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sabato 20 luglio 2019

Gli Attimi del Sovrumano

E nella sera, con l'occhio-adamante
del Sole, io questa Estate ardito ammiro;
e nel mio sguardo, com'è quel di un'aquila,
e i di lei vasti orizzonti, e i vecchi monti,
e queste valli lontane e i di lor
profumi d'erbe e fiori, e il millenario
Spirito, e l'altre rocce in me racchiudo,
donde m'appago. Né m'è quiete o dolce
riposo in tanto istante; ma in me intendo
un'irrequieta possa crëatrice
sì ché ora ascolto le montagne intorno
che mi chiaman fratello, o forse, padre.
Vien caro allora desïare un bacio
dal labbro eterno d'Iddio, il Sovrumano.

Simeon Marcus Larson, Un Paesaggio scandinavo prima del Temporale, Tardo-Romanticismo scandinavo, Seconda Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XX del Mese di Luglio AD MMXIX.

giovedì 20 giugno 2019

Infanzia

Com’era dolce il canto delle raganelle quand’ero
piccolo! Lungo le calde risaie,
per le strade sassose che passan tra i campi, nell’onde
astrifiammanti al prepotente Sole!
E ora quel canto non esiste più,
né lo sento nel cuor della campagna.
Ma solo un caldo opprimente di fuoco,
dalle nascenti spighe l’assillo di un corvo che pigola
urli di immensa e cruda solitudine.
Com’era dolce la mia infanzia!

Johan Christoffer Boklund, Una Vacanza in Barca, Tardo-Romanticismo danese, Seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XX del Mese di Giugno AD MMXIX.

martedì 18 giugno 2019

Attimi d'Estate

Fa caldo. Non riposo. Non ti penso,
oh sussegguirsi di irridenti Sogni!
Né m’è dolce l’olezzo delle pèrische,
oltre i recinti, bruciate dall’aëre;
né questo arcigno profumar di rose,
e questi canti di vagabonde ale,
o quei scialbi viator dei mar lontani,
gli albatri, i quai, si sollevano altrove,
oltre le bianche vele. Né mi è caro
questo tempo che scorre lento prima
di sera.
E m’è noia questo Sole che arde il gleso
del grano, uggia di Fato, è la mia Estate.

Hermann David Salomon Corrodi, Oasi, Orientalismo germanico, Seconda Metà del Secolo XIX



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XVIII del Mese di Giugno AD MMXIX.

martedì 28 maggio 2019

XXX Maggio MCDXXXI

Oh Visionaria! oh misera fanciulla!
vanamente brandisci nelle mani 
imbelli e care questo eterno e truce
volto del Cielo... oh tu! esanime e atroce
diadema di capelli - sciolti a poco
in trecce etesie.... Non ti splende più luce,
non ti palpita più l'amata Croce,
ma ti consuma dolcemente il fuoco.

L'ultima volta in cui ti sei veduta
a uno speglio è menzogna.... - Ora sei un'Anima
nel vento - trascinata da impetuosi
occhi d'un Temporal di vèrgin Morte.

Ho lagrimato tanto sulla tua
sì spenta gioventù.

Carl Gustav Carus, Un'Urna funeraria, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XXVIII del Mese di Maggio AD MMXIX.

lunedì 27 maggio 2019

I Silenzi di Maggio

Scoppia d'un tratto impetuoso l'inquieto
tuono. Io lo sento; e nel meriggio scialbo
lambisce ancora questa piova rada
il mio desiderato ardore per
le rigogliose foglie del prunalbo,
per la campagna mal tenuta a bada
dal Sole, per le viole aulenti, e per
un'Estate tardiva.

Ho ancora in cuor silenzi di papaveri,
un prepotente silenzio d'Inverno,
e nella Notte attendo la risposta
di questa Luna estiva.

Simeon Marcu Larson, Un Naufragio al Chiaro di Luna, Tardo-Romanticismo scandinavo, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXVII del Mese di Maggio AD MMXIX.

domenica 26 maggio 2019

La Tristezza della Sera

Ancor più tardi strillerà la mia arpa,
nel cuore della mezzanotte buia;
e il cinguettio delle rondini insonni
gemerà con la voce delle nottole che
- dormienti - copriranno nuovamente
con le loro ale questa blanda Luna
fuggitiva agli sguardi dei miei Sogni.
Ancora ho in petto una sera di lagrime,
la solitudine amara del vento,
di fuori, questo nuovo Temporale.

