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sabato 27 luglio 2019

Strofe saffiche - La Tristezza di un Giorno di Pioggia

Come le lagrime alle guance rosse
d'una piccina vergogna, ora la piova
per le foglie dei salici discende
sotto il mio sguardo;

e, mentre odo le folgori tuonanti,
e il freddo sciabordio delle risaie,
questa Tempesta mi diventa dolce,
più dell'Estate

che il Sole suo disumano a mostrar 
se ne andò. Ma ora, poiché vedo crini
autunnali tra le nuvole del cielo,
e nebbioline

per le lontane montagne, forse, intendo
che manca poco al termine dei mesi
estivi. E so che Agosto, nelle vigne,
prepara ai labbri -

assetati di Gioia - quella mestizia
che è il mosto spumeggiante, il gran compare
riscaldante e gaio per la solitudine
d'altro mio Autunno.

Giuseppe Canella, Küstenlandschaft bei aufgehendem Mond, Romanticismo svizzero, 1840
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXVII del Mese di Luglio AD MMXIX.

Studio di Metrica classica - Elegia a un Pomeriggio di Temporale

Sento.... Per la campagna grevemente annunzia il gracchiar
del corvo il Temporale, con le sue säette, e i suoi tuoni

selvaggi. Ma non m'è noia la prossima piova che gelida
cadrà tra poco, un tintinno di freddi respiri sull'onde

delle risaïe; e il cielo che s'oscura truce e difforme
in una Notte senza la Luna, nel mio pomeriggio,

mi viene a cullare dal Sole furioso d'Estate,
con le sue ombre errabonde, con la grandine, urla di un attimo

di spensierata quiete.

Evelyn de Morgan, Notte e Sonno, Tardo-Romanticismo, Preraffaelliti, Simbolismo inglese, 1878


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXVII del Mese di Luglio AD MMXIX.

domenica 7 luglio 2019

A un Tramonto di Luglio

E tu non spremi le tue lagrime aspre,
oh Temporale! Ma solo il solletico
della grandine è dolce al mio sonno,
quando nell’orizzonte splende tacita
la sera. M’è trascorso un altro giorno
con il cuore tormentato dal Sole.
Ma io voglio amare questo luglio, e intorno,
le rose, le campanule e le viole.

Charles Henri Joseph Leickert, Un Mulino a Vento, Tardo-Romanticismo belga, Seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica VII del Mese di Luglio AD MMXIX.

venerdì 5 luglio 2019

Non ho, oh Notte, nuove Parole da dirti!

Non ho, oh Notte, nuove Parole da dirti!

Se lentamente sovvieni al meriggio….
Se m’è tristezza il tuo bacio al Tramonto….
Se dei Romantici è ora… ora del Sogno….
Se interpreto i tuoi abbracci visionari….
E il Sole mi si specchia alla finestra
solitaria. Ora l’Estate di Luglio
sibila nella tua sera profonda,
e celermente così si propaga
con l’urlo dei miei lamenti. Non ho,
oh Notte, nuove parole da dirti!

Se l’incanto del sonno mi è molesto….
Se il vento mugge su di me i tuoi brividi….
Se temo la Tempesta che ritarda….
Se naufrago nell’onde d’un Oceäno….
Se tremo ai primi tuoi tuoni…. Non ho,
oh Notte, nuove parole da dirti!

Joseph Farquharson, Scene di Scozia, Tardo-Romanticismo scozzese, Seconda Metà del XIX Secolo



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì V del Mese di Luglio AD MMXIX.

venerdì 21 giugno 2019

Buio

Minacciano le nubi il Temporale.
E intorno, per la campagna, risuona
un urlo prepotente, ira del corvo.

Anche il meriggio mi si è fatto triste,
m’è morto il Sole della nuova Estate.

Francis Danby, Un Naufragio, Tardo-Romanticismo irlandese, Seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì XXI del Mese di Giugno AD MMXIX.

giovedì 20 giugno 2019

Infanzia

Com’era dolce il canto delle raganelle quand’ero
piccolo! Lungo le calde risaie,
per le strade sassose che passan tra i campi, nell’onde
astrifiammanti al prepotente Sole!
E ora quel canto non esiste più,
né lo sento nel cuor della campagna.
Ma solo un caldo opprimente di fuoco,
dalle nascenti spighe l’assillo di un corvo che pigola
urli di immensa e cruda solitudine.
Com’era dolce la mia infanzia!

