Come
canta la ròndine lontana!....
Alla
finestra il cinguettìo suo flèbile
m’è
pari a un’ombra di Vita e d’Estate…
un’ombra
occulta,
e
secreta da un Sogno dileguato
co’
i primi argenti dell’alba, e festante e…
e
quieta… e dolce… un’ombra di un «Ricòrdati
di
vìvere!». Poi tace.
Come
ombra d’una canzone notturna!
Come
la nenia di un liuto scordato,
èsule
da’ i desidèri repressi
d’un
Trovatore!
Come
ombra che non scorge se medèsma
né
l’altre ombre compagne sue, e la mia
che
in lei brama confòndersi per poco
nel
silenzio assordante
della
foresta, donde i cinguettìi
innumerèvoli
accrèsconsi ancora
man…
man che il giorno s’allùmina e cresce
come
fa il Sole estivo!....
Come
canta la ròndine lontana!....
E
come le risponde l’usignuolo
da’
il ramo del cipresso che mi ostàcola
l’eterna
libertà
d’un
occhio che desìdera scrutare
l’orizzonte!....
E poi come l’ombra sua
si
fa sempre più viva oltre il mio udito
quasi
a coprìrmi del suo bel piumaggio
canterino!....
E il suo canto
come
risponde a quel mio melancònico
cuore
che va in perpetuo a èsser sgraziato
e
infelice più d’una solitaria
via
or varcata soltanto dalle piume
degli
aïroni belli!....
E
come canta senza tregua e quiete!
E
come intimidisce l’eco ardente
con
la sua gioia, che per contrasto, stìmola
le
mie làgrime amare…
làgrime
sparse per folli tormenti
dell’Ànima,
la qual non sa dàr loro
un
nome… làgrime oscure e furenti
che
danno un ritmo al cinguettàr festoso
di
questa rondinella!....
Ombra…
ombra! Vorrei fossi mia, ombra amica,
che
invano cerchi in me il Sogno e la speme,
ma
altro non trovi che perenne angoscia
degli
inetti pàlpiti
di
me sì disperato e tormentoso
che
per le mie campagne vado errando
seduto
a una finestra che amo e che odio
nell’àttimo
che muore!....
Come
canta la ròndine lontana!....
Oh!
Come canta!....
E
la sua ombra mi adduce a’ i bei ricordi,
ombra
di rimembranze e di passioni…
e
la sua ombra mi porta addietro, a’ i tempi
dell’incantèvole
infanzia perduta,
agli
àttimi piccini ove anch’io pìccolo
come
loro, ne andavo al censimento
delle
ròndini allegre,
di
quelle ròndini or di cui ne fa ombra,
e
de’ i fangosi nidi fatti e orditi
di
terra e di saliva….
E
la sua ombra mi sembra ricoprìrmi
per
un istante del candòr bëato
del
fanciullino trasformàtosi ora
quasi
in un cacciatore, o in un viandante
qui
dannato a inseguire
mete
offuscate da’ i sensi e da’ il Fato,
e
altre sìmili e più orrende ombre oscure,
dove
a’ i piè d’una pieve la preghiera
mi
commuove, e il Destino altrove mi urla,
e
mi tradisce a’ il negro
inganno
d’una Ragione molesta….
E
la sua ombra mi dice che non vivo,
che
non rispetto più la bella sua
gioia…
la Vita… mi dice che più imbelle
di
me tra quelli che pòrtan la barba
non
esiste, tra gli uomini…
e,
alla fine, pur ella mi tormenta….
Come
canta la ròndine lontana!....
Oh!
Come canta!....
E
sempre è più lontana!
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Eduard Manet, Le Rondini, Impressionismo francese, Seconda Metà del Secolo XIX |
Massimiliano Zaino di
Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì IX Luglio dell’Anno del Signore
Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.