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sabato 27 luglio 2019

Strofe saffiche - La Tristezza di un Giorno di Pioggia

Come le lagrime alle guance rosse
d'una piccina vergogna, ora la piova
per le foglie dei salici discende
sotto il mio sguardo;

e, mentre odo le folgori tuonanti,
e il freddo sciabordio delle risaie,
questa Tempesta mi diventa dolce,
più dell'Estate

che il Sole suo disumano a mostrar 
se ne andò. Ma ora, poiché vedo crini
autunnali tra le nuvole del cielo,
e nebbioline

per le lontane montagne, forse, intendo
che manca poco al termine dei mesi
estivi. E so che Agosto, nelle vigne,
prepara ai labbri -

assetati di Gioia - quella mestizia
che è il mosto spumeggiante, il gran compare
riscaldante e gaio per la solitudine
d'altro mio Autunno.

Giuseppe Canella, Küstenlandschaft bei aufgehendem Mond, Romanticismo svizzero, 1840
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXVII del Mese di Luglio AD MMXIX.

domenica 4 novembre 2018

Idillio della Via, della Luna, della Piova e del Tramonto

La sera lagrima
da' tetti. Vaga
cader di piova.
Così scintillano
le gocce. Allaga
questa mia alcova.

Cadon, tintinnano,
per le grondaie,
per le tettoie,
fanno pozzanghere,
per le risaie
senza più gioie.

Odo: che sembrano
trilli di bardi,
urla del vento.
Sento: che spirano
come gagliardi
Dei di Tormento.

Viene il Crepuscolo
sopra i miei occhi.
M'induce al pianto
la melanconica
sera; e que' tocchi
d'un bronzo santo,

sento, m'invitano,
al mesto altare,
a' suoi rosari...
alle mie oniriche
fiamme, sognare
di Sogni amari.

Sento, mi gridano
con santo flemma
urla profane,
grida degli Angioli;
Dio fa bestemma
delle sue vane

torve e fuggevoli
fanghiglie oscene
di creature
cui ne perdurano
respiri e vene
fatte di cure.

Le piove scendono
sempre più forti,
sempre più balde.
Dopo s'acquietano,
strette... consorti
di molte falde.

La via sta tacita
lungo i tuoi tigli
or forse assenti;
un cane s'agita,
mostra gli artigli,
mostra i suoi denti.

Contro la mia Anima
fa da guardiano
quando i miei passi
d'intorno muòvonsi.
Vanno lontano.
E sono lassi!

Ti dico, oh Ecate!
Son solitario
per fredda duna,
quando la Sìlfide
vola al sudario
di falba Luna;

quando da' loculi
sorgon le Villi.
Muovono danze,
mostrano gli esili
piedi di spilli,
cantan romanze....

Ballan su' striduli
sepolcri aviti;
sangue innocente
quivi ne adescano
presso que' miti
di ballo ardente.

Tornan le lagrime
di questa sera,
del novembrino
gelido aere.
Il labbro spera
bèver del vino

mellifluo e tiepido
a far conforto
di questo gelo...
a ber de' palpiti
d'un cuore assorto
chiuso in un velo

ordito a funebre
segno di Morte,
pegno d'Amore...
tessuto a' lugubri
voler di Sorte
e di dolore.

Sono uno spirito
che corre, ed erra
senza una meta
su questa tremula
orrida terra
di vespro asceta...

crudele vèspero
che proibisce
quest'avverarsi
di dolci incubi,
che si svanisce
per tormentarsi.

Sono l'omuncolo
che soffre e adora,
ombra d'un uomo,
d'un fango torbido;
è giunta l'ora
d'essere atòmo.

Sono l'incredulo
amante muto
che ti divora 
dentro i suoi cantici,
che getta il liuto
che ti innamora

d'in su' le implacide
ripe d'Arbogna,
l'onde del Fato.
Schiuditi al naufrago!
Empia vergogna
d'un uom odiato!

Schiudi i tuoi moniti
di pena atroce,
folle pensiero!
Slancia allo stolido
segno di Croce
il tuo levriero:

affonda, sbranami,
tagliami il collo,
il sangue bevi
della mia ugola,
dove barcollo,
grida! lo devi!....