Eugene von Guerard, Monti, Tardo-Romanticismo tedesco, 1863



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XXVI del Mese di Maggio AD MMXIX.

martedì 7 maggio 2019

UN ATTIMO NELLA SERA

Oh sera! così presto vieni a far
crucir le rane, i grilli sotto i miei
lagrimanti occhi!....
Oh mia sepolta, tu... - oh ombra di Vita,
inascoltata impronta di un Tramonto
fremente! così svelta mi colpisci
nel tuo meriggio lontano che muor!
Né la tua Luna m'è quiete, né il sonno
m'allumina le labbra di un profondo
ristoro; né la terra si apre, annera,
per inghiottire i miei Sogni dolenti:
il mio maggio, la mia aspra Primavera.

Eduard Dantan, Il Tempo scorre e svanisce, Tardo-Romanticismo e Simbolismo francese, Seconda Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì VII del Mese di Maggio AD MMXIX.

lunedì 22 aprile 2019

Noia di un Giorno di Pasqua

L'ultimo tosco per la Luna attende
questa Notte furiosa, e un Sogno amaro.
Ma più non splende....
Né il mattino risorge. E ora, pur tacito,
è il caldo labbro del prossimo Sole
che spira sulle viole.
Oh mia Notte assassina, il tuo veleno
ha dissolta la voce dei miei Sogni!
Ha dissolto ogni fiore della mia
amata Primavera.

Enrique Serra y Auque, L'Ora dorata, Tardo-Romanticismo spagnuolo, Seconda Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XXII del Mese di Aprile AD MMXIX.

Pasquetta MMXIX

Oh Pasquetta, le candide tue nubi
ora fioriscono onde di aspra piova,
e tanto Temporale, e molto vento,
e fulmini silenziosi! Ma intorno
veggo che sen gïa ancora l'ombra esausta
di questa Primavera non più nata.

Enrique Serra y Auque, Una Laguna, Tardo-Romanticismo spagnuolo, Seconda Metà del Secolo XIX.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXII del Mese di Aprile AD MMXIX.

martedì 16 aprile 2019

Les Gargouilles

Vide la Luna una pira di pietre.
La Notte impallidì di fiamme e stelle.
Una campana suonava funerea.
E per l'aure era una foglia di vento:
la Gargolla gridò del Diavolo arso
quest'orgoglio perenne.

Ormai l'organo non può suonare che un
silenzïoso Dies Irae per Pasqua.
Ormai una rosa di vetro non può
che riflettere un muto Tabernacolo
ghermito da Satana. Ormai i roghi crepitano,
e divorano le Anime degli ultimi
eretici... degli ultimi Santi. Amen!

Caspar David Friedrich, Il Cimitero della Cattedrale, Romanticismo tedesco, prima Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XVI del Mese di Aprile AD MMXIX.

martedì 9 aprile 2019

Le Risaie

Così la Primavera mi si sveglia:
e questo Sole, e questa nuova alba, e altre
più risplendenti mattine in cotanto
vìver ora mi amano. E mi ritornano,
al fin, sì tante risaïe, il mar
dov'io confondo i Sogni della Notte,
il ghiaccio di una Luna che è rimasta
pallida prigioniera del mio Inverno.
Non fûr sì mai illusioni i miei bei fiori!

Charles Franҫois Daubigny - Le Paludi di Gylieu, Tardo-Romanticismo francese, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì IX del Mese di Aprile AD MMXIX.

domenica 7 aprile 2019

Pioviggina Aprile

Leggermente tu gemi fresca piova,
o nuvola piccina del mio april
fecondo. Ma ombre di buia sera e tetro
meriggio, allor, su me incòmbon; e mentre
riede questo brutal rigor del verno,
e mentre impallidisce il ciel sì glauco,
odo (io) venir da' le frasche vicine
uno spento cantar d'augei che, in molto
silenzio, il cuor che duol mi intenerisce.
Mai amai sì tanto questa Primavera!

