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martedì 10 luglio 2018

Ombra di un Canto di Rondine

Come canta la ròndine lontana!....
Alla finestra il cinguettìo suo flèbile
m’è pari a un’ombra di Vita e d’Estate…
un’ombra occulta,
e secreta da un Sogno dileguato
co’ i primi argenti dell’alba, e festante e…
e quieta… e dolce… un’ombra di un «Ricòrdati
di vìvere!». Poi tace.
Come ombra d’una canzone notturna!
Come la nenia di un liuto scordato,
èsule da’ i desidèri repressi
d’un Trovatore!
Come ombra che non scorge se medèsma
né l’altre ombre compagne sue, e la mia
che in lei brama confòndersi per poco
nel silenzio assordante
della foresta, donde i cinguettìi
innumerèvoli accrèsconsi ancora
man… man che il giorno s’allùmina e cresce
come fa il Sole estivo!....
Come canta la ròndine lontana!....
E come le risponde l’usignuolo
da’ il ramo del cipresso che mi ostàcola
l’eterna libertà
d’un occhio che desìdera scrutare
l’orizzonte!.... E poi come l’ombra sua
si fa sempre più viva oltre il mio udito
quasi a coprìrmi del suo bel piumaggio
canterino!.... E il suo canto
come risponde a quel mio melancònico
cuore che va in perpetuo a èsser sgraziato
e infelice più d’una solitaria
via or varcata soltanto dalle piume
degli aïroni belli!....
E come canta senza tregua e quiete!
E come intimidisce l’eco ardente
con la sua gioia, che per contrasto, stìmola
le mie làgrime amare…
làgrime sparse per folli tormenti
dell’Ànima, la qual non sa dàr loro
un nome… làgrime oscure e furenti
che danno un ritmo al cinguettàr festoso
di questa rondinella!....
Ombra… ombra! Vorrei fossi mia, ombra amica,
che invano cerchi in me il Sogno e la speme,
ma altro non trovi che perenne angoscia
degli inetti pàlpiti
di me sì disperato e tormentoso
che per le mie campagne vado errando
seduto a una finestra che amo e che odio
nell’àttimo che muore!....
Come canta la ròndine lontana!....
Oh! Come canta!....
E la sua ombra mi adduce a’ i bei ricordi,
ombra di rimembranze e di passioni…
e la sua ombra mi porta addietro, a’ i tempi
dell’incantèvole infanzia perduta,
agli àttimi piccini ove anch’io pìccolo
come loro, ne andavo al censimento
delle ròndini allegre,
di quelle ròndini or di cui ne fa ombra,
e de’ i fangosi nidi fatti e orditi
di terra e di saliva….
E la sua ombra mi sembra ricoprìrmi
per un istante del candòr bëato
del fanciullino trasformàtosi ora
quasi in un cacciatore, o in un viandante
qui dannato a inseguire
mete offuscate da’ i sensi e da’ il Fato,
e altre sìmili e più orrende ombre oscure,
dove a’ i piè d’una pieve la preghiera
mi commuove, e il Destino altrove mi urla,
e mi tradisce a’ il negro
inganno d’una Ragione molesta….
E la sua ombra mi dice che non vivo,
che non rispetto più la bella sua
gioia… la Vita… mi dice che più imbelle
di me tra quelli che pòrtan la barba
non esiste, tra gli uomini…
e, alla fine, pur ella mi tormenta….
Come canta la ròndine lontana!....
Oh! Come canta!....
E sempre è più lontana!

Eduard Manet, Le Rondini, Impressionismo francese, Seconda Metà del Secolo XIX




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì IX Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.