Immacolato l’aëre a me figge
gli
occhi, profondo spaziar di viole,
per
lontani sentieri. Per vicine
vie,
vien la Primavera, intanto, come
una
dama con gemme nei capelli,
intrecciati
a ghirlanda delle querce
e
a rigogliosa elegia per i salici,
e
per il loro pianto dirottato.
Oh
volgetevi a me, occhi d’acciaro e fieri,
con
il vostro pungente aulèr di gelsi!
Provocate
la mia sfida alle lagrime
del
salce!
Oh
parlate al mio labbro, bocche mute
del
vento, il qual si siede su una panca
ad
attendermi, invano vergognando
il
mio silenzio!
E
le piante s’abbracciano di nuovo,
viso
a viso, baciandosi le mani
di
legno.. e il piccolo airone si sveglia
nella
danza d’Amore.. e le veroniche
sfiorano
i nuvoli della Madonna..
e
ovunque inebria come loto aulente
la
Natura destata. Passeggiar
m’è bello in questo tornar della Vita.
Dipinto di Sarah Bernhardt (1844-1923), Ophelia tra i Soffioni (Studio), Tardo-Romanticismo inglese, Fine del Secolo XIX.