Albert Rigolot, Soleil levant dans la Brume, Tardo-Romanticismo francese, Seconda Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica VII del Mese di Aprile AD MMXIX.

domenica 4 novembre 2018

Idillio della Via, della Luna, della Piova e del Tramonto

La sera lagrima
da' tetti. Vaga
cader di piova.
Così scintillano
le gocce. Allaga
questa mia alcova.

Cadon, tintinnano,
per le grondaie,
per le tettoie,
fanno pozzanghere,
per le risaie
senza più gioie.

Odo: che sembrano
trilli di bardi,
urla del vento.
Sento: che spirano
come gagliardi
Dei di Tormento.

Viene il Crepuscolo
sopra i miei occhi.
M'induce al pianto
la melanconica
sera; e que' tocchi
d'un bronzo santo,

sento, m'invitano,
al mesto altare,
a' suoi rosari...
alle mie oniriche
fiamme, sognare
di Sogni amari.

Sento, mi gridano
con santo flemma
urla profane,
grida degli Angioli;
Dio fa bestemma
delle sue vane

torve e fuggevoli
fanghiglie oscene
di creature
cui ne perdurano
respiri e vene
fatte di cure.

Le piove scendono
sempre più forti,
sempre più balde.
Dopo s'acquietano,
strette... consorti
di molte falde.

La via sta tacita
lungo i tuoi tigli
or forse assenti;
un cane s'agita,
mostra gli artigli,
mostra i suoi denti.

Contro la mia Anima
fa da guardiano
quando i miei passi
d'intorno muòvonsi.
Vanno lontano.
E sono lassi!

Ti dico, oh Ecate!
Son solitario
per fredda duna,
quando la Sìlfide
vola al sudario
di falba Luna;

quando da' loculi
sorgon le Villi.
Muovono danze,
mostrano gli esili
piedi di spilli,
cantan romanze....

Ballan su' striduli
sepolcri aviti;
sangue innocente
quivi ne adescano
presso que' miti
di ballo ardente.

Tornan le lagrime
di questa sera,
del novembrino
gelido aere.
Il labbro spera
bèver del vino

mellifluo e tiepido
a far conforto
di questo gelo...
a ber de' palpiti
d'un cuore assorto
chiuso in un velo

ordito a funebre
segno di Morte,
pegno d'Amore...
tessuto a' lugubri
voler di Sorte
e di dolore.

Sono uno spirito
che corre, ed erra
senza una meta
su questa tremula
orrida terra
di vespro asceta...

crudele vèspero
che proibisce
quest'avverarsi
di dolci incubi,
che si svanisce
per tormentarsi.

Sono l'omuncolo
che soffre e adora,
ombra d'un uomo,
d'un fango torbido;
è giunta l'ora
d'essere atòmo.

Sono l'incredulo
amante muto
che ti divora 
dentro i suoi cantici,
che getta il liuto
che ti innamora

d'in su' le implacide
ripe d'Arbogna,
l'onde del Fato.
Schiuditi al naufrago!
Empia vergogna
d'un uom odiato!

Schiudi i tuoi moniti
di pena atroce,
folle pensiero!
Slancia allo stolido
segno di Croce
il tuo levriero:

affonda, sbranami,
tagliami il collo,
il sangue bevi
della mia ugola,
dove barcollo,
grida! lo devi!....

Senti tu tremula
Luna il deliro,
l'estroso detto
di questo rapsodo!
Odi il respiro,
odi il sospetto!

A tanto giunsero
con le tue piove
fatte di cloro
questi miei spasimi,
fatte di nuove
doglie. T'adoro!

Calma! Pioviggina,
sembra la fuga
d'un musicista
di disarmonica
speme. Prosciuga
la terra; è trista

di questi mistici
suoni tremendi,
questo scrosciare
d'inquiete gocciole,
e non t'arrendi
nel mio sognare!

