato e s’appresta,

non è più tempo che crescan ne’ prati

i gigli d’oro, non più è la tua festa

quando li cogli,

 

quando t’aggiri per cercare fiori

da mettere sul mare, sugli scogli,

sul tuo cenere che ode i suoi dolori,

oh povera fanciulla!

 

Oh Jehanne! Resta un drappo

bianco pieno di sangue..

di sangue rosso.. e resta il Cielo azzurro

 

dimenticato,

il Cielo cilestrino che ora langue,

mentre il Demonio, il Fato

 

tristemente all’unisono gridano

“Libertà!”

Quadro di Ferdinand Victor Eugène Delacroix (1798-1863), La Libertà guida il Popolo, Romanticismo, Realismo francese, 1830. Olio su Tela. Museo del Louvre, Parigi.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XIII Luglio AD MMXXI.

martedì 28 maggio 2019

Scapigliatura MMXIX - Il Rogo

Ricordi di gioia perduta, rapita...
tu inebriati di fuoco, e grida e pena!
Stretta intorno alla vita
sta l'orrida catena.

Dici al Sole dell'ultimo dì, agli augelli
la moribonda voce di un garbuglio.
Tra gli arsi tuoi capelli
del cenere è un miscuglio.

Ma voi ignorate, oh piazze, questa pazza!
Né avete pièta del suo gran dolore.
Oh innocente ragazza,
è vergine il tuo fiore!

George William Joy, Giovanna d'Arco dormiente in Prigione a Rouen, Tardo-Romanticismo/Simbolismo inglese, Fine del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XXVIII del Mese di Maggio AD MMXIX.

XXX Maggio MCDXXXI

Oh Visionaria! oh misera fanciulla!
vanamente brandisci nelle mani 
imbelli e care questo eterno e truce
volto del Cielo... oh tu! esanime e atroce
diadema di capelli - sciolti a poco
in trecce etesie.... Non ti splende più luce,
non ti palpita più l'amata Croce,
ma ti consuma dolcemente il fuoco.

L'ultima volta in cui ti sei veduta
a uno speglio è menzogna.... - Ora sei un'Anima
nel vento - trascinata da impetuosi
occhi d'un Temporal di vèrgin Morte.

Ho lagrimato tanto sulla tua
sì spenta gioventù.

Carl Gustav Carus, Un'Urna funeraria, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XXVIII del Mese di Maggio AD MMXIX.

domenica 18 ottobre 2015

La Visionaria

«Dove vai, fanciulla, bella e ridente?»

E la fanciulla passeggiava. Nero
era il suo crine, poiché avea dormito
tra il cenere funereo del camino,
mentre nel letto un misero dormiva.

Lo accolse nella Notte e lo accudiva,
ed egli era soltanto un pargolino.
E ora ella andava… e andava, e all’Infinito
muoveva il passo a un ignoto sentiero.

«Dove vai, fanciulla, bella e ridente?»

Venìr scorgeva un lontàn falconiero,
e un Principe a cavallo. E era smarrito
il volto suo all’ombra di un vecchio pino:
guardò più volte. Nulla! E il dì svaniva.

«Sono l’ombra d’un falco che lamenta!».

E all’orizzonte fuggivano i sogni:
e ella vedeva la Vita e il suo Nulla,
piànger udiva i neonati infelici.

Ma… ma v’era una donna alle pendìci
d’un tenue colle: «Guarda come culla!».
E un Mostro qui era il vento: «E a che vergogni?».

«Sono l’ombra d’un falco che lamenta!».

Niente! Svanìvan sogni:
e ella guardava i questuänti intorno,
poveri in cerca del pane del giorno.

«Fanciulla, oh mia fanciulla, oh mia fanciulla,
dove vai solitaria e bella e bionda?
Fanciulla, oh mia fanciulla, oh mia fanciulla,
perché la treccia è nera a questa sponda?».

«Ier ho dormito nel camino oscuro
per dare il letto a un bimbo vagabondo.
Ier ho dormito nel camino oscuro
il cenere annerì il mio crine biondo».

«Non era il bimbo quei di questa donna?
Vedi! Lo porta lontano e al sicuro.
Non era il bimbo quei di questa donna?
Ha paüra dell’Orco, il monte oscuro».

«Perché fugge e va via? Il mio tetto è il loro.
Forse la madre ha fame. Venga: ho i pani.
Perché fugge e va via? Il mio tetto è il loro.
No… no! Non farli andàr tanto lontani!».

«Fanciulla hai un cuore buono. Tu ami i poveri!
Hai visto la miseria della guerra?
Fanciulla hai un cuore buono. Tu ami i poveri!
Sii la speranza di questa tua terra».

Ed ella discorreva… e discorreva,
e con chi non si sa, né ella ‘l mirava,
tra un trasognato istante e un’aspra veglia,
forse al suo cuore, o forse alla Natura.
E lontano… lontano ella volgeva,
e fuori del villaggio se ne andava.
Era felice e - saltellando - sveglia,
una fanciulla visionaria e pura.
E quando fu la sera tornò indietro,
verso il tugurio. Cenava nel tetro
legno del lare; e disse sotto un perno:
«Padre, padre… lo sai? Che oggi ho parlato con l’Eterno?».

Fanciulla, oh mia fanciulla, oh mia fanciulla,
ascolta e taci!.... Ascolta il cuore mio:
quest’Eterno che ti chiama non è che Iddio!


Massimiliano Zaino di Lavezzaro




Domenica XVIII Ottobre AD MMXV