Johan Christoffer Boklund, Una Vacanza in Barca, Tardo-Romanticismo danese, Seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XX del Mese di Giugno AD MMXIX.

mercoledì 8 maggio 2019

MELANCONIA

I. Piove ancora sui prati delle flave
ombre di rose. Annegano gli stami
nelle lagrime dei miei occhi funesti.

II. E mi sembra d'Autunno questo vespero
buio.... Mi sembra di un Maggio trapassato
il freddo che odio, la piova sui fiori.

III. Ma anche il Dolor m'è caro in tanta angoscia;
e nel sentir lontano delle nascite
nuove, sovvienmi il Rosario a cullare
quest'Anima rapita da un sublime
sentir d'Iddio.

Herbert James Drapper, Siegfried dinnanzi a Brunnhilde dormiente, Simbolismo inglese, Seconda Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Mercoledì VIII del Mese di Maggio AD MMXIX.

martedì 7 maggio 2019

L'ANIMA DEL DESERTO

Taci tu, eremo... oh solitaria sera,
con queste dune di illusioni e pianti,
e questo torvo sguardo non sì quieto
dell'eterne sventure! Né puoi offrire
i miei Sogni più nuovi alle tue schiave
ambasce, o alle tue terre di sì buie
ragne avvolte.... Né tu puoi sempre osare
di mentirmi parole di mïele,
o baciare il mio volto assente e imbelle
sotto gli stral della tua Luna amara.

Johann Heinrich Füssli, L'Incubo, Pre-Romanticismo svizzero e inglese, 1781.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì VII del Mese di Maggio AD MMXIX.

domenica 18 novembre 2018

Il Tramonto d'una Domenica d'Autunno

Tramonto

Oh Tramonto!.... Tramonto!.... Della sera
pallido annunzio... pallida quiete
del meriggio; del vespro eterno incanto
di profonda mestizia!
Oh Tramonto!.... Tramonto!.... Mancan pochi
attimi al tuo sovvenir nuovo! E il Sole
si addormenta leggero; e il cielo è triste.
Oh Tramonto!.... Tramonto!
Dei segreti notturni mio custode,
guardiano de' i Sogni ripetuti,
della Notte singulto di terrore
disumano e feroce,
lagrima mia che scende e che distoglie
lo sguardo dalle foglie che precipitano
con vergognoso chiasso palpitato
dalla lor timidezza!
Oh Tramonto!.... Tramonto!  Delle estive
tife riposo, sonno delle ripe,
pallida cera di pallido cielo
dove tutte le mie ombre
si sfumano e si sperdono in un'unica
nera sembianza: la Notte che viene,
la nebbia che governa e che si espande...
la mia Notte profonda!

John Atkinson Grimshaw, Tramonto di Campagna, Tardo-Romanticismo inglese, Fine Secolo XIX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVIII del Mese di Novembre dell'Anno del Signor Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

L'Ora del Tè

Viene il morente meriggio che ride.
Vedo le nebbie salire d'intorno.
Sento la sera che chiama il mio nome.

L'immane corpo dell'Autunno or schiude,
anzi, spalanca le fauci sue crude;
e brividi mi infonde col suo vento.

Scorgo i camini che fumano a' nuvoli,
l'odore annuso del legno bruciato.
Tutto s'abbuia tra i campi che dormono.

E il Tramonto mi copre del suo Sole
che debilmente muore, ergendo rosei
petali della sofferenza sua ultima.

Nel gelo della sera allor mi scaldo
bevendo un Tè che vien dall'India ardente.

James Tissot, L'Ora del Tè, Accademismo francese, Fine del Secolo XIX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVIII del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

La Fuga dell'Autunno

Cupo è il meriggio. La nebbia è più cupa.
Inganno è il Sole, profonda menzogna
di un mite giorno d'Autunno inoltrato.