Calma! Pioviggina,
tutto il mio pianto
su' tuoi capelli
neri d'accoliti
sospir d'affranto
cuor di ribelli...

sulla tua giovine
pelle abbronzata
di sotto il Sole
d'una gradevole
estata ambrata
con le sue viole...

sulle tue libere
labbra di bacio,
mento di Dea,
oh Luna flebile,
dove mi giacio,
dove mi fea

tosto il tuo fascino
presto rapito,
passati gli anni,
trenta dal cerulo
incontro ardito
primo d'affanni....

Piove sull'indice
privo d'anello,
pallida speme
del tuo spasmodico
cuore rubello,
viviamo insieme.

Calma! Non scendono
le piove. Torna
un vento. Piace
fischiar all'Ecate,
cangiarla adorna
d'abbraccio audace.

Ma le mie lagrime
scendono ancora
sul mio Novembre.
L'Autunno s'agita,
grida... divora
tutte mie tempre.

E in questo oceano
fatto d'assenzio,
fatto di mosto,
so che è durevole
il tuo silenzio:
dura d'Agosto!


Tranquillo Cremona, L'Ellera (L'Edera), Romanticismo e Scapigliatura italiana, Fine del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica IV del Mese di Novembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

mercoledì 15 agosto 2018

Mancanza e Desiderio di Gioia perduta

Verrò... ma non così, là, al tuo verone,
non durante le folli libazioni
della sera... non lì, a cercàr la Luna,
non qui, nelle ombre tripudianti e vaste
del Tramonto... oh! bellìssimo Tramonto!
non ne' i profondi Misteri del tuo
cuore, non nel suo Sogno, né nel mio,
non in ciò che prosegue al bel Crepùscolo,
non nel fiore dell'alba,
nel favillante lamento de' i grilli,
non nella culla d'un sonno recìproco,
non nel nuovo mattino.
Verrò... ma non quest'oggi, né domani,
non di fronte al mattone del tuo covo,
o per la via, o per la brusca campagna,
non a gridare che Ebe versa a' nuova
aurora, quasi a sbagliàr, la rugiada...
la rugiada melliflua
che il vigòr ti ridà come alle rose...
non nel meriggio.
Verrò... ma so che tu no! no!... non conti
né conterai i miei passi, non darai
un colpo d'occhio al mio sguardo piangente...
non vorrai darmi il pegno d'una pena
più mite.... E io or l'espìo, espìo il mio Fato,
il mio Destino di sì intramontàbili
truci silenzi... l'espìo per te, e taci!...
Taci... e mi chiami colpèvole, e mi urli
l'eternità di uno scempio crudele...
e io l'espìo... e non lo sai.
Verrò... e sarà un bel Sogno disilluso
tripudiàr con le tue braccia al mio collo,
e riversare nei quieti rivèrberi
della Luna bagliori di serena
Notte, e giàmbici baci per il tempo
d'un nòbil canto il cui Destino è scritto,
sogghigna "Non esiste!".... Non esiste
cotanto Sogno.... Non esiste! E taci.
Taci e non sai.
Verrò... ma non adesso, non nell'afa
notturna di quest'Estate di stenti...
non nel tuo sonno, a rapìr, a ghermìrti
il sognàr blando del tuo corpo amato,
e della tua Anima il terreo respiro...
non nell'àttimo in cui so che cammini...
non nel tuo cuore.
Ma è così che ho perduta te, oh Gioia mia!

George Edward Robertson, The Lady of Shallott, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, 1900



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XIV del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