Senti tu tremula
Luna il deliro,
l'estroso detto
di questo rapsodo!
Odi il respiro,
odi il sospetto!

A tanto giunsero
con le tue piove
fatte di cloro
questi miei spasimi,
fatte di nuove
doglie. T'adoro!

Calma! Pioviggina,
sembra la fuga
d'un musicista
di disarmonica
speme. Prosciuga
la terra; è trista

di questi mistici
suoni tremendi,
questo scrosciare
d'inquiete gocciole,
e non t'arrendi
nel mio sognare!

Calma! Pioviggina,
tutto il mio pianto
su' tuoi capelli
neri d'accoliti
sospir d'affranto
cuor di ribelli...

sulla tua giovine
pelle abbronzata
di sotto il Sole
d'una gradevole
estata ambrata
con le sue viole...

sulle tue libere
labbra di bacio,
mento di Dea,
oh Luna flebile,
dove mi giacio,
dove mi fea

tosto il tuo fascino
presto rapito,
passati gli anni,
trenta dal cerulo
incontro ardito
primo d'affanni....

Piove sull'indice
privo d'anello,
pallida speme
del tuo spasmodico
cuore rubello,
viviamo insieme.

Calma! Non scendono
le piove. Torna
un vento. Piace
fischiar all'Ecate,
cangiarla adorna
d'abbraccio audace.

Ma le mie lagrime
scendono ancora
sul mio Novembre.
L'Autunno s'agita,
grida... divora
tutte mie tempre.

E in questo oceano
fatto d'assenzio,
fatto di mosto,
so che è durevole
il tuo silenzio:
dura d'Agosto!


Tranquillo Cremona, L'Ellera (L'Edera), Romanticismo e Scapigliatura italiana, Fine del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica IV del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

mercoledì 5 settembre 2018

I Desideri di Settembre


Oh Settembre!... Settembre, mio soffrente
mese d'Autunno, e prima nebbiolina -
amica cupa della mia campagna -
e fresca piova...
e gèlida mattina e mite fiòr
del pomeriggio...
oh Settembre, che vesti i tuoi tristi occhi
con i ricordi impalliditi e secchi
di tante foglie e de' i miei giorni estivi,
e che ferocemente a guerra muovi
vèr i resti di Agosto...
contro il Sole spumante come màr
di dolci e caldi strali e di piacèr
focosi e immani...
e che mi pingi irrequieto e assonnato
una Natura dormiente e assassina
di se medesma,
assassina del cielo e delle nùvole,
e degli stagni, e de' i torrenti... e poi
di me... di me, misèrrimo Poeta,
e uomo, e fango e terra;
e che mi culli con il tuo leggero
vento quando mi siedo, e penso, e scrivo,
e sogno.... Oh mio Settembre!
Come vorrei che a'i pròssimi tripùdi
delle vendemmie e del frizzante mosto...
come vorrei sognare, e vìver... come
bramerei non scoprìrmi solitario
e vagabondo
nel prènder e sgranàr gli àcini d'uva...
come vorrei che fosse con me questa
ambita Gioia perduta e declamata
con differenti nomi di miei Sogni...
come vorrei gustarmi questo Autunno
bevèndolo con lei da un solo càlice
di Ebe e di Vita,
inno a' la festa de'i vignài incantati
da' tralci, e delle ròndini che vòlano
lontano... e vanno... e vanno;
e come vorrei udìr
un àlito suo, un suo detto e ascoltàr
le sue mani, e il suo labbro,
e pèrdermi in un Sogno in divenire!....
Oh Settembre! Oh Settembre... così bello
e pièn di melanconìa furibonda...
mio Settembre! vièn l'ora
di lasciare dormìr anche Natura...
vièn l'ora di confòndermi
ne' suoi bei Sogni!
L'ora di scègliere o Vita o la Morte!

John Samuel Raven, Rooks Parliament, Tardo-Romanticismo inglese, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì IV del Mese di Settembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.