Eppur, ieri soltanto era l'Estate.
Era la Gioia, l'incanto della Luna,
dei ricordi, dei Sogni. Era la Vita.

Passa veloce l'Agosto, e con sé
trascina Ottobre, il figliuol vendemmiante 
che, come me, vuol fare colpo su Ebe.

Resta il nevischio che piove il mattino,
la brina sulle foglie irrigidite
dalla caduta. Novembre è Re eterno.

Rimane che fra poco vien Natale...
e dianzi al mio cuor starà un altro inverno.

Scuola russa dei Peredvizhniki (I Vaganti), Autunno, Tardo-Romanticismo russo, Fine Secolo XIX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVIII del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

Anacreontica Ebe

Ebe! Non siamo che foglie di mosto
spumanti ne' torrenti della Vita
che sovente ci illude e ci dispera.

Così è la mano del Destino che erge
alla sera i bicchieri dove viviamo:
mano robusta... empia... fatta di vento,

man che ha piacere a seguire le voci
delle rune tacenti... man tremenda
d'un labbro che ci sorseggia in gran quiete.

Sì, Ebe!.... Qui siamo i sòliti figliuoli
delle tue illusioni di vendemmia,
che co' i Titani patteggiano segreti.

Ma almeno co' il tuo vino non dimentichi
di far la danza per noi che moriamo.

Otto Pilny, Una Danzatrice del Deserto, Tardo-Romanticismo svizzero, Fine Secolo XIX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVIII del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

Le Rune della Notte

Oh rune vagabonde della Notte!
Così svelte venite a coglier le ombre
del giorno! e nebbie date a queste terre!

La Natura vi ha scritti i vaticini
di questo cambiar di stagioni spente
che sempre si rinnovano e defungono,

che ritornano eterne, belle come
erano prima di posar su' i funebri
letti del sonno lor, finto perpetuo.

Ma io, a voi dinnanzi, mestizie catturo
e noie perenni, e tremebonde lagrime,
e irripetibili oscuri tormenti;

donde alla fine il lume del Tramonto
mi seppellisce nel suo oblio di Morte.

Andreas Achenbach, Le Coste di Capri, Tardo-Romanticismo fiammingo, Fine del Secolo XIX
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVIII del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

La Messa

Imman fortezza è il Signor nostro Iddio.
Squilla, Domenica, i bronzi delle chiese,
dove risuona l'eco della Notte!

Ma a mezzogiorno le vetrate gotiche
possono forse rifletter la Luna
che presto giungerà a illuminar le ombre?....

Ma tra le fiamme delle mie candele
è già il buio a imporre il suo regno tacente?
E si traveste da Mostro l'altare!

Il Sole, infatti, decade e si spegne.
Il giorno è troppo breve per pregare
senza paura della sera oscura.

Non so più quale Gioia la Messa evoca.
Su un legno io vedo solo un Uom che muore.

Adolf Humborg, La Cucina dei Frati, Accademismo satirico tedesco, Fine del XIX Secolo
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVIII del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