giovedì 26 luglio 2018

Gioia

Muto labbro di Notte, e della Luna
tacente, e silenziosa e tàcita ombra,
silente fiore di latte e d’argento,
e della sera vagabondi Sogni…
erranti ed errabondi e arcani Sogni…
oh, vagabondeggianti ardenti Sogni…
che odo di voi?
La breva, forse, che sìbila lenta,
la piova che s’annunzia onnipotente,
il vento che s’infuria su’ una viòra…
su’ una màmmola…
forse, il rivèrbero amico in su’ le ampie
vie, o in sulle fronde de’ i bei salci,
o sulla fronte mia, sul mio occhio che urla…
che urla sguardi piangenti…
forse, le grida, e i lampi, e i tuoni, i fùlmini,
il Temporale che piega una rosa
a’ i suoi piedi bagnati di piovute ansie….
Perdutamente vostro! Follemente
abbandonato a’ la Furia de’ i vostri
Elementi impazziti… ora mi giacio.
E l’occhio sogna…
sogna Ebe colorita d’alba e Gioia….
Gioia! Gioia! Ridente assillo d’un Pöèta
dal Destino secreto, il qual si desta
dopo Notti di Sogni e Sogni attesi
per morire di te…
per vìver nel tuo cuòr!....
Gioia! Mia chimera, mia ombra riflettente
le Spemi e i Desidèri, e i miei singhiozzi,
potentemente tu, mia cruda assenza,
febbrilmente sognata
nel bàttito d’una foglia che cade…
nell’àttimo d’un lampo che schiarisce
le nubi nere…
Gioia! Spumeggiante tino sì gradèvole
e molle che trabocchi come danza
su chi ti brama, ma non su di me…
oh Gioia! oh Luna!.... Oh Notte!....
La mia trèmula mano stringe a sé
e àgita il falbo fazzoletto e ùmido
del saluto-addio, mentre voi con l’ale
tornate a lampeggiàr nel fosco cielo…
a lampeggiàr nel bieco Temporale.


Ivan Aivazovskij, La Nona Onda, Romanticismo russo-armeno, Prima Metà del XIX Secolo



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XXVI del Mese di Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

martedì 10 luglio 2018

Ombra di un Canto di Rondine

Come canta la ròndine lontana!....
Alla finestra il cinguettìo suo flèbile
m’è pari a un’ombra di Vita e d’Estate…
un’ombra occulta,
e secreta da un Sogno dileguato
co’ i primi argenti dell’alba, e festante e…
e quieta… e dolce… un’ombra di un «Ricòrdati
di vìvere!». Poi tace.
Come ombra d’una canzone notturna!
Come la nenia di un liuto scordato,
èsule da’ i desidèri repressi
d’un Trovatore!
Come ombra che non scorge se medèsma
né l’altre ombre compagne sue, e la mia
che in lei brama confòndersi per poco
nel silenzio assordante
della foresta, donde i cinguettìi
innumerèvoli accrèsconsi ancora
man… man che il giorno s’allùmina e cresce
come fa il Sole estivo!....
Come canta la ròndine lontana!....
E come le risponde l’usignuolo
da’ il ramo del cipresso che mi ostàcola
l’eterna libertà
d’un occhio che desìdera scrutare
l’orizzonte!.... E poi come l’ombra sua
si fa sempre più viva oltre il mio udito
quasi a coprìrmi del suo bel piumaggio
canterino!.... E il suo canto
come risponde a quel mio melancònico
cuore che va in perpetuo a èsser sgraziato
e infelice più d’una solitaria
via or varcata soltanto dalle piume
degli aïroni belli!....
E come canta senza tregua e quiete!
E come intimidisce l’eco ardente
con la sua gioia, che per contrasto, stìmola
le mie làgrime amare…
làgrime sparse per folli tormenti
dell’Ànima, la qual non sa dàr loro
un nome… làgrime oscure e furenti
che danno un ritmo al cinguettàr festoso
di questa rondinella!....
Ombra… ombra! Vorrei fossi mia, ombra amica,
che invano cerchi in me il Sogno e la speme,
ma altro non trovi che perenne angoscia
degli inetti pàlpiti
di me sì disperato e tormentoso
che per le mie campagne vado errando
seduto a una finestra che amo e che odio
nell’àttimo che muore!....
Come canta la ròndine lontana!....
Oh! Come canta!....
E la sua ombra mi adduce a’ i bei ricordi,
ombra di rimembranze e di passioni…
e la sua ombra mi porta addietro, a’ i tempi
dell’incantèvole infanzia perduta,
agli àttimi piccini ove anch’io pìccolo
come loro, ne andavo al censimento
delle ròndini allegre,
di quelle ròndini or di cui ne fa ombra,
e de’ i fangosi nidi fatti e orditi
di terra e di saliva….
E la sua ombra mi sembra ricoprìrmi
per un istante del candòr bëato
del fanciullino trasformàtosi ora
quasi in un cacciatore, o in un viandante
qui dannato a inseguire
mete offuscate da’ i sensi e da’ il Fato,
e altre sìmili e più orrende ombre oscure,
dove a’ i piè d’una pieve la preghiera
mi commuove, e il Destino altrove mi urla,
e mi tradisce a’ il negro
inganno d’una Ragione molesta….
E la sua ombra mi dice che non vivo,
che non rispetto più la bella sua
gioia… la Vita… mi dice che più imbelle
di me tra quelli che pòrtan la barba
non esiste, tra gli uomini…
e, alla fine, pur ella mi tormenta….
Come canta la ròndine lontana!....
Oh! Come canta!....
E sempre è più lontana!

Eduard Manet, Le Rondini, Impressionismo francese, Seconda Metà del Secolo XIX




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì IX Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

mercoledì 4 luglio 2018

Idillio di un Riposo dell'Estate

Lenta riposa l'Estate, riposa
la Tempesta che sento tra le sabbie
d'una spiaggia, riposa la mitezza
del venticello estivo che si stenta
a soffiare, riposa il mio ruggente
cuore di pietra che del Sole urlante
brïosamente si beffa dall'alba,
roseo adamante, al fuoco del Crepùscolo;
riposa la Natura che ora attende
sotto i miei occhi il biondeggiàr delle spighe
d'oro, e le fermentate e dolci posse
dell'uve di montagna che pe' i tini
inclìnano i bei Sogni spumeggianti...
riposa il ruscelletto che mi bagna
i piedi sopra le impronte volanti
degli aïroni che gràcchiano ai rami
de' i càrpini degli stagni, riposa
l'ametìsta degli ìris per le ripe
arse dal giorno, riposa la tifa
che quando ero piccìn con la mia mamma
andavo a cògliere ivi allegramente
chiamàndola la "Rompi-testa"... e dorme,
riposa la stradìna campagnola
che le cascine lambisce e l'Agogna
con i suoi boschi ombreggianti ove ieri
ho scorsa una fuggente volpe e i suoi
denti... riposa la piova di sera
che invano annera le nubi, riposa
il ciliegio spogliato de' i suoi frutti
di rosso sangue... riposa ansimando
il noce delle Streghe e delle Villi
che si prepara al suo trionfante Autunno
quando a mille garèggiano per prèndergli
i suoi legnosi stami, buoni avvolti
in miele di castagno e dianzi a un'Ebe
che sa versare il vinello migliore...
riposa il mio nocciuòlo che rinasce
a stento dopo un anno di penuria,
ripòsan l'ànatra e i suoi bei pulcini
che natanti trascòrrono i meriggi
soleggianti, riposa il mormorìo
delle ròndini in festa e il cinguettàr
de' i pettirossi solitari, e il vacuo
che dal ramo si estende in giù, al torrente,
che il martìn-pescatore ne fia sòlito
usare per lanciarsi in vêr la preda
a divoràrla tutta, ahi vòl crudele!....
ripòsano ricovèrti di fiori
e d'erbe e di ghirlande naturali
quei che sovente io sogno i campi bruti
delle battaglie antiche nell'attesa,
forse, che giunga un nuovo Àttila, un nuovo
Vàndalo a farmi assaggiare i suoi bruschi
vini di Vita nella blasfemìa
d'un inno sacro a Wòtan, nella prece
cristiana e pia a una Madonna di pieve....
Riposa la cappelletta campestre
in sul crocicchio lìbero dal guardo
della pece funesta de' i catrami
arditi, e lì riposa al mio occhio trèmulo
una dipinta Croce con le rose
secche dei vecchi fedeli defunti....
Riposa ovunque l'Eterno, la Vita,
il Cosmo sì selvaggio con le stelle
selvàtiche che si divèrton molto
a nàscere e a morire e poi a iscoppiàr...
fors'anche Iddio dell'Estate si giova
a posare le guance sul cuscino
caldo del Sole, disgustato ancora
da questa schiatta nostra indemoniata...
riposa il Tutto, l'Infinito... il mare.
Ma solo il mio riposo è fatto tale
per cui è interrotto da ansie inavveràbili
che chiamo Sogni... e tai Sogni mi tormèntano:
sono come gli stormi di zanzare
che pungendo una vena che è ferita
danno un po' di sollievo, anche se il sangue
che pòrtano via con sè non c'è più.

Albert Bierstadt, Un Bosco, Hudson-River School, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Mercoledì IV Luglio dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

sabato 23 giugno 2018

Idillio mediterraneo

Il màr è irato, e urla rabbioso, e grida,
invòca la Tempesta che divora
le prue d'in su' gli scogli ove sorge Ilio,
le pietre urlanti di nebbie di fuoco,
di cènere e furòr,
mare crudèl!....
Tirèsia lo diceva; e presagiva
di Nettuno la Furia svergognata...
Tirèsia maledisse... e il Fato eterno
lo decretò.
Il màr è irato,
rabbioso come un lupo,
mare fatàl.
Io... ràpsodo romàntico su' greche
terre ora immaginate e un po' ghermite
con un abbraccio,
cosa ti dico? mia onda... mia ombra, e Vita?....
Odi il Sòl dell'Estate che singhiozza
l'acque bevendo... 
odi il màr, questo màr... queste onde d'una
spiaggia, odi Odìsseo che ritorna a Ítaca,
odi nel meriggio il stormìr de' i gabbiani,
il canto delle ròndini perdute,
l'Ècate che ritarda co' il suo fàscino
di tènebra; odi, o cuòr,
gli inavverati Sogni
che insieme a' la salsèdine garèggiano
per le scogliere d'ogni àvida Notte...
garèggiano bramàndosi,
garèggiano saltando
tra il sale e il fiele di sguardi perduti...
di sguardi quai d'amanti,
di sguardi e di dolòr...
gli sguardi di un'Ondina che dall'acqua
fa mostra solo degli occhi che sussùrrano
i caldi baci
che dall'imberbe pescatòr vorrìa
sopra il suo seno...
ignudo seno
di spoglio cuore.
No! Non bere, mia Vita, questo loto,
loto d'Egitto che l'ignuda donna
ne coglie per drogàr le ciglia sue
e delle danzatrici...
oh... sacre danzatrici
del Nilo dove scòrrono le tombe
dei Re! No! non mangiàr
questo pètalo folle che si piace
a inebrïàr la mente che non pensa,
che non prega...
loto fatàl!....
Loto di Sogni!....
Infatti, il Genio dell'Estate, da Ade
precedente risorto, Dea Prosèrpina
che i mistèrici riti dell'Aprile
ancor presenzia e
fecondò di germogli e nuove nàscite,
è forse il primo Sogno,
la più cara parvenza, la qual qui
or suggerisce
che il Sole più non v'è...
che l'han rapito i voli dell'Arpie...
che non v'è mare,
né steli, né vïole, nè altri fiori...
che è sempre inverno,
che Odìsseo non ritorna a' la sua Patria,
che l'Orco trattïene la fanciulla
impäurita della Primavera...
che Atene e Sparta rovinosi rami
spogli e bruciati di fuoco e di guerra
al vento èrgono ansanti di massacri....
Alle Termòpili or trecento Sogni
pugnàrono... trecento Sogni andàrono
a Morte... negli Inferi...
i Sogni miei!....
La Vita, allora - così io canto all'arpa
a Saffo appartenuta sull'Egèo -
è un ditiràmbo... un epigràmma fùnebre
che canta urlando
su' il tèrmine d'un Sogno che soffiava
liberamente nella Notta, prima
che sovvenisse l'alba con le rosee
dita assassine
d'ogni sognato sguardo, e d'ogni senso,
oltre il quale non v'è nulla, siccome
il mare che oltre i bei lìmiti di Ercole
s'acquieta e muòr.
Odìsseo sa,
Odìsseo ben conosce:
quel loto afrodisìäco d'onìrici
àttimi da Érato avvolti e convulsi e
che ei inghiotte con il pane...
il Sogno! il Sogno!...
non può èssere varcato oltre i confini.
Infatti, per colui che non vuòl Sogni
e per colòr che vògliono avveràrli
ha preparata Iddio òrrida Tempesta....
Un'Anima che non sogna mai è un'Anima
d'Inferno!

Saffo e Faone, Jacques Louis David, Classicismo francese, Epoca napoleonica, Prima Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XXIII del Mese di Giugno dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.