venerdì 5 ottobre 2018

Il Lamento dell'Airone solitario

Oh come solitaria è la campagna!
Come dormono i campi appen mietuti!
Come il silenzio profondamente urla
nell'eco alterna di muti singhiozzi
da' boschi, dal ruscello, e dall'Arbogna
di fuggevoli rondini e pettirossi!....
Fuggite, oh voi! declamo, verso l'Africa
e gli eremi selvaggi, oh viaggiatori
delle vette più incognite del cielo...
fuggite! e qui lasciatemi così
mutevolmente solitario e mesto,
talvolta desiderato da' Sogni!
Lasciate la mia povera ombra oscura;
e far memoria non osate, oh piume,
di me, del pianto che sotto di voi
sovente esprimo, le làgrime amare
a stento trattenendo! E mentre errando
scorro nel regno vostro di rami e ale,
la Gioia cercando per gli stagni ornati
di cotante appassite e vecchie tife
e remiganti ninfee naufraganti
nel mio occhio avvezzo all'Autunno ruggente,
e mentre chieggo al Fato un po' di pièta,
a esser meco men crudel e men tremendo,
e mentre Sogno, oh! trattenetemi, Anime
vagabonde, nel flebile tramonto
a cui cantate, perché io possa a voi essere
testimone del vostro sonnecchiante
ultimo sonno in codeste pianure,
come voi siete ombre sopra la mia
solitudine odiata! E maledite
il mio Destino! Fate che sia mònito
a' Sognatori! E poi volate via!....
Oh come solitario m'è rimasto
dipinto con il sangue della sera
e della Notte con l'inchiostro amaro
del vecchio iris il mio campo preferito!
Come dure mi sono e ben sgradevoli
le stoppie del granoturco, e le ripe,
e le risaie prosciugate e mietute,
le quali si riposano attendendo
un lontano versorio di fatica
e di tormento! Come invecchio agli occhi
d'una mai colta Vita! E come tremo!....
Io... al centro delle fanghiglie... io, al centro
d'un campo, con il becco vergognoso
nascosto nelle mie ale... io solitario
nel vacuo spazio d'immane orizzonte...
con le zampe affogate in freddo fango...
io, che sento d'intorno rimbombar
gli ultimi spari della nuova caccia....
Oh! Potessero almeno seppellirmi
le tue mani, oh Gioia, che m'ignori e taci,
quando diman troverai camminando
un airone defunto, il cui sembiante
muta canzone ne canta per te!
O potesse un tuo bacio ridonarmi
quella Vita che questo oscuro Autunno
con i miei Sogni m'ha portato via!....
Ma la Notte sovviene... urla... ed è truce!
La Notte mi divora.

Marcus Stone, Luna di Miele, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì V del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

lunedì 1 ottobre 2018

Luci del Tramonto - Sogno autunnale d'una Gioia di Vita

Melancònica e mesta mi par questa
sera; e il Tramonto co' suoi lumicini
che da lungi, da' i campi, ne sovvèngono
e da' paesi, e questa vampa rosea
che conferma del giorno il bel defùngere,
e questi oscuri muri e i tanti boschi
al par di lei una mestizia profonda
mi gridano; onde non so se l'eterno
alternàrsi di giorni e notti e aurore
non sia altro forse che un dolente mònito
di vacue cure, e vane spemi, e alterni
sì disillusi Sogni... se il furioso
Sentimento del cuor non sia altro che ombra
d'un mutèvole lume di ossa e Fato,
di Luna e Sole, a' predestinazione
incerta scosso dagli illusi corsi
della mia Vita. Ma intendo che questi
lumi del vèspero autunnale e il lor
rivèrbero irriverente su' miei occhi,
e il gelido orizzonte alluminato
per le finestre lontane, e il sussuro
rombante dei trebbiatori notturni,
pur nella nostalgia che essi mi pròvocano,
alfìn, mi danno pace. E mentre in fondo
all'ossa il primo gelo assorbo, io quella
finestra ambita vado ripensando
che la Gioia cela; e giungendo sott'essa
che è chiusa osservo, e che un dèbile lume
da lei proviene. E fuòr non v'è la Luna,
né astro che splende... e meco v'è la prima
nebbia. Così le lampe della via
s'accèndono. Ma da quella finestra
si spegne il lume. Mi sovviene un'ombra.
Mi guarda. Attende. Non scorgo il suo volto,
se rida, o pianga, o se stia incollerita.
Allora ascolto una chiave che chiude
la dolce porta... un'assenza pungente
il Desiderio a ferìr impetuosa
e cieca. Ascolto il latrato d'un cane
cui altri Cèrberi dìcon le stesse urla.
Ascolto fàrsi silenzio da' i campi,
l'ultimo volo dell'airone bianco,
il gridàr primo d'una truce nòttola,
i passi scossi dell'ultime vecchie
che vanno a cena. Ascolto il fruscìo ardente
delle lampade. Continua a guardàrmi!
Un'ombra che trapassa nella Notte,
che si confonde nelle fredde tènebre...
è un'ombra che mi guarda e poi svanisce.
Così lungo le vie de' Sogni muore
in tanta Notte, in molti ambrati lumi
l'ultima speme del mio cuor. E l'alba
verrà a darmi un dolore che è infinito.
Perdònami, oh Gioia, il gran silenzio!... àmami!

Marcus Stone, Merried for Love, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, 1881


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì I del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

domenica 23 settembre 2018

Idillio funebre e patetico d'Esequie all'Estate e d'Addio alla Gioia

Addio, giorno d'Estate estremo, che ombre
fuggèvoli e confuse, ombre stridenti
e spettri di soleggiate scogliere
dal màr riporti, e da' monti i lamenti
nell'eco mia indisposta e sovrumana
dei ruscelletti su cui ebbi ristoro
con le rùvide pietre e con i boschi
dal baldo Sole iniquo!
Addio, dorati campi, là percorsi
a cercàr uno sguardo di mia Gioia, 
ad attèndere forse un non costretto
appuntamento di segrete cure...
addio, campi, romìti e solitari,
e ora mietuti, sotto i miei occhi tìmidi...
ora calpesti da insani stivali, e
minacciati da falci... e fuoco e fango,
sotto il pallente Sole!
Addio, mùrmure estivo di te, Arbogna,
cui sempre ti si affacciava la Luna
nell'àttimo dov'io condividevo
a' le vie e a' tigli que' miei trobadòrici
Sogni di gaia e notturna e attesa aurora,
Sogni frementi e ripetuti e gai
a questa brama di volèr un guardo
di gaudio Sole...
di sì perduto Sole!
Addio, voi, cui nel vespro ripetevo
un giuramento arcano "Verrò!", mentre
nel vostro cuore gemente tacevo;
e cui ora imploro: "Riportàtemi, ombre,
la Gioia da cui tremendo immane Ocèano
mi separa!". Addio, oh Sole!
Addio, acerbi vigneti d'in su' i calli
maturandi d'un'Ebe ancora spoglia,
oh vergognosa, timidìssima Ebe!
che da' il carro solare vesti chiede
a Giove per ricovrìr le vergogne
e il ventre e i seni; a me contesa questa
diva coppiera dal labbro ridente
pe' i più divi convivi ove conteso
m'è Bacco, il giocoliere degli Dei,
dal Destino e dal Sole!
Addio, gustoso timo, un dì bevuto
da' labbra mie per le balze di valli,
al servizièvole àëre del Toce...
all'agèvole grido de' i torrenti...
all'incanto di vette tempestose,
addio! timo addolcito da bei fiòr...
tu, che invitante fosti al sonno e al rènder
de' i Sogni, e che là, io raccolsi, le vìpere
disfidando e il bel Sole!
Addio, tu, che so... che fingo tu legga,
che fingi su me affìggere il tuo sguardo,
Gioia... Gioia di Vita, a scàpito nascosta
della mia quèstua profana e tacente
di sacro chiasso e di baccanti grida
indarne... tu, che vagolando a' sera
mi scorgi, e che nel frattempo altri mari
varchi lontani... tu, perennemente
divisa da me per volèr del Fato,
addio! Addio, Gioia, femminile compagna
di sognatori e di viandanti e d'èremi
composti dalle sabbie degli illusi,
fèmmina desiderata dal cuore...
addio, mia Gioia! Addio, oh Sole!


Arthur Hughes ,La Belle Dame sans merci, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, 1863


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXII del Mese di Settembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

sabato 18 agosto 2018

Un Cuore. Mare di Desideri

Oh cuore vagabondo, taci! oh cuòr
che ti rivèrberi a' le vie più cupe
de' i tuoi desìi,
taci! oh mio cuore pallente che urli e soffri
esterrefatto e attònito e che in Notte
profonda sogni,
taci! oh pìccolo mio cuòr insignìto
delle mie colpe e di mie brame occulte,
e lamentose foschìe di perduti,
interminati voleri e di aspre ombre,
taci! e accogli il silenzio
della tua pena, del rimorso tuo,
de' i tuoi delitti eterei e di tua angoscia...
taci! mìsero, frantumato cuore,
non altro che ombra di te stesso... tu,
che non sai esprìmere 
quello che senti e che la fresca sera
t'infonde... tu, cuoricino vigliacco,
e codardo e tremante e vile, taci!....
Taci, e non fàr il pellegrino ancora
per i vàlichi immensi del tuo Sogno...
non prèmere le terre che t'insìdiano
con danze menzognere,
con i tripudi di ùgole assetate
del fuoco del tuo sangue immondo e crudo...
non infràngere il Fato, il tuo divieto
d'Amore!.... Taci!....
Taci... e non seppellire l'alba che alza
il suo Sole a bruciare il dolce regno
de' i Sogni; e a' questi caldi strali e accesi,
i tuoi deliri festanti e piangenti...
i tuoi dolori...
taci! e non sognàr mai più!


Edward Frederick Brewtnall, Visit to the Witch, Tardo-Romanticismo inglese, 1882


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Mercoledì XV del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

lunedì 13 agosto 2018

San Lorenzo

Mi fa paura il cièl che tra le cime
me stesso seppellisce nel suo ventre,
e che, notturno e oscuro, e folle e tetro,
la valle mi ricopre e l'orizzonte
amato, e i terrei sentieri che orditi
in sasso vanno in alto.
Mi fa paura il volto suo sublime
che mill'occhi di stelle or mostra, e mentre
muore la Luna, appoggia il suo ferètro
a ogni vàlico orrendo, a' ombre, e a ogni monte,
invincìbile come i prodi avìti
che fan ronda a uno spalto.
Mi fa paura il cièl che di astri è pieno
e brilla, e che l'assente Luna mostra
tra l'ombre, e che possente ovunque s'erge
a ricovrìr i monti e che, nel cuòr
della Notte, sussurra antichi Sogni,
e vecchie cere.
Mi fa paura il guardo suo che, a meno
di tintinnanti scie di stelle, accosta
agli occhi miei un Mistèr bruto, e che immerge
la Vita mia in un'angoscia di dolòr,
e di patìr insulso.... E non vergogni
tu, oh cièl, co'  le tue sere?....
Mi fa paura questa via lontana...
lontana di cadenti stelle d'oro,
e che io scorgo avvenìr d'in su' il Gridone,
e che mi schiaccia all'eterno disòrdine
della Natura, e del suo cosmo spento... e,
dove son io?
Ombra di ombre tra spettri di orma vana,
come un Arabo errante a un sicomoro,
vagabondo mi pingo e mesto, e a' prone
mani procedo.
Come una stella io sòn preda del vento,
sòn vìttima d'Iddio!

Joseph Mallord William Turner, Una Notte di Tempesta, Romanticismo inglese, Prima Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XIII del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

sabato 28 luglio 2018

Ode alla Val Vigezzo

Monti randagi e vagabonde cime,
oh di Tempeste antiche e aguzze vette…
oh còrrere mellifluo del Melèzzo,
oh del Toce le plàcide scogliere
e le cascate… oh Gridone… Gridone  
possente e ossuto sotto il cui ampio sguardo
delle tue pietre tanto mi disseto
e il lìmite rimiro che separa
le alpine nostre terre dalla Svìzzera,
quanto mi siete cari!
Vedèr, sentìr… tacèr per i sentieri,
e cògliere la beltà delle rocce
tutte! Ascoltàr che mùggono le mandrie,
e bere con lo sguardo un tozzo d’erba
tra’ i fiorellini del timo selvaggio!....
Comprèndere il Mistero di fiorita
Natura, e delle baite diroccate
il Tempo che è trascorso, e de’ i mirtilli
il gusto e il fàscino! Udìr le campane
delle chiesette!....
Ti chiamo Vita, oh montagna inumana
e possente e sublime! che mi doni
i tuoi occhi appena-appena liberati
dalle càndide nevi, e che mi guidi
verso i tuoi sguardi più profondi e quieti,
e verso le tue fauci più segrete…
e che di te mi chiudi gentilmente
l’orizzonte sognato oltre cui il Sogno,
appunto, regna… come regna in là
la Fantasia e l’ingordigia di altri e altri
Sogni… e che dunque mi ripeti all’eco
canti di Bardi e Valchirie stridenti…
canti tra’ i più sovrumani e furiosi…
canti che ora mi dìcono “Sei vivo!”…
oh terre alpine e belle!....
Oh terre alpine e belle! oh dolci terre,
dove le mie ombre si fòndono sempre
a quelle de’ i faggeti e de’ i castagni,
in ricòvero al Sole che ribolle
per le vie dell’Estate montanara,
donde anch’io, forse, divento una quercia…
una quercia vivente… una roccia…
oh terre! quanto mi piacete, oh soavi…
oh leggendarie insegne d’una quiete
perduta, e d’ogni regno e d’ogni ostello,
Miti leggiadri sotto i quài mi pàr
di Tell udire il corno che risprona
dal lìmite a’ la caccia, e a’ il cavalcàr
d’eroici palafreni or mossi a guerra…
oh terre! oh terre!....
Alzàr il volto, ed èrgersi a’ le valli,
e dominàr ciò che di più imo or v’è,
con uno sguardo, come fa un Titano…
tremàr, godèr de’ i bàratri profondi
e degli Òrridi trèmuli e funesti…
dormìr, posàr, per le pietre de’ i pàscoli,
e incontro còrrere a’ i fiori che vòlano…
oh quieti àttimi!....
Ti chiamo Sogno, oh Melèzzo gentile,
i cui vapori estivi mi rinfrèscano
nel meriggio… e chimera, oh Toce, e Musa,
oh Alpe… Alpe bella e lieta… Alpe serena
che in mill’anni così t’ha riscolpita
Iddio… Alpe vagabonda nel mio cuore,
e ne’ i ricordi… Alpe indimenticata,
stupenda… bella!
Com’è sì dolce divenìr viandante
per le vostre foreste… il piede a’ i sassi,
e il cuore al Cielo!




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXVIII del Mese di Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

martedì 24 luglio 2018

La Luna, la Notte, i Sogni

Come ti sogno, oh Luna bella e bianca,
oh Luna, tiepidamente un po’ ascosta
tra le nùvole… oh Luna… oh Luna scialba,
dall’Ànima mia stanca!....
Oh Luna!
Come la tua leggèr… leggera breva
or carezzevolmente qui mi coglie
il sudore mio estivo, e i miei pensieri
bëati e avversi al vòlger d’una sola
Notte… i pensieri ripetuti e ansanti
e soffïati nel mare de’ i Sogni…
i pensieri di pianto…
di pianto e di dolòr!....
Oh Luna!
Come il tuo fàscino accarezza il volto
del salce, sotto il quale, contemplando
e sedendo, io ti veggo… nel venìr
della sera silente e della Notte!…
e come l’accarezza! Come gli apre
e gli scioglie e gli fa le belle trecce,
qui, quasi a pettinàrlo… a pettinàr
il suo piangente crine di smeraldo…
a pettinàr il pianto
mio!.... Oh Luna!....
Oh Luna!
Come mi sei disumana e crudele
quando osi richiamàr gli occhi miei al nome
febbrile e menzognero e funestato
e bruto… al nome dei Sogni perduti…
dei compiacenti Sogni… dei terrìbili
Sogni… Sogni che come occulte lame,
sotto il tuo sguardo, infatti, mi ferìscono
le vene tutte del cuore errabondo…
d’un cuòr che appunto soffre perché sogna,
e perché piange!...
Oh Luna!
Èccoci… èccoci qui, entrambi, sepolti
sotto la pietra oscura della Notte…
sotto il Mistero del tuo cielo oppresso
dalle tènebre infami… entrambi attesi
dall’alba che riluce tra le stelle,
entrambi… reciprocamente avvinti
dal bacio delle menzogne che il Sogno
porta con sé… qui, entrambi disperati,
dove una Possa arcana ci riunisce
e ci separa!.... Oh Luna!...
Oh Luna!
E la Notte sen vola come uno spìr
delle tue labbra.
E la Notte sen vola come un Sogno
che ho in fondo al cuòr!

Charles West Cope, La Prigioniera, Tardo-Romanticismo inglese, Seconda Metà del XIX Secolo




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XXIV del Mese